CULTURA

Atelier d'artista: Franz Chi

"Ho iniziato realizzando semplici assemblaggi che, lentamente, hanno assunto sembianze semi-umane". Franz Chi, protagonista dell'undicesimo episodio della serie dedicata agli atelier, è un artista crossmediale, sperimentatore visionario dal gusto cyberpunk. "A volte lavoro quasi come un robot, il che potrebbe sembrare un paradosso considerando che l'universo post-umano è quello che critico attraverso la mia arte. Penso che ognuno di noi viva dei momenti di cortocircuito: per quanto mi riguarda è proprio questo cortocircuito a permettermi di realizzare le mie opere. Uso molti materiali diversi, anche quelli non nati per un determinato utilizzo, e amo stravolgere il senso delle cose". 

"Sono affascinato dai meccanismi, quando ne trovo uno, cerco di capire subito come è fatto: lo smonto, provo ad aggiustarlo e in qualche modo ne cambio il senso integrando, poi, la terracotta, la rete metallica e altri materiali naturali perché, lo dico sempre, nel caso questi lavori non piacciano a nessuno potranno essere riciclati. Non uso la saldatrice, le mie opere sono tutte smontabili perché sono solo assemblate, questo significa che devo trovare il giusto modo per coniugare un pezzo con l'altro".

Servizio di Francesca Boccaletto e Massimo Pistore

Sono affascinato dai meccanismi, quando ne trovo uno, cerco di capire subito come è fatto: lo smonto, provo ad aggiustarlo e in qualche modo ne cambio il senso Franz Chi

"Cerco di rappresentare la mia visione del mondo: un futuro in cui gli umani non sono più così umani [...] Sono un appassionato di fantascienza, per questo le parti in semi-movimento mi affascinano, ma i miei lavori sono statici, sembrano bloccati nel tempo, sono pezzi che non funzionano più". Per Franz Chi l'opera può partire da un'idea, che poi viene sviluppata, oppure può nascere al contrario: "A volte è il meccanismo stesso a chiamarmi: posso partire da quello e costruirci attorno tutto il lavoro [...] anche senza avere un progetto, solo per godere dell'azione, per il semplice gusto di fare". 

"Le mie sculture sono visioni di un futuro passato, per riprendere il titolo di una mia mostra. Da un lato richiamano la scultura classica, dall'altro un ipotetico futuro fantascientifico. Rivisito elementi classici, stravolgendoli", spiega e, sorridendo, aggiunge: "Li vedrei bene nell'Acropoli di Atene o al Colosseo". Dopo anni di esperienza, ricerca e sperimentazione continua, "sono arrivato a eliminare l'eccesso, a togliere il più possibile", perché è fondamentale lavorare per sottrazione, raggiungere il cuore della creazione, "forse la cosa più difficile del mondo". 

"Uno dei miei artisti di riferimento è Mitoraj, mi affascina moltissimo [...] La scultura mi piace perché è sforzo fisico, sudore e sangue, credo sia una caratteristica che accomuna tutti gli scultori. Io me ne rendo conto soprattutto quando ho a che fare con reti metalliche e parti meccaniche: mi si strappa letteralmente la pelle. C'è una tensione fisica, un legame con la materia".

Le mie sculture sono visioni di un futuro passato Franz Chi

"Il lavoro quotidiano è un allenamento. Sono metodico, ordinato, forse maniacale, divido tutti i materiali sistemandoli in contenitori: se non lo facessi diventerei matto a cercare i pezzi, non riuscirei più a lavorare". L'atelier a Grantorto, in provincia di Padova, è l'ex laboratorio di ricami della nonna. "Lei aggiustava tutto e aveva una grande manualità. Realizzava ricami, inizialmente a mano poi a livello industriale. Sono cresciuto osservandola e attraversando spazi di lavoro occupati da grandi macchinari complessi, che mi hanno sempre affascinato".

Il laboratorio di famiglia è diventato il suo spazio di creazione. "Questo studio è la mia prigione, guardate, ci sono anche le grate alle finestre - scherza - e al tempo stesso è il mio spazio di libertà, dove stacco completamente, mi allontano dal mondo e mi lascio andare a qualsiasi pensiero e azione". Tutto è ben organizzato, ci sono diverse postazioni: il tavolo da disegno, il bancone con strumenti da officina e per lavorare la creta, uno spazio per accogliere i lavori finiti e un altro per poter lavorare comodamente e disporre a terra i pezzi che serviranno. "Solitamente lavoro in silenzio, vengo disturbato solo dai miei gatti, di tanto in tanto. Sono stato un grande fruitore di musica, ma oggi lavoro in silenzio e totale solitudine. Nel lavoro sono un eremita, resto in compagnia di me stesso".


Atelier d'artista

Una serie ideata e realizzata da Francesca Boccaletto e Massimo Pistore

Intervista di Francesca Boccaletto, riprese e montaggio di Massimo Pistore

Con la consulenza artistica di Giulia Granzotto

Si ringraziano per la collaborazione Enrica Feltracco e Massimiliano Sabbion


Tutti gli episodi della serie Atelier d'artista sono QUI

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