UNIVERSITÀ E SCUOLA

A scuola torna la retorica

A distanza di secoli la retorica torna in (qualche) classe. Il debate, per usare un termine più attuale. A proporre l’idea a livello nazionale sono le avanguardie educative, 22 istituti scolastici che hanno fatto da apripista per un movimento di innovazione del modello organizzativo e didattico della scuola italiana. Scopo principale dell’iniziativa, condotta con l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (Indire) del ministero dell’Istruzione, è di scardinare i metodi tradizionali di fare scuola partendo dalle esperienze delle scuole stesse. Idee che altri istituti potranno adottare, entrando in questo modo a far parte del movimento. “Nel mirino del cambiamento – sottolinea Indire – ci sono la rottura dello schema-classe, l’abbandono della centralità della lezione frontale, la modifica degli orari, del setting d’aula rigido e monofunzione, i calendari, libri di testo”. Al loro posto vengono proposte, tra l’altro, la didattica laboratoriale con una significativa presenza del digitale; lo spaced learning cioè l’apprendimento intervallato; la technology enhanced active learning, un metodo che prevede laboratori didattici, utilizzo di nuove tecnologie e una diversa gestione dello spazio aula; e il debate. Una metodologia didattica, quest’ultima, utilizzata in molti Paesi europei, materia curriculare nelle scuole anglosassoni, ma che affonda le radici nella storia del nostro Paese e, in particolare, nella disputatio medioevale.

In Italia l’interesse per il dibattito regolamentato come strumento educativo e le prime esperienze in questa direzione sono sorti negli ultimi anni. Nel 2006 l’università di Padova su iniziativa di Adelino Cattani, docente di teoria dell’argomentazione, ha avviato un progetto di formazione al dibattito, Palestra di botta e risposta, rivolto alle scuole di primo e secondo grado del Veneto. In Lazio esiste una rete di istituti che partecipa al programma I-debate, mentre in Trentino ha avuto inizio nel 2010 il torneo argomentativo A suon di parole promosso dall’Istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa in collaborazione con l’università e il comune di Trento. Non mancano poi in Lombardia istituti che aderiscono al progetto We debate e la cui scuola capofila, l’istituto tecnico economico “Enrico Tosi” di Busto Arsizio, fa parte del movimento delle avanguardie educative. 

“Ciò che evidenziano le indagini Invalsi – sottolinea Adelino Cattani – è la scarsa capacità espositiva e argomentativa degli studenti italiani. Al termine della scuola superiore i ragazzi possiedono un sapere associativo, non inferenziale, non costruito. Asseriscono, ma non giustificano”. Una situazione che nasconde da un lato l’assenza di un bagaglio lessicale adeguato, dall’altro di competenze logico-argomentative. Nell’opinione del docente manca nei ragazzi la capacità di fondare e motivare le proprie conoscenze.

“Le grandi assenti nella nostra scuola – continua – sono la retorica e la logica che invece sarebbe necessario recuperare. Non la logica di tipo matematico, ma quella discorsiva che costituiva una delle tre discipline fondamentali nel tanto bistrattato medioevo, insieme alla dialettica e alla grammatica”. Esistono competenze trasversali che lo studente dovrebbe possedere, tra cui la capacità di risolvere problemi, di analizzare e sintetizzare informazioni, di formulare giudizi in autonomia, di comunicare efficacemente, di lavorare in gruppo oltre che avere iniziativa e intraprendenza. Tutte capacità richieste da un buon dibattito. 

Il metodo prevede che gli studenti, solitamente dopo un primo periodo di formazione al dibattito regolamentato, discutano una tesi proposta dall’insegnante suddivisi in gruppi (spesso due) e si confrontino su posizioni opposte, sostenendo chi i pro e chi i contro della questione. Se il format sembra dunque molto semplice, in realtà esistono regole precise da seguire. Manuele De Conti del gruppo di ricerca padovano parla di differenti “protocolli di dibattito”, al variare dei quali mutano anche le abilità e le conoscenze acquisite dagli studenti. Possono cambiare pertanto il numero dei componenti di ciascun gruppo, il numero di squadre, il tempo concesso per ogni intervento, caratteristiche strutturali che danno al dibattito una precisa configurazione. Ma può essere differente di volta in volta anche il tempo concesso ai ragazzi per documentarsi sull’argomento di cui discutere, che può andare dai 10 minuti all’intero anno scolastico. È evidente che se nel primo caso si farà leva sull’improvvisazione e sulla sveltezza mentale, nel secondo saranno coinvolte capacità di organizzazione, di sintesi e di presentazione delle prove. 

La formula del dibattito regolamentato fornisce dunque strumenti per analizzare questioni complesse ed esporre le proprie ragioni con ordine logico. Lo studente acquisisce capacità analitiche e comunicative. Dovendosi documentare sui contenuti del tema da discutere, impara a cercare e selezionare le fonti, ad ascoltare per poi argomentare le proprie ragioni strutturando un discorso logico. Oltre ad abituarsi a lavorare in gruppo e a parlare in pubblico. “Per questo motivo – osserva Cattani – il docente durante la propria attività didattica dovrebbe sempre porre l’oggetto del suo insegnamento in termini problematici e antitetici, così da poter organizzare la classe in gruppi che sostengono tesi diverse e ne discutono”.

Funzionale alla capacità logico-argomentativa è la ricchezza lessicale che costituisce un elemento altrettanto di rilievo nella formazione dei ragazzi. Prima viene la cura delle parole, poi l’articolazione del discorso. “È necessario trovare le parole corrette nei contenuti e piacevoli nella forma per rendere più efficaci le proprie argomentazioni”. Come fare? Cattani non ha dubbi: “Leggersi il De copia verborum et rerum di Erasmo da Rotterdam”. Probabilmente una provocazione, con cui tuttavia il professore mette in evidenza l’attualità del pensiero del filosofo olandese nel sottolineare l’abbondanza di termini a disposizione per esprimere un concetto. È evidente poi che ricchezza terminologica e capacità logico-argomentativa, essenziali per saper esporre e argomentare il proprio pensiero e le proprie conoscenze, si ripercuotono anche sulle abilità di scrittura dello studente. 

Il dibattito regolamentato può costituire dunque uno strumento educativo importante in ambito scolastico. Rispolverare l’antica retorica permette di sviluppare nello studente capacità di cui non raramente si lamenta la mancanza. Ma non solo. Conclude Cattani: “La vita è una continua controversia e questo è un addestramento funzionale alla vita”. 

Monica Panetto

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