UNIVERSITÀ E SCUOLA

Investire sullo spazio per tornare a crescere

La ricerca e l’esplorazione spaziale non sono più il futuro: sono il presente, sia dal punto di vista scientifico che da quello economico. È netto Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, al Bo per un lectio magistralis sul tema L’ASI, la Ricerca di base e la Ricerca applicata: tematiche e possibili sinergie.

Già adesso in Italia la cosiddetta Space Economy impiega 6.000 addetti, per un fatturato annuo di circa 1,7 miliardi di euro: “Sono ancora numeri piccoli, appena un ventesimo del settore aeronautico, ma con grandi prospettive di crescita”, spiega Battiston. Perché, secondo lo scienziato e dirigente trentino, “è sullo spazio che sta pulsando il cuore del mondo”.

I segnali, e anche qualcosa di più, non mancano: dai satelliti allo Space Tourism, si moltiplicano i casi di imprese private che operano nel settore spaziale. E anche l’Italia fa la sua parte: è di poche settimane fa l’arrivo in Piazza Affari della prima società di lanciatori spaziali quotata in borsa nel mondo. Spesso infatti dello spazio si ignorano le ricadute economiche: “Quello dell’esplorazione spaziale è uno dei pochi ambiti scientifici e tecnologici in cui l’Italia è rimasta all’avanguardia – continua Battiston – grazie anche alle tante piccole e medie aziende specializzate con cui collaboriamo”. Una gran parte dei fondi dell’ASI, che nel 2017 supereranno gli 989,5 milioni di euro, è infatti destinata ad imprese private.

Da sempre il settore rappresenta uno straordinario volano per scienza ed economia: “Lo spazio è l’ambito di una ricerca interdisciplinare, che va dall’ingegneria alla fisica passando per il diritto, dove gli ostacoli sono una continua sorgente di ispirazione e di motivazione a superare i limiti – afferma Battiston –. Le esplorazioni lunari ad esempio hanno promosso lo sviluppo dei computer e dei pannelli solari, di isolanti e di tessuti innovati, ma anche delle gomme da masticare al fluoro. C’è chi dice che proprio il programma spaziale sia alla base della leadership scientifica e tecnologica statunitense”.

Proprio nell’ottica di usare lo spazio come volano per sviluppare la ricerca e l’economia rientra la conclusione tra ASI e università di Padova di un nuovo accordo quadro in grado di promuovere una collaborazione sempre più stretta tra le due istituzioni. L’ateneo padovano entra così nel ristretto novero degli enti di ricerca che hanno un canale privilegiato con l’agenzia spaziale nazionale: “l’università di Padova ha una tradizione eccellente nei vari campi dell’astrofisica e dell’astronomia, della ricerca fisica e di quella ingegneristica e tecnologica finalizzata alla realizzazione degli strumenti che vengono messi a bordo dei satelliti. Un settore con una grande capacità di ricerca consolidata negli anni con cui ci interessa collaborare”. Il riferimento è in particolare al Centro di Ateneo di Studi e Attività Spaziali "Giuseppe Colombo" - CISAS, la struttura dell’università di Padova che dal 1991 è all’avanguardia nel settore spaziale.

Il nuovo accordo dovrebbe implementare anche il trasferimento di tecnologie: “Uno dei temi è come trasformare e trasportare parte delle potenzialità legate all’università e alla ricerca verso il settore delle applicazioni e dell’economia – spiega Battiston al Bo –. Mi auguro che questo accordo possa anche stimolare attività di ricerca applicata che possano portare a risultati di carattere economico”. Questo perché “lo spazio sta entrando in un contesto in cui i servizi per la società diventano sempre più importanti: per poter ad esempio navigare all’interno delle città con i sistemi di geolocalizzazione, ma anche per osservare la Terra e per monitorare i cambiamenti climatici e i comportamenti sociali nei vari Paesi, in un’ottica di miglioramento del rapporto tra l’umanità e il pianeta”. Ci sono poi una miriade di altri servizi che in futuro sarà sempre più facile implementare grazie a satelliti e a tecnologie di lancio dai costi sempre più efficienti e dai costi competitivi.

Resta il problema dei finanziamenti privati, tipico del nostro Paese: non mancano in Italia le idee né la formazione di qualità, ma imprese e privati continuano a investire davvero troppo poco. Per questo l’ASI negli ultimi anni sta studiando enti e percorsi per coinvolgere sempre più i progetti privati, come la nuova Fondazione Amaldi.

L’Accordo prevede la collaborazione su diverse tematiche: dai programmi di esplorazione scientifica ai sistemi di propulsione di navigazione e di telecomunicazione, dalle strutture e materiali per sistemi spaziali e strumentazione a bordo alle attività di ricerca in campo biomedico, del metabolismo e degli effetti indotti dall’ambiente spaziale sull’uomo, fino alla telemedicina e agli studi di progettazione di nuove missioni e sistemi spaziali. “Si tratta di un accordo importante perché testimonia una grande tradizione scientifica nel campo spaziale dell’università di Padova – commenta il rettore dell’università di Padova Rosario Rizzuto – e soprattutto la voglia di collaborare sempre di più tra le due istituzioni, partendo dai settori di eccellenza ma allargandosi a tutti gli ambiti del sapere”.

Daniele Mont D’Arpizio

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