SCIENZA E RICERCA

L'inquinamento atmosferico è il nostro assassino invisibile

Un nuovo studio dell'Agenzia Europea per l'Ambiente ci dice qualcosa che già sappiamo: l'inquinamento atmosferico ci sta uccidendo. Non ci sono molti giri di parole o introduzioni soft per parlare di questo argomento, un tema per il quale, nonostante appaia con puntuale regolarità nelle notizie che leggiamo, non si è ancora trovata una soluzione efficace.

Un pericolo per la salute umana e per l'ambiente

Anche il direttore esecutivo dell’AEA Hans Bruyninckx ha scelto di commentare e riassumere i risultati del report con una frase molto decisa: “L’inquinamento atmosferico è un assassino invisibile e dobbiamo intensificare gli sforzi per affrontarne le cause”. Il rapporto presenta gli ultimi dati ufficiali sulla qualità dell’aria, che fanno riferimento al 2016, e che sono stati raccolti da oltre 2.500 stazioni di monitoraggio presenti in tutta Europa.

Lo studio indica il trasporto su strada come principale responsabile dell'inquinamento atmosferico, a causa della sua vicinanza alle città e del suo originarsi a livello del suolo. Le altre attività antropiche che hanno un ruolo rilevante sono le emissioni provenienti dall'agricoltura, dalla produzione di energia e dal riscaldamento domestico.

Anche dal punto di vista economico l'inquinamento atmosferico rappresenta un forte problema: a causa dei problemi di salute che derivano dall'esposizione allo smog aumentano le spese mediche necessarie per contenerne gli effetti, diminuisce l'aspettativa di vita, e si riduce la produttività a causa delle giornate lavorative perse per problemi di salute. Non dimentichiamo, inoltre, che l’inquinamento atmosferico genera conseguenze negative per l'ambiente: danneggia i terreni, le foreste, i laghi e i fiumi e riduce le rese agricole.

L’inquinamento atmosferico è un assassino invisibile e dobbiamo intensificare gli sforzi per affrontarne le cause Hans Bruyninckx, direttore esecutivo AEA

La "zuppa di inquinanti"

Gli inquinanti indicati come maggiormente pericolosi sono tre: il particolato (PM10 e PM2.5), il Biossido di azoto (NO2) e l'Ozono troposferico (O3). "Il padre di tutti gli inquinanti è il biossido di azoto – dice Nicola Armaroli, chimico e dirigente di ricerca del CNR: ovunque c'è una combustione non si brucia ossigeno allo stato puro ma aria, che contiene per quasi l'80% azoto. Da questo derivano inquinanti secondari come il particolato e l'ozono: questi sono prodotti da una serie di reazioni a catena a partire dagli ossidi di azoto che si combinano con la "zuppa di inquinanti" che ci galleggia sulla testa".

Per tutti questi elementi sono stati registrati superamenti delle soglie indicate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. I numeri sulle morti premature, uno dei principali output negativi di questa situazione, spiegano meglio delle parole la situazione in cui ci troviamo: nel 2015 l'esposizione al Particolato 2.5 ha determinato la morte prematura di 422.000 persone in 41 paesi europei, quella al Biossido di azoto 79.000, quelle all'Ozono troposferico 17.700.

Le mappe e la Pianura Padana

Se guardiamo le mappe dello studio notiamo che la maggiore concentrazione di sostanze pericolose si trova nella Pianura Padana, che di fatto è la ragione più inquinata d'Europa. "Le ragioni di questa concentrazione di inquinamento sono molteplici – continua Armaroli – stiamo parlando di un luogo densamente popolato e industrializzato, è una zona ricca con milioni di automezzi che vi transitano". Oltre a questo ha la "sfortuna geologica" di trovarsi ingabbiato tra catene montuose, che non permettono un riciclo dell'aria favorevole: "È all'interno di un catino, tra Alpi e Appennini, e con un unico sbocco verso l'Adriatico. Spesso, specie nei mesi invernali, l'aria nella Pianura Padana è completamente stagnante".

Viene da chiedersi come mai, nonostante il tema sia dibattuto da tempo e i dati siano spesso negativi, non ci sia un'inversione di tendenza decisa. Stiamo parlando di un argomento che coinvolge molti ambiti dell'attività umana, dal punto di vista economico, ambientale e sociale, e che tocca anche interessi economici rilevanti. Ciononostante, e anche considerato il seppur minimo miglioramento recente, il report chiarisce in maniera netta che dobbiamo agire con urgenza per evitare che il nostro "assassino invisibile" faccia ulteriori danni.

Per approfondire: leggi il rapporto completo (in inglese)

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