SOCIETÀ

La cultura delle mascherine protettive

In questi giorni di "panico" da Coronavirus, in molte città italiane e non si sono viste mascherine sui mezzi pubblici e, in generale, nei luoghi più affollati. Gli esperti sono concordi nell’affermare che l’effetto protettivo in questo caso sia, nella migliore delle ipotesi, blando, e che serve più che altro per impedire che le persone già contagiate possano trasmettere il virus, ma si sa che il panico non è un parente stretto della razionalità, e la mascherine vanno in esaurimento non certo per la preoccupazione per il prossimo.

Gli appelli alla calma sono controproducenti, specie sui social network, dove fioriscono le ipotesi di complotto al punto da far credere che siamo sull’orlo di una pandemia globale, quando in realtà, fuori dalla Cina, il numero delle vittime non è altissimo.
A chi fa notare che usare le mascherine in Italia è eccessivo, di solito viene risposto che i giapponesi le usano da anni: un motivo ci sarà.

Indubbiamente il motivo c’è, ma non è sempre quello che si potrebbe pensare. Una parte minoritaria degli abitanti del paese del Sol Levante la indossa effettivamente per evitare i contagi nei luoghi troppo affollati, sapendo però che grattarsi l’occhio dopo aver stretto la mano di una persona infetta da un virus è pericoloso quanto dialogare con qualcuno a distanza ravvicinata senza mascherina. Gli altri però la mettono con uno scopo molto diverso: “In Giappone la mascherina è usata da molti anni – racconta Bonaventura Ruperti, docente di lingua e teatro giapponese all’università Ca’ Foscari – e si può quasi dire che identifica i giapponesi all’estero. Nella maggior parte dei casi, però, viene usata da chi ha il raffreddore o una lieve forma influenzale per non trasmettere germi a chi gli sta intorno. Bisogna tenere presente che le città, in Giappone, sono molto affollate, e che molti degli abitanti quando non stanno troppo male preferiscono andare a lavorare comunque, ma allo stesso tempo non vogliono creare fastidio agli altri e ancor meno diffondere malattie: c’è l’educazione all’attenzione nei confronti della comunità”.

Il 70% delle mascherine vendute in Giappone proviene dalla Cina, quindi nei giorni più caldi del Coronavirus è stato difficile trovarle, tanto più che anche in Giappone è aumentata la percentuale di quelli che le usavano per difendersi dalle infezioni, quindi sono andate in esaurimento. Il Giappone, però, era il secondo paese per numero di contagiati subito dopo la Cina, e proprio dalla Cina arrivano molti turisti.
Un altro motivo per cui in Giappone si cerca di tenere coperta la bocca, è il problema delle allergie. In questo caso, tra l’altro, è molto più efficace che per prevenire le infezioni: “In Giappone c’è in particolare il polline di una conifera, il cedro giapponese, che causa allergie molto forti. Spesso i giapponesi preferiscono non utilizzare medicinali, anche perché la mascherina appunto fa il suo lavoro – prosegue Bonaventura Ruperti.

A questo punto sorge spontanea una domanda: cosa pensa un Giapponese quando si trova in metropolitana a Roma e viene inondato da germi e batteri da parte di chi ha le mani troppo impegnate con lo smartphone per coprirsi la bocca quando tossisce?
Tutte le guide turistiche e anche i siti che danno consigli ai viaggiatori sottolineano che la consuetudine a portare la mascherina non è molto diffusa nel mondo – continua Bonaventura Ruperti – e che l’uso può essere addirittura interpretato come maleducazione nel momento in cui si parla con qualcuno coprendo la bocca, cosa che invece in Giappone è del tutto normale. Tra l’altro i giapponesi vengono anche messi in guardia perché l’uso della mascherina li identifica rispetto ad altri turisti con fattezze orientali: questo può essere dannoso nel caso di malintenzionati, perché loro sono considerati più facoltosi e quindi per questo possono essere presi di mira dai borseggiatori. Quindi quando scendono dalla metropolitana o dal treno di solito tolgono la mascherina, perché non si sa mai”.

In ogni caso per massimizzare l’efficacia delle mascherine per prevenire le infezioni, consigliamo di guardare le istruzioni che accompagnano questi oggetti in Giappone: come in ogni altro ambito, i giapponesi sono soliti stilare foglietti illustrativi molto dettagliati, a prova di errore. Gli studi, comunque, dicono che il 40% dell’aria passa comunque, anche se viene indossata seguendo tutte le indicazioni. Per tutto il resto, i consigli rimangono quelli classici: evitare i colpi d’aria e mangiare frutta e verdura, così tra l’altro si ha la scusa di togliersi la mascherina.

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