SOCIETÀ

Il museo dove sporcarsi le mani

La famiglia Antiga, proprietaria di Grafiche Antiga, azienda specializzata nella stampa, ha fondato la Tipoteca per valorizzare la cultura italiana della tipografia conservando gli strumenti, le tecniche, le testimonianze di quest'arte. I numeri della collezione sono importanti: 80 macchine di stampa, 1.000 diversi caratteri in piombo e oltre 2.000 in legno, più di 1.500 matrici e una delle più vaste collezioni di spartiti musicali al mondo. La visita è una scoperta continua: la rassegna delle diverse tecniche di stampa, dai primi torchi passando per le presse fino ad arrivare alle ultime e più moderne macchine linotype, mette in luce tutta la creatività che i tipografi italiani hanno saputo sviluppare nel tempo. 

Davanti al visitatore scorre una storia di grandi artigiani che hanno inventato nuovi caratteri tipografici e nuove modalità di composizione in pagina, come Francesco Pastonchi oppure Francesco Simoncini, che hanno realizzato per Mondadori ed Einaudi font utilizzati ancora oggi. Consultare la lista di caratteri presenti nei nostri word processor farà tutto un altro effetto, dopo aver conosciuto coi propri occhi questo patrimonio: al posto di un banale elenco di stili diversi possibili vedremo la passione ed il genio dei tanti tipografi che hanno contribuito ad arricchire la qualità visiva dei nostri testi. 

Nonostante la straordinaria collezione, l’aspetto più interessante del museo creato dalle grafiche Antiga è un altro. La Tipoteca italiana è un museo nel quale ci si può “sporcare le mani”. Tutte le macchine e i caratteri tipografici conservati non sono lì a prendere polvere ma sono funzionanti. Su richiesta è possibile utilizzarli per comporre una prima pagina di giornale con la linotype oppure stampare dei manifesti con caratteri tipografici unici nel loro genere. Questa caratteristica ha trasformato la Tipoteca in un luogo di culto per artisti e appassionati di tipografia di tutto il mondo, che si danno appuntamento a Cornuda per realizzare progetti editoriali innovativi e per stampare in tiratura limitate oggetti da collezione. Oltre ad artisti e professionisti della stampa e della grafica, anche chi è alle prime armi trova un’offerta adeguata nel ricco programma di laboratori organizzati dalla Tipoteca che sotto la guida di esperti aiuta i visitatori a scoprire i segreti dell’arte tipografica spaziando fino alla legatoria e alla calligrafia. 

Dall’esperienza della Tipoteca possiamo trarre molte indicazioni utili. La prima riguarda la forte relazione tra la produzione manifatturiera e la cultura. Il museo mette in evidenza quanto la storia di un’industria come quella tipografica sia legata alla creatività di artigiani e artisti che hanno prestato la loro opera per accrescere la qualità di prodotti seriali, e assieme quanto la creatività sia legata alla sapienza e all'inventiva della tecnica. Grazie al loro lavoro il rispetto di criteri di economicità e di efficacia produttiva richiesti dall’industria è stato coniugato con la ricerca estetica. Questo legame non riguarda solo la tipografia ma è un tratto trasversale a buona parte del made in Italy (design, moda) nel tempo, fino ad oggi. 

Una seconda indicazione riguarda le potenzialità di nuovi modelli di fruizione dei beni culturali. Il coinvolgimento diretto cambia la comune prospettiva con la quale si visitano luoghi di questo tipo. Al posto di assistere passivamente, i visitatori hanno la possibilità di sperimentare in prima persona le tecnologie di stampa e di realizzare qualcosa di originale da portarsi a casa, non un semplice souvenir. Solo "facendo con le proprie mani" si comprende fino in fondo la complessità di una determinata attività artistica, e qui è possibile. 

Infine, l’innovazione. Proprio la possibilità di usare i beni conservati nel museo contribuisce a ispirare l’elaborazione di nuovi stili: non è un caso, ad esempio, che Ben Berry, grafico americano e fondatore del laboratorio analogico di Facebook, sia un noto fruitore della Tipoteca.

Sono tutte indicazioni che ci consentono di guardare alla valorizzazione del nostro patrimonio culturale da una prospettiva meno tradizionale. 

Marco Bettiol

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