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Open Access come ‘quinta libertà’ nei progetti di ricerca e innovazione

Il 19 marzo scorso, in occasione della giornata “Horizon 2020 Italy”, da molti seguita anche in streaming, è stato presentato Horizon 2020 Italy. Hit2020 ricerca & innovazione, il documento sul sistema della ricerca italiano in Europa redatto dal Miur.

Si tratta di una base di programmazione settennale che il nostro paese adotta per primo in Europa: “Un metodo che vuole combattere la crisi economica puntando su ricerca e innovazione, e che ha come scopo quello di ridurre la frammentazione e la duplicazione di cui soffre il sistema Europa”, queste le parole con cui Fulvio Esposito, consigliere del ministro e responsabile scientifico del progetto, ha introdotto al pubblico il documento con cui si intende rilanciare la ricerca italiana, alla presenza delle autorità italiane ed europee.

Risultato della consultazione pubblica condotta dal Miur dall'11 ottobre al 16 novembre 2012 sull’apposito spazio web messo a disposizione di cittadini e istituzioni, il documento delinea il contributo italiano a sostegno di progetti europei in ambito Horizon 2020, per favorire l'incontro tra la domanda di ricerca e innovazione espressa dai cittadini e l'offerta da parte di università e imprese.

L’elaborazione del documento ha rappresentato un metodo nuovo per definire priorità nazionali e territoriali, per coinvolgere gli attori della ricerca e dell’innovazione e per valutare idee e progetti. Sono stati oltre 6.000 i cittadini e le organizzazioni che hanno risposto alla chiamata contribuendo con le proprie proposte in una sorta di ideario, sul quale descrivere la propria proposta votando quelle altrui. La piattaforma IdeaScale (già usata durante la campagna di Obama) ha raccolto 148 idee progettuali rendendo possibile l’elaborazione condivisa del testo e la selezione delle proposte maggiormente rappresentative. Tra queste, la proposta dell’Associazione Italiana biblioteche, che chiede di intervenire su accesso aperto, valutazione della ricerca, educazione/formazione all'utenza, sia risultata fra le prime cinque più votate.

Sono d’altronde numerosi i punti del documento in cui l’Open access è chiamato in causa. Nel testo si dice infatti che “L’accesso aperto, gratuito, senza restrizioni e in formato interoperabile a dati e informazioni frutto delle attività finanziate esclusivamente con fondi pubblici è essenziale per rinforzare la relazione tra scienza e società, rinsaldare la fiducia collettiva nella ricerca e massimizzare anche in termini di consenso il ritorno dell’investimento pubblico in ricerca.”

Ma non solo: nelle pagine successive, il documento fa propria la definizione della libera circolazione di ricercatori, idee e dati della ricerca come “quinta libertà” necessaria alla scienza e alla società contemporanee: “Nell’ambito di Hit2020 saranno definite misure specifiche per conseguire un adeguato bilanciamento tra l’ottimale divulgazione della conoscenza e un livello sufficiente di incentivi all’innovazione. Non è possibile rinviare oltre una risposta soddisfacente alla richiesta della ‘quinta libertà’ - libertà cioè di libera circolazione dei ricercatori e delle idee innovative - che con forza proviene dalla società civile europea”. Fra i motivi di questa scelta, la consapevolezza da parte della comunità scientifica dei mutamenti provocati dalla diffusione del webnei modelli di disseminazione della conoscenza scientifica, e la necessità di garantirne l’adeguata fruizione da parte della società e del sistema stesso della ricerca.

Diversi indicatori mostrano oggi che è l'intero sistema europeo ad incontrare crescenti difficoltà nella competizione globale, forse proprio per la sua perdurante incapacità di essere sistema, di fare davvero rete e superare la tradizionale frammentazione per singole comunità nazionali. Sia per pubblicazioni scientifiche che per numero di brevetti, l'Europa mostra un trend negativo rispetto a Stati Uniti, Giappone e Corea. Per superare questa situazione, l’adozione generalizzata di modalità di accesso aperto può dare un contributo sostanziale: “Se pochi dubbi sussistono circa l’esigenza di un accesso aperto alle pubblicazioni, ci si rende d’altra parte ben conto della necessità di un approccio ‘laico’ nei confronti di certe componenti dei risultati della ricerca”.

È interessante sottolineare come sul portale Research Italy del Miur vi sia una pagina in cui si parla di Oa comprendendo anche gli open data, “questa modalità di pubblicazione dei risultati scientifici ormai molto diffusa e utilizzata, […] fortemente sostenuta dall’Unione europea (Ue)”. Per raggiungere l’obiettivo, si legge nel documento, le pubblicazioni finanziate dai fondi di Hit2020 saranno rese accessibili secondo una delle due modalità previste dalla Raccomandazione europea:

  • immediatamente, da parte dell’editore che li pubblicherà online (“via aurea”), con la possibilità di indicare i costi di pubblicazione tra quelli eleggibili per il finanziamento della ricerca;
  • al più tardi entro 6 mesi (12 per gli articoli nell’area delle scienze sociali ed umane) dalla pubblicazione (“via verde”), anche tramite l’auto-archiviazione da parte dei ricercatori stessi.

Nel documento si prefigura quindi la realizzazione di una piattaforma di servizi informativi “smart” per la ricerca, che permetta deposito, archiviazione e ricerca integrale (full text) dei contenuti, per facilitare l’individuazione e l’accesso ai risultati dei progetti di ricerca finanziati da fondi pubblici.Fondamentale per questo l’adozione di standard e formati interoperabili per la circolazione della produzione scientifica, così come la costituzione di data centers, repositories ufficiali e relativi applicativi a disposizione della comunità scientifica, delle imprese e del pubblico.

Si tratta di scelte importanti, e per nulla scontate. Possiamo ritenere che questo sia anche il risultato del lavoro fatto dalla comunità Oa in Italia in questi anni, oltre che del ruolo determinante svolto dalla Commissione europea nello spingere in questa direzione i paesi membri con i suoi progetti: Progetto pilota Oa, OpenAire e OpenAirePlus e oggi Horizon 2020, cui possiamo aggiungere il contributo dei commenti fatti tramite IdeaScale su Horizon 2020 Italy. E, ultimo ma non meno importante, anche dalle attività svolte dal National task force del progetto MedOAnet con il ministero.

Antonella De Robbio

 

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