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Bufale di Ferragosto, ecco gli errori sulla classifica di Shanghai

Institutions within the same rank range are listed alphabetically”: i curatori della classifica ARWU lo scrivono sia nella pagina della classifica globale che in quelle delle classifiche nazionali. Eppure, c’è sempre qualcuno che si distrae e scambia l’ordine alfabetico per una classifica di merito. Quest’anno, tocca a Repubblica che annuncia “La Sapienza miglior ateneo italiano …  secondo posto per Padova, terzo per il Politecnico di Milano”. In realtà, se si ricostruiscono i punteggi, Padova è prima, Sapienza seconda e il Politecnico solo settimo. Infatti, nella coppia di testa, ad avere il punteggio migliore è Padova. E, nel secondo blocco di cinque atenei, il Politecnico, è primo nell’ordine alfabetico, ma ultimo come punteggio. Corrado Zunino tenta anche un confronto con gli anni passati: “Il ranking universitario di Shanghai ribadisce che anche nel 2016 la Sapienza di Roma è la più stimabile tra le università italiane. È il secondo anno consecutivo, ma nel 2014 Sapienza era soltanto quinta”. È vero: se si confronta frettolosamente la classifica 2014 con quella del 2015 si vede che la Sapienza di Roma balza dalla quinta alla prima riga. Come mai? La denominazione dell’ateneo Romano, che nel 2014 era “University of Roma – La Sapienza”, l’anno dopo diventa “Sapienza University of Rome”. Dato che la “S” viene prima della “U”, ecco spiegata la ragione del balzo. Che era solo apparente: sia nel 2014 che nel 2015 era l’ateneo romano ad aver il punteggio più alto di tutti. Anche la “La forte ascesa del Politecnico di Milano, solo settimo nel 2014, sesto nel 2015 e ora in terza posizione” è frutto dell’ordine alfabetico. Il Politecnico era ottavo nel 2014, settimo nel 2015, sesto nel 2016 e di nuovo settimo nel 2017. Nessuna “forte ascesa”, insomma, ma solo un forte colpo di sole.

Anche se ARWU non pubblica i punteggi globali degli atenei dalla 100-esima posizione in giù, basta un po’ di pazienza per ricostruirli a partire dagli indicatori parziali. Nel 2014 la Sapienza di Roma era la prima delle italiane, nonostante la “lunga e conflittuale gestione Frati” ricordata da Zunino. Non che questo fosse un gran merito. Come scrive Wikipedia, “the metrics used are not independent of university size” e nella classifica ARWU, Roma Sapienza gode del vantaggio di essere la più grande università italiana.

Il calcolo dei punteggi permette anche di verificare che la “forte ascesa” del Politecnico di Milano è a sua volta un miraggio. Il Politecnico era ottavo nel 2014, settimo nel 2015, sesto nel 2016 e di nuovo settimo nel 2017.

Tutto questo ci insegna due cose:

1  le classifiche più che alla scienza assomigliano agli oroscopi;

2  se sei primo in classifica ma in fondo nell’ordine alfabetico ti conviene cambiare nome piuttosto che confidare nell’attenzione dei giornalisti.

A questo proposito, ci permettiamo anche di dare un consiglio (l’idea non è nostra ma di Marco Bella, che l’aveva proposta già nel 2014, quando diversi organi di stampa avevano indebitamente celebrato il trionfo di Bologna, costringendo l’ateneo romano a mettere i puntini sulle “i”) ai colleghi romani: la prossima volta che cambiate il nome dell’ateneo, chiamatelo ‘a Sapienza University’, come se il “la” iniziale fosse pronunciato alla romanesca, facendo cadere la “L”. Con i tempi (e i giornali) che corrono, per primeggiare nelle classifiche conviene avere un nome che inizia con la “A”.

Sperando di aiutare a prevenire il ripetersi di incresciosi infortuni giornalistici, pubblichiamo le tabelle con i punteggi e le posizioni in classifica nazionale degli atenei italiani nelle classifiche ARWU dal 2014 al 2017. Non che abbiano un grande significato, ma solo per mettere un freno all’invenzione di ascese e primati fantasiosi.

Articolo originale tratto da Roars.it

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