UNIVERSITÀ E SCUOLA

Un diamante è per sempre. Anche per studiare la Terra

Studiare le sostanze intrappolate all’interno dei diamanti, come minerali o fluidi di varia natura, per comprendere la struttura profonda della Terra. Nel 2012 la proposta frutta a Fabrizio Nestola, docente di Geoscienze all’università di Padova, un finanziamento di quasi un milione e mezzo di euro dal Consiglio europeo della ricerca per dedicarsi al progetto Indimedea - Inclusions in Diamonds: Messengers from the Deep earth. A distanza di qualche anno la Commissione Europea decide di finanziare con altri 169.000 euro, questa volta nell’ambito delle azioni Marie Skłodowska Curie, un altro progetto sullo stesso argomento presentato questa volta da Martha Pamato, Sulphide INclusions in DIAmonds: A Window into The Earth’s Interior Through Time (Sindia). Gli studi, che si concentreranno in particolari sui solfuri contenuti nei diamanti e saranno condotti sempre all’università di Padova nel laboratorio di Nestola, inizieranno nei primi mesi del 2019 e si protrarranno per due anni.

I diamanti che contengono inclusioni minerali sono strumenti ineguagliabili per indagare la storia chimica e l'evoluzione del mantello terrestre che altrimenti sarebbe inaccessibile. Tra le inclusioni minerali, i solfuri sono i più abbondanti. “I diamanti – spiega Martha Pamato – cristallizzano nel mantello e attraverso eruzioni esplosive, vengono portati in superficie. All’interno contengono i solfuri che si sono formati contemporaneamente o forse anche prima del diamante”. Per questa ragione le inclusioni di solfuro sono uno strumento importante per datare la formazione del diamante e sono i migliori candidati per studiare la composizione e l’evoluzione del mantello, i processi fisici e chimici del mantello avvenuti durante la formazione dei diamanti.  

La natura di queste inclusioni, tuttavia, non è ancora del tutto chiara e qui si inserisce il progetto proposto da Martha Pamato. Per la prima volta, sarà condotta una completa caratterizzazione non distruttiva delle inclusioni di solfuri nei diamanti attraverso esperimenti di omogeneizzazione abbinati ad analisi isotopiche per investigare la loro formazione e l'evoluzione della struttura interna della Terra nel tempo. “Eseguirò uno studio dettagliato con raggi X, spettroscopia e tomografia. A Padova lavorerò nel laboratorio di Fabrizio Nestola, che da tempo studia le inclusioni nei diamanti, ma andrò anche per brevi periodi in Canada, alla University of Alberta dove lavorerò alla datazione dei diamanti con renio osmio con Graham Pearson, e all’università degli studi di Milano. Qui collaborerò con Simone Tumiati per cercare di omogeneizzare i solfuri ad alta temperatura all’interno del diamante”.

Martha inizierà a lavorare al suo progetto nei primi mesi del 2019. Tornerà in Italia dopo 10 anni di formazione e ricerca all’estero. Nasce in Venezuela da genitori italiani, si diploma e si laurea in Italia. Nel 2008 una triennale in Geoscienze con Nestola. “Una settimana dopo essermi laureata ero già in Germania”. Qui, all’Universität Bayreuth, ottiene la laurea magistrale e il dottorato in Geoscienze sperimentali. Nel 2014 lavora come post-doc alla University of Illinois Urbana-Champaign negli Stati Uniti. Dal 2015 fa ricerca al University College London nel Regno Unito.

Perché tornare a Padova? “Ho iniziato i miei studi qui e, dopo aver trascorso tanto tempo all’estero, volevo tornare in Italia dove abita la mia famiglia. Ma non solo. Ritengo che Padova sia un ateneo eccezionale, dove ho ricevuto un’ottima formazione. Lo posso affermare con cognizione di causa, dato che ho frequentato le università degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e della Germania. La preparazione che riceviamo in Italia è ottima”. E continua: “Il dipartimento di Geoscienze è uno dei migliori e il laboratorio di Fabrizio Nestola è l’unico al mondo a offrire tecniche come i difrattometri a raggi X e l’esperienza determinanti per misurare le inclusioni nei diamanti e quindi fondamentali per il successo del mio progetto”.

Martha torna con un bagaglio culturale ampio, acquisito durante il periodo di formazione e ricerca all’estero. “Durante questi anni ho imparato a lavorare in gruppo, con persone che avevano una cultura diversa dalla mia, non solo dal punto di vista scientifico ma anche personale, e ho stabilito una rete di contatti con molti scienziati in tutto il mondo. Spero di poter trasferire questa mia esperienza qui in Italia, a Padova, soprattutto agli studenti se avrò modo di fare anche didattica”.    

Monica Panetto

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