SCIENZA E RICERCA

Pepper, come va a lavoro?

Da tempo lavorano a fianco di infermieri, pediatri, volontari e piccoli pazienti e ora anche insieme agli educatori con bambini da zero a tre anni. Loro sono due piccoli robot umanoidi, Pepper e Sanbot, che molti bambini ormai conoscono bene.

Da circa tre mesi Sanbot è impegnato nell’asilo nido comunale “Il Bruco”, a Padova. L’idea nasce da una collaborazione tra il comune di Padova e Roberto Mancin, del dipartimento di Salute della donna e del bambino dell’università di Padova che da tempo segue i progetti di robotica pediatrica a Padova, sostenuto anche dal Centro di ateneo per la disabilità e l’inclusione. “Tutti i 60 bambini – spiega Barbara Bertaggia coordinatrice  del nido – hanno accolto con curiosità l’inserimento del robot. L’abbiamo prima fatto vedere in foto e solo poi portato in sede. Stiamo valutando le potenzialità del robot e l’anno prossimo stiamo pensando di utilizzarlo per l’intelligenza numerica, dato che Sanbot permette ai bambini di svolgere anche giochi numerici”.  L’idea è di sperimentarlo anche nella scuola dell’infanzia. I bambini vedono nel robot un amico e un compagno di giochi: è l’educatore però a stabilire che tipo di relazione instaurare, tenendo conto della soggettività e unicità di ogni singolo bambino. I dialoghi e i movimenti del robot sono studiati dall’educatore, affinché la relazione bambino-robot sia positiva ed efficace dal punto di vista pedagogico.

Ma le potenzialità non si fermano qui. “Stiamo valutando la possibilità di adottare questi strumenti anche in altri contesti della pubblica amministrazione, oltre al settore scolastico – sostiene Meri Scarso, presidente della Commissione consiliare IV-politiche educative e scolastiche, cooperazione, università del Comune di Padova–. Potrebbero essere usati agli sportelli ad esempio, per i servizi ai cittadini, quando questi si trovano in situazioni di difficoltà e non possono accedere alla struttura. Il robot potrebbe diventare una sorta di avatar che mette in comunicazione la persona con l’operatore comunale per ottenere certificati o altro. Potrebbero diventare utili anche per quei cittadini che hanno meno dimestichezza con gli strumenti informatici: un robot come questo con una sorta di fisionomia umana magari crea meno difficoltà e consente di sperimentare l’utilizzo on line di sistemi di collegamento tra il cittadino e la pubblica amministrazione”.

Se in ambito scolastico è stato introdotto solo da poco, Pepper  “lavora” invece da tempo all’ospedale di Padova. Messo a disposizione con Sanbot dalla Fondazione Salus Pueri che collabora con il dipartimento di Salute della donna e del bambino dell’università di Padova, viene utilizzato da circa un anno nella Pediatria dell’azienda ospedaliera per distrarre i bambini prima di esami o terapie particolarmente invasivi. Viene usato cioè come “terapia non farmacologica” che serve a ridurre nel bambino l’ansia e la paura, e dunque la quantità di farmaco necessaria per la sedazione. Dall’inizio dell’anno Pepper ha incontrato circa cinquecento bambini. Da sei mesi anche un altro robottino, Sanbot, gioca con i bambini ricoverati, ballando, cantando e mostrando loro foto e filmati.

In futuro l’intenzione è di rendere fruibili questi robot a bambini con patologie invalidanti, e in generale a persone con ridotte abilità motorie, grazie alla possibilità di teleguidarli con il “pensiero”, sfruttando cioè le tecniche di brain computer interface. Controllare robot solo con l’attività cerebrale tuttavia non è così semplice. Per questo si sta cercando di renderli più autonomi. All’università di Padova se ne sta occupando Gloria Beraldo, dottoranda del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione, sotto la supervisione di Emanuele Menegatti dello stesso dipartimento. “Stiamo cercando di rendere la navigazione più sicura e affidabile – spiega – e allo stesso tempo di ridurre lo sforzo richiesto al paziente per il controllo, secondo una metodologia nota in letteratura come shared control”. L’idea è stata di fornire a Pepper delle mappe dell’ambiente in cui si trova, per fare in modo che il robot sia capace di orientarsi nello spazio evitando gli ostacoli che trova nel suo percorso.

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