SCIENZA E RICERCA

Lo scioglimento dei ghiacci in Antartide e in Groenlandia: dati sempre più preoccupanti

Spesso non consideriamo degno di nota ciò che non abbiamo sotto gli occhi, motivo per cui tendiamo a relativizzare i problemi in base alla nostra prospettiva. Da anni ormai sentiamo parlare dello scioglimento dei ghiacciai, ma lo percepiamo come qualcosa di distante da noi, spazialmente e temporalmente. Le ultime ricerche in merito rivelano però dei dati preoccupanti che dovrebbero alzare il livello di allerta di tutti.

Nel 2018 è apparso su Proceedings of the national academy of sciences of the united states of America (PNAS) lo studio Four decades of Antarctic Ice Sheet mass balance from 1979–2017, che ha monitorato l’evoluzione dei ghiacci del continente antartico degli ultimi 40 anni. I risultati di questa ricerca evidenziano una continua diminuzione della massa della calotta glaciale antartica, e sottolineano come questo fenomeno si sia particolarmente accentuato negli ultimi due decenni. Le zone più interessate dallo scioglimento sono quelle più prossime alle fonti, accertate o ipotizzate, di CDW (Circumpolar Deep Water, ovvero una corrente di acqua più calda e con una concentrazione di sale maggiore rispetto alla norma). L’aumento dei gas serra e la riduzione dell’ozono giocano un ruolo chiave, poiché provocano un maggiore afflusso di Circumpolar Deep Water in queste aree.

Sempre nel 2018 è stato pubblicato su PNAS un ulteriore studio dal titolo Accelerating changes in ice mass within Greenland, and the ice sheet’s sensitivity to atmospheric forcing che fa invece il punto della situazione sui ghiacci della Groenlandia. Quanto emerge è che la loro velocità di scioglimento è molto maggiore rispetto a quanto si credeva. Ciò che è davvero significativo è che questo fenomeno riguarda non tanto le zone costiere dei ghiacciai, quanto piuttosto le piattaforme di ghiaccio fisso interne. Grazie ai dati ottenuti con il satellite NASA GRACE e a quelli raccolti nelle varie stazioni GPS, posizionate lungo la costa della Groenlandia, è stato documentato che, nel periodo compreso tra il 2002 e il 2016, quest’area ha perso all’incirca 280 miliardi di tonnellate di ghiaccio l’anno. Tale perdita ha chiaramente influenzato il livello di innalzamento dei mari, che risulta essere in continuo aumento. Giusto per fornire un ordine di grandezza si consideri che lo scioglimento della calotta di ghiaccio della Groenlandia potrebbe far alzare il livello del mare di 7 metri, mentre lo scioglimento della calotta dell’Antartide porterebbe addirittura a un innalzamento di 57 metri.

In particolare un’importante conseguenza dovuta allo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia interessa la Corrente del Golfo. Secondo una ricerca pubblicata nel 2018 su Nature, l’AMOC (Atlantic Ocean overturning circulation) ha subito una perdita non indifferente della sua potenza, pari a circa il 15%, a partire dalla metà del XX secolo. Fenomeno non di poco conto dato che si tratta della corrente che trasporta l’acqua calda dall’Equatore alla zona settentrionale dell’Oceano Atlantico.

Le ultime ricerche apparse su Nature stimano un aumento del livello del mare compreso tra i 60 e i 90 cm entro la fine del secolo, dato ottenuto considerando il sommarsi di più fenomeni quali lo scioglimento delle calotte glaciali, l’espansione dell’oceano dovuta all’aumento della temperatura dell’acqua, le variazioni delle quantità di acqua presenti nei laghi e nei fiumi, e lo scioglimento dei ghiacciai montani.

Di fronte a questi dati allarmanti è impensabile portare avanti la convinzione che tutto questo non abbia a che vedere in maniera diretta con noi.

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