SOCIETÀ

Referendum/1. "Davvero vogliamo l'uomo solo al comando?"

Discutiamo nel merito del referendum e cerchiamo, per fare opera esplicativa e non propagandistica, di spiegare quel che i sostenitori del sì non dicono o dicono male. Il primo punto riguarda il Senato: dicono i difensori del sì che il Senato verrà eliminato, con grande risparmio, e finalmente si istituirà il monocameralismo, come voleva la sinistra. Ma ciò non è vero: il Senato non verrà eliminato ma cambiato nella sua composizione e nelle sue funzioni - sarà formato da senatori nominati con elezione indiretta e tra le sue funzioni avrà anche quella di intervenire sulle norme costituzionali. Senza legittimità democratica diretta (senza essere eletto dai cittadini) potrà intervenire direttamente sulla Norma più importante, mentre potrà intervenire solo indirettamente sulle leggi ordinarie. E, naturalmente, i risparmi saranno insignificanti rispetto al bilancio dello stato.

Dicono i sostenitori del sì che la Renzi-Boschi realizza il sogno dei comunisti e di altri Padri costituenti: un Parlamento monocamerale. È vero che i democratici, dal tempo della Rivoluzione francese, furono tradizionalmente contrari al bicameralismo, che era identificato con il modello inglese della Camera dei Lord e quindi con un residuo di medioevo e società organizzata in ceti. Tuttavia i Girondini avevano ben chiari i rischi di tirannia della maggioranza che il monocameralismo poteva comportare e quindi cercarono di articolare internamente l'Assemblea nazionale.

Condorcet, nel suo progetto di Costituzione repubblicana prevedeva che il Parlamento eletto a suffragio universale fosse internamente composto di tanti gruppi e commissioni al fine di non rischiare mai la situazione per cui una proposta veniva discussa e messa ai voti immediatamente. Per evitare la "democrazia immediata", una porta spalancata ai demagoghi e alla tirannia della maggioranza, Condorcet ideò un percorso complesso delle proposte di legge, che dovevano passare attraverso vari comitati composti dai parlamentari stessi ed analizzate secondo vari punti di vista prima di sottoporle ai voti dell'assemblea plenaria.

È anche vero che alcuni tra i nostri Padri costituenti desiderassero un Parlamento monocamerale. Ma la Camera unica doveva impedire lo strapotere della maggioranza e quindi affidarsi tassativamente al sistema elettorale proporzionale. Si sarebbero opposti con tutte le loro forze a un Parlamento monocamerale con un sistema elettorale che dà un premio alla maggioranza, rendendo l'opposizione un mero oggetto di tappezzeria. Non a caso in Italia l'attacco al bicameralismo è stato portato avanti prima di tutto dalle forze di destra: volevano il monocameralismo con maggioranze blindate i monarchici e gli ex-fascisti.

Alla fine degli anni Settanta, quando prese corpo l'idea craxiana della "Grande Riforma" crebbe l'assalto contro il bicameralismo perfetto e il sistema elettorale proporzionale, accusati di favorire il coinvolgimento indiretto del PCI nell'attività legislativa. Questo aiuta a comprendere la tenace ostilità del PCI, fino agli anni Ottanta, tanto verso un sistema elettorale maggioritario quanto verso una riforma radicale del sistema parlamentare. Solo allora il PCI si schierò per una differenziazione delle due Camere, con un Senato eletto dal popolo ma con funzione di controllo e con un ruolo istituzionale riconosciuto alle rappresentanze regionali. Nilde Iotti, su "l'Unità" del 16 settembre 1979, si espresse a favore di un "bicameralismo differenziato".

Le radici della proposta Renzi-Boschi si trovano nel miraggio del governo monocolore, alla fine degli anni '50, quando inizia in Francia dell'esperienza gollista, la quale per molti democristiani diventò un mito, a cominciare da Gianni Baget-Bozzo che parlò in quegli anni di “gollismo della Provvidenza”, con il compito di purificare la democrazia italiana dal "virus" liberale per riportarla nell'alveo plebiscitario con l'abbandonarsi del popolo nelle "mani del Capo". La stessa idea di “uomo solo al comando” che il rottamatore fiorentino ha fatto sua e ora vuole trasformare in Costituzione di tutti gli italiani.

Nadia Urbinati

Domani, mercoledì 19 ottobre, verrà pubblicato, sullo stesso tema, l'intervento del professor Sergio Gerotto

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