SOCIETÀ

Corsi di cucina e giochi d'acqua: le nuove scuole secondo il Miur

"Un territorio interno ibrido, un misto tra uno studio di design e un laboratorio artigianale, tra una bottega rinascimentale e un aeroporto". Linguaggio promozionale da resort di lusso a Malindi? Niente di così prevedibile: la frase è tratta dalle nuovissime linee guida per l'edilizia scolastica del ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, che a distanza di quasi quarant'anni (l'ultima edizione era del 1975) ha finalmente rinnovato il documento che riassume come, a parere del Miur, debbano essere costruite le scuole italiane.

Pubblicate negli ultimi giorni del governo Monti, le sedici pagine delle linee guida sono quanto di più distante ci sia da un agglomerato di gelide disposizioni amministrative; al contrario, l'estro che le caratterizza fa pensare, piuttosto, a un testo ideato da un pool creativo concentrato, più che sulla situazione di oggi, sulle prospettive di dopodomani. Nel frattempo, mentre gli immobili scolastici esistenti sono in pessime condizioni (vedi box), lo stesso ministero ha stanziato un fondo di 38 milioni per nuovi edifici. Risultato? Hanno fatto domanda 435 enti locali, per un totale di 1,6 miliardi di euro di finanziamenti richiesti. Ma il Miur guarda avanti, e sottoscrive anche un protocollo d'intesa con il museo Maxxi di Roma per un "programma pilota per scuole tipo" legato a un concorso per giovani progettisti.

Tornando alle linee guida, il principio base è quello di uno spazio "flessibile e polifunzionale", composto da una pluralità di ambienti in grado di adattarsi a esigenze sempre diverse, che abbandoni per sempre il modello di edificio tradizionale (spazi "subordinati alla centralità dell'aula" definiti dal documento edifici "anestetizzanti" e, se non bastasse, "non luoghi").

Ma è nel dettaglio dei singoli vani che i redattori del documento dimostrano competenza e, soprattutto, immaginazione. La mensa interna (raccomandata rispetto al servizio in outsourcing) deve prevedere "l'organizzazione per i genitori di corsi di cucina destinata all'infanzia", diventando così un "laboratorio/atelier sul cibo, con grandi potenzialità di contenuti e di aggregazione sociale". Anche le aree per i docenti prevedono standard di un certo livello: accanto a luoghi per riunione, ricerca, zone di studio e biblioteca, gli insegnanti disporranno di "spazi per il relax" con eventuale "piccolo servizio di caffeteria" (la grafia ibrida anglo-italiana è forse stata scelta per non peccare di provincialismo) e "cucinetta". Quanto al personale ausiliario, il documento si limita a più modeste prescrizioni sugli spogliatoi, che devono essere dotati di "armadietti individuali separati in due parti con reparto pulito e reparto sporco ".

Di particolare interesse la parte sui servizi igienici destinati agli scolari: si tratta di "spazi di gioco e relazione, in cui si svolgono attività fisiologiche e di igiene ma anche sperimentazioni con l'acqua, si parla, si gioca"; ci saranno infatti "lavabi e vasche per giochi d'acqua, per esperimenti, travasi, galleggiamenti, ecc." (sull'eccetera è lecito sbizzarrirsi). Dopo i giochi d'acqua, i ragazzi potranno "ripassare e rilassarsi" in "luoghi senza muri ma con una precisa qualità acustica e luminosa" conseguita attraverso "pannelli fonoassorbenti, luci, schermi, vetri, arredi, macro-arredi (?), divisori".

Per i materiali da costruzione il documento, responsabilmente, non manca di segnalare che "non devono rilasciare sostanze tossiche", ma soprattutto "devono essere belli" (mancano ulteriori dettagli: un atto di fede verso il senso estetico dei presidi?). Sulla sicurezza, le linee guida non dimenticano nulla: "per i parapetti, si consiglia di mantenere una altezza superiore a quella minima di legge". Va inoltre prestata "particolare attenzione ad escludere quei materiali, in genere isolanti, che bruciando producono fumi tossici". L'ultimo capitolo è per gli arredi, "interfaccia di uso tra l'utente e lo spazio". Dove, per "spazio", si intende forse quello interstellare.

Martino Periti

Asilo Sant'Elia di Como, su progetto dell'architetto Giuseppe Terragni (1937). Foto: Trevor Patt

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