SOCIETÀ

"Emarginati" nel proprio Paese: i giovani e l'Italia

Si sentono emarginati a causa della crisi, esclusi dalla vita economica e sociale del loro Paese. A vivere questo disagio sono i giovani europei tra i 16 e i 30 anni e a parlarne ora è una recente indagine Eurobarometro, commissionata dal Parlamento europeo e condotta tra il 9 e il 25 aprile 2016 su un campione di oltre diecimila ragazzi da 28 Paesi d’Europa. A fronte di questa diffusa insoddisfazione non corrisponde però la volontà di “fuggire” e trasferirsi all’estero per migliore le proprie condizioni di vita. I giovani non si spostano volentieri, anzi, la maggior parte sceglie di restare nel proprio Paese, nonostante tutto. Viene da chiedersi se sia una scelta motivata dal coraggio e dalla convinzione di poter cambiare le cose in casa propria o, al contrario, se alla base ci siano pigrizia, adattamento o paura dell’ignoto. Con buona probabilità, poi, in Italia, a pesare potrebbe essere anche il forte attaccamento alla famiglia. Che non si vorrebbe mai lasciare.

Il 57% dei giovani europei si sente emarginato e questo senso di esclusione tocca la maggioranza assoluta degli intervistati in venti Paesi, soprattutto in quelli maggiormente colpiti dalla crisi. La percentuale è molto alta in Grecia (93%), ma anche in Portogallo (86%), Cipro (81%), Spagna (79%) e in Italia, dove a sentirsi escluso è ben il 78% dei giovani. Aria più fresca si respira in Germania (27%), a Malta (28%) e in Danimarca (31%), dove i ragazzi si sentono maggiormente integrati e soddisfatti. Ma solo il 15% dei giovani europei si sente costretto a lasciare il proprio Paese (con percentuali nazionali che variano) per cercare nuove opportunità, il 12% ha già lavorato o sta lavorando all’estero, mentre solo il 32% degli intervistati ha espresso il desiderio di spostarsi, magari in futuro. Hanno poca voglia di muoversi e lasciare il Paese d’origine per studiare o trovare lavoro, ma pensano che sia comunque molto importante conoscere il funzionamento dell’Unione Europea (90%), con un 51% che si dice interessato al voto alle elezioni europee, in quanto strumento per una partecipazione attiva. Tuttavia, il 76% degli intervistati non ha mai sentito parlare di Garanzia Giovani (Youth Guarantee), iniziativa lanciata nel 2010 dal Parlamento europeo per contrastare la disoccupazione giovanile. Inefficace comunicazione dei promotori o scarso interesse da parte dei destinatari?

Dall’indagine emergono, poi, altre due questioni interessanti: la prima riguarda l’istruzione e riporta un segno positivo a livello europeo, con nette differenze da Paese a Paese. Gli intervistati hanno risposto alla domanda: nel tuo Stato il sistema scolastico e universitario offre strumenti adeguati e una preparazione in grado di poter affrontare il mondo del lavoro? Il 59% dei giovani europei si è detto soddisfatto della preparazione scolastica ricevuta. Con picchi di entusiasmo in Svezia e a Malta (81%), ma anche in Irlanda, Olanda e Danimarca. Gli studenti greci occupano, invece, l’ultimo posto della classifica - solo il 25% si è dichiarato soddisfatto - e così gli italiani con un 53% di giovani scontenti del sistema scolastico. 

Infine, non potevano mancare alcune considerazioni relative a internet e social network. Il 46% dei giovani europei ritiene i social fondamentali per la democrazia, “perché permettono di prendere parte al dibattito pubblico”. I ragazzi svedesi ne sono convinti (71%), ma anche i giovani di Finlandia (68%), Repubblica Ceca e Italia (63%) la pensano così. Solo per il 27% degli intervistati i social network rappresentano un rischio per la società e la democrazia (in particolare, per il 47% dei francesi), a causa della circolazione (incontrollata) di informazioni personali.

F.Boc.

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