CULTURA

Sirio Luginbühl, film sperimentali

“Il luogo era una discarica, i cumuli pulverulenti avevano colorazioni che andavano dal bianco abbacinante, al violetto, al rossiccio. I personaggi ancora una volta un ragazzo e una ragazza che non si erano mai visti prima di quell’occasione, entrambi avvenenti e che non erano al corrente di quel che avrebbero dovuto fare. Doveva essere una sorpresa anche per loro e così è stato. Chiedemmo a entrambi di spogliarsi e di baciarsi. Accettarono. E in un silenzio tombale, carico di tensione cominciammo a girare su una collinetta di residui. I ragazzi iniziarono a baciarsi circondati da operatori, fotografi e qualche giornalista. Era una giornata di luglio caldissima, si sentiva solo il ronzio della cinepresa, il clic dei fotografi e i latrati dei cani in lontananza. Ci si poteva amare in un ambiente così ostile e violento?”. In Amarsi a Marghera Sirio Luginbühl sceglieva un bacio appassionato e un abbraccio stretto tra due amanti nudi in un paesaggio senz’anima, chiedendosi se fosse possibile incrociare bellezza e amore in un territorio così spietato. Con questa pellicola, proposta in una ricreata sala cinematografica, ascoltando il rumore di un vecchio proiettore, si apre la mostra a Palazzo Pretorio a Cittadella: Sirio Luginbühl, film sperimentali. Gli anni della contestazione, promossa dalla Fondazione Palazzo Pretorio onlus, è curata da Guido Bartorelli del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova e Lisa Parolo del dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’università di Udine. L’esposizione nasce con l’obiettivo di contribuire alla conoscenza del patrimonio di idee del cinema sperimentale e omaggiare il film-maker nato a Verona nel 1937 e scomparso nel 2014 a Padova -città dove viveva, lavorava e dove si era laureato in Scienze geologiche-, proponendo al pubblico una selezione delle sue opere come atto finale del progetto di digitalizzazione e preservazione del fondo filmico privato di Luginbühl, donato dalla moglie Flavia Randi e dalla figlia Cecilia al Centro sperimentale di cinematografia–Cineteca nazionale, finanziato dallo stesso Csc-Cn e condotto dal laboratorio La camera ottica dell’università di Udine. 

Da sinistra a destra: nello studio fotografico – progetto di film, 1970. Progetto fotografico per un film- via Marsala 33, 1970.  Foto: Courtesy Archivio privato Antonio Concolato

“Sirio Luginbühl è stato un operatore culturale, un promotore di giovani artisti e di culture sperimentali – spiega Guido Bartorelli –. Ma forse non tutti hanno visto o ricordano la sua produzione di film su pellicola, che è stata davvero importante con invenzioni straordinarie, testimonianze d’epoca e forti prese di posizione nel Sessantotto, anno in cui iniziava a girare. Nelle sue opere troviamo temi di controcultura, liberazione sessuale, rivendicazione di diritti degli operai e denunce sulle questioni ambientali, partendo da uno sguardo su Marghera con la constatazione di un disastro e il racconto di un paesaggio modificato dai residui industriali. Alcuni suoi film sono ambientati in questi scenari tossici e perversi, che ricordano il deserto. E proprio in questi luoghi, Sirio porta la sessualità: per esempio, ne Il bacio, Amarsi a Marghera ci si chiede se l’amore possa sopravvivere in un paesaggio tanto devastato”. 

Negli anni Sessanta, a Padova, nasce il Gruppo N di Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi e Manfredo Massironi. In questo contesto si sviluppano nuovi linguaggi artistici a cui Luginbühl assiste e di cui si nutre. Tra il 1964 e il 1965, realizza spettacoli teatrali e sperimentali e organizza happenings per poi scegliere, negli anni successivi, il film come espressione artistica per sconcertare, scandalizzare, stupire attraverso la sessualità, la pervasività degli annunci pubblicitari, il sangue come simbolo di morte e lotta sociale. Ora, e fino al 15 luglio, le sale di Palazzo Pretorio ospitano le proiezioni a loop dei suoi film (Amarsi a Marghera del 1970, Vibratore del 1969, Festa grande di maggio del territorio padovano consacrato al cuore di Maria Santissima del 1969La bandiera del 1968, Valeria fotografa del 1970, Il sorriso della Sfinge del 1971), permettendo al visitatore di gestire la visione liberamente, entrando e uscendo dalle sale senza compromettere la fruizione completa, in quanto i film di Luginbühl sono caratterizzati da un andamento non consequenziale/narrativo. Ad arricchire il percorso troviamo le foto di scena di Antonio Concolato, manifesti e locandine, carteggi, riviste e libri dall’archivio privato di Luginbühl e persino la cinepresa usata per girare i film presentati in mostra. La mostra propone anche uno spazio laboratoriale, a cura di Home movies-archivio nazionale del film di famiglia di Bologna, dove toccare con mano e agire sui vari formati delle pellicole, e un ciclo di proiezioni di film d’artista e sperimentali dei maggiori protagonisti internazionali (con prestiti da Light Cone, Parigi, dal Moma di New York, dall’olandese Groninger Museum, dalle collezioni degli artisti): Andy Warhol, Stan Brakhage, Gerry Schum, il gruppo Fluxus, Paolo Gioli, Michele Sambin. 

Francesca Boccaletto

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