SOCIETÀ

Lo spazio aperto della conoscenza

Lo scorso 17 luglio la Commissione Europea ha emanato due importanti documenti sull'accesso aperto all’informazione scientifica rivolti agli Stati membri. Il primo è la Comunicazione COM(2012) 401 final, “Towards better access to scientific information: Boosting the benefits of public investments in research” - rivolta al Parlamento Europeo, al Consiglio d’Europa, al Comitato economico e sociale europeo[1]  e al Comitato delle Regioni[2] - e definisce gli obiettivi di una policy sull'accesso aperto ai contenuti della ricerca finanziata nel corso del programma quadro Horizon 2020 (Orizzonte 2020). Il secondo è la Raccomandazione 2012/417/UE “sull’accesso all’informazione e sulla sua conservazione” pubblicata in GUCE L 194/39 che fornisce il contesto di applicazione della policy stessa. La Commissione pone l’accesso aperto alle pubblicazioni scientifiche come principio generale di Orizzonte 2020, il programma quadro dell’UE per il finanziamento della ricerca e dell’innovazione per il periodo 2014-2020. L'intenzione è di estendere l'obbligo di deposito per tutte le pubblicazioni scientifiche risultanti da progetti finanziati in Orizzonte 2020 in tutti settori disciplinari[3].

Queste misure integrano un’altra importante Comunicazione della Commissione, anch’essa emanata il 17 luglio 2012, focalizzata sulla realizzazione dello Spazio europeo della ricerca (SER), un mercato unico della ricerca e dell'innovazione in Europa per migliorare la circolazione, la concorrenza e la collaborazione transfrontaliera fra ricercatori, istituti di ricerca e imprese. Il SER comprende tutte le attività, i programmi e le politiche di ricerca e sviluppo europei caratterizzati da una dimensione transnazionale. Lo scopo è fornire l'accesso a uno spazio aperto europeo dedicato alla conoscenza e alle tecnologie in cui le sinergie e le complementarità transnazionali siano pienamente valorizzate. In quest’ottica, gli aspetti relativi all’accesso e alla conservazione delle informazioni scientifiche risultano particolarmente strategici.

È già da qualche anno che l’Unione Europea sta costruendo una politica organica per lo sviluppo dell’accesso aperto alle pubblicazioni scientifiche e, più recentemente, ai dati della ricerca, perseguendo misure per migliorare l’accesso all'informazione scientifica prodotta in Europa. Da almeno un decennio la comunità scientifica chiede l’accesso aperto ai risultati della ricerca finanziata con risorse pubbliche, in particolare le pubblicazioni oggetto di valutazione “inter pares”. L’aumento dei prezzi degli abbonamenti alle riviste ha superato il tasso di inflazione, ponendo problemi di bilancio alle biblioteche – e quindi alle università e centri di ricerca - e rendendo difficile l’accesso ai risultati della ricerca finanziata con risorse pubbliche. L’accesso al contenuto delle riviste scientifiche e le possibilità di riutilizzo dei dati contenuti sono tutt’ora limitati per i ricercatori, le imprese (in particolare le piccole e medie imprese) e il pubblico in generale.

Come è stato ribadito nella Comunicazione COM(2010) 2020 del marzo 2010 “Europa 2020: una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” non solo l’innovazione, ma soprattutto la conoscenza – se aperta - garantisce vantaggio competitivo. Rafforzare le basi di ricerca degli Stati membri, aumentandone la concorrenzialità, consente di collaborare in modo più efficace per affrontare le principali sfide per la società tutta nel suo insieme, quali i cambiamenti climatici, la sicurezza alimentare ed energetica e la salute pubblica. Per affrontare il problema della scarsa crescita strutturale dell’Europa occorre creare condizioni ottimali a favore dell’innovazione da una parte e della condivisione delle conoscenze dall’altra.

Per ciascuna priorità la Comunicazione SER illustra le azioni concrete che gli Stati membri, le organizzazioni delle parti interessate e la Commissione europea adotteranno, lavorando nell'ambito di un partenariato rafforzato. Ecco che i due documenti di cui si parlava all’inizio - la Comunicazione COM(2012) 401 final e la Raccomandazione 2012/417/UE “sull’accesso all’informazione e sulla sua conservazione che si riferiscono sia alle pubblicazioni scientifiche sia i dati della ricerca - vanno proprio in questa direzioneÈ importante notare a corredo è stato redatto un terzo corposo documento di lavoro SWD(2012) 222 final (costituto da 93 pagine) “sulla valutazione dell’impatto”, dove si esaminano le opzioni strategiche per rafforzare l’intervento dell’UE al fine di migliorare l’accesso all’informazione scientifica e la sua conservazione nell’era digitale, ed in particolare si esamina l’impatto di una Raccomandazione della Commissione agli Stati membri su questo tema.

Se il Parlamento Europeo approverà la Comunicazione COM(2012) 401 final, tutti gli articoli prodotti con finanziamenti di Orizzonte 2020, a partire dal 2014, dovranno essere accessibili attraverso le vie dell’Open Access:

  • via d’oro: immediatamente da parte dell’editore che li pubblicherà online; i costi di pubblicazione potranno essere rimborsati dalla Commissione europea;  o
  • via verde: da parte dei ricercatori, al più tardi sei mesi dopo la pubblicazione (12 mesi per gli articoli nel settore delle scienze umane e sociali).

Il 10 settembre il rettore Giuliano Volpe, presidente della Commissione Biblioteche della Crui, ha inviato una lettera indirizzata alla Commissione ITRE che si sta occupando di trasmettere la documentazione al Parlamento Europeo. “Noi che facciamo parte della comunità scientifica accogliamo con favore le linee politiche proposte dalla Commissione in materia di accesso aperto ai risultati della ricerca finanziati dall'Unione.” sottolinea Volpe “Queste politiche significano che la comunità scientifica, il settore della formazione, l'economia e i cittadini in generale beneficeranno della possibilità di vedere e utilizzare i risultati della ricerca, e questo aiuterà a realizzare la società della conoscenza che tutti noi vogliamo in Europa. La difficoltà di accedere ai risultati della ricerca può ritardare il passaggio dal prodotto al mercato di due anni per le piccole imprese e ostacola la ricerca della conoscenza da parte dei professionisti e dei cittadini interessati.”

 

[1] che rappresenta la società civile, i datori di lavoro e i lavoratori

[2] che rappresenta le autorità regionali e locali

[3] L'approvazione del finanziamento di Horizon 2020 sarà discussa dal Parlamenteo europeo a fine novembre.

 

Antonella De Robbio

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