CULTURA

"Tantum ergo", il Verdi ritrovato

Una biblioteca, due musicologi, un antico manoscritto ritrovato. Non si tratta degli ingredienti di un romanzo giallo, bensì di un insolito ritrovamento che ha riportato alla luce, a quasi due secoli di distanza, una copia non autografa di una composizione sacra di Giuseppe Verdi: il Tantum ergo a voce di basso.

A imbattersi nel prezioso spartito, nella biblioteca di Finale Ligure, Flavio Menardi Noguera, direttore della Sezione musicale di conservazione, e Italo Vescovo, docente di composizione al conservatorio di Fermo, una coppia già nota nel mondo della musica per aver curato delle pregevolissime edizioni critiche di alcune opere paganiniane, pubblicate per le Edizioni Suvini Zerboni.

“Il manoscritto – dice lo stesso Vescovo - è stato ritrovato in seguito a una donazione della Società Filarmonica di Finalborgo, un complesso musicale nato agli inizi dell’Ottocento che possedeva un fondo antico di musiche manoscritte e a stampa, depositato nel 2005 presso la Biblioteca Mediateca Finalese con l’obiettivo di sistemare e catalogare nuovamente il materiale. Controllando, abbiamo notato che tra i vari brani di musica sacra c’era questo Tantum ergo di Verdi che, stranamente, non sembrava essere uno di quelli di cui si aveva notizia”. Finora, i Tantum ergo autografi di Verdi già noti erano tre: per basso e orchestra in fa maggiore, per tenore e orchestra in sol maggiore, per tenore e orchestra o organo in sol maggiore; un quarto, non autografo e privo di data, è conservato nell’archivio del duomo di Vigevano.

“Il Tantum ergo a voce di basso, la cui tessitura melodica si adatta alla voce di baritono, si compone di una partitura di nove carte scritte su recto e verso, rilegate con filo nero. L’analisi codicologica ha evidenziato che il formato della partitura è oblungo, tipicamente ottocentesco, e che la carta non ha filigrane, cosa che rende più problematica la ricerca della provenienza. Si articola in un Cantabile in do minore e in un Allegro in mi bemolle maggiore. La composizione è sicuramente verdiana in quanto si è scoperto utilizzare il tema della Romanza per canto e pianoforte L’esule, composta dallo stesso Verdi nel 1839 su versi di Temistocle Solera, autore di vari libretti verdiani”.

Nel 1853 fu proprio Verdi, in una lettera diretta a Isidoro Cambiasi, storico collaboratore della Gazzetta musicale di Milano fondata da Giovanni Ricordi, a parlare delle sue esperienze compositive giovanili legate alla sua permanenza a Busseto: “Dagli anni 13 fino agli anni 18, epoca in cui venni a studiare il contrappunto a Milano, ho scritto una farragine di pezzi: Marcie per banda a centinaja, forse altrettante piccole Sinfonie che servivano per Chiesa; pel Teatro, e per accademie; molte serenate: cantate e diversi pezzi da chiesa di cui non ricordo che uno Stabat Mater. Nei tre anni che fui a Milano scrissi pochissimi pezzi ideali. Ritornato in patria ricominciai a scrivere Marcie, Sinfonie, pezzi vocali, una Messa intiera, un Vespero intiero, tre o quattro Tantum ergo ed altri pezzi sacri che non ricordo”. “Ciò che fa da cornice alla nostra ricerca – continua Vescovo - è la presenza di Verdi a Genova. Pochi sanno che è stato ospite in città in un arco di oltre quarant’anni e che sicuramente aveva una rete di rapporti che si spingeva fino a Finale Ligure, non essendo molto distante dal capoluogo. Finale, nell’Ottocento, aveva due teatri risalenti ai primi e alla metà del secolo, uno dei quali, intitolato a Camillo Sivori, è piuttosto importante perché mostra come, attraverso questo allievo di Paganini, si sia creato un collegamento con l’ambiente musicale genovese”.

Filologicamente, la questione è più complessa. La partitura, incompleta delle ultime dieci battute sul foglio finale, e le parti singole, staccate, del basso cantante e degli strumenti, sembrano entrambe redatte da una stessa mano. Bisogna quindi andare a fondo per capire se il copista è locale o se questa partitura è arrivata casualmente da qualche altra città.

“Il lavoro di trascrizione che è stato condotto sulle due fonti, partitura e parti, ha tenuto conto, per alcune dinamiche, anche della lirica da camera: L’Esule, per l’appunto, è datata 1839. Possiamo quindi affermare con sufficiente certezza che il Tantum ergo ha come termine post quem questa data, e che sicuramente appartiene al periodo giovanile di Verdi filarmonico”.

I fedelissimi del celebre compositore parmense non dovranno attendere molto per ascoltare questo inedito: il brano verrà infatti eseguito in anteprima mondiale il 30 luglio nella basilica di San Giovanni Battista a Finalmarina, all’interno della nona edizione della stagione musicale della città.

Un nuovo debutto, emozionante forse oggi più di allora, a suggello dei festeggiamenti per il bicentenario della nascita di uno dei capisaldi della tradizione musicale italiana.

Gioia Baggio

 

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