SOCIETÀ

Drogati di sport

Spesso è un modo per superare la pigrizia o semplicemente per rimettersi in forma in vista della ‘prova costume’; poi senza rendersene conto, qualche ora trascorsa in palestra diventa un appuntamento fisso quotidiano, qualche chilometro macinato a passo svelto si trasforma nella corsa obbligata del mattino, nella prima maratona, e così via. Piano piano si arriva all’allenamento avanzato e il mondo, anche quello legato alla vita privata (professionale e affettiva), inizia a ruotare attorno all’attività fisica, ai suoi tempi, ai suoi ritmi. È questo il momento in cui si può iniziare a parlare di ‘dipendenza da sport’. Gli indicatori sono gli stessi che si ritrovano nelle altre forme di dipendenza (quella dal gioco, da internet, da shopping), ma il confine tra dipendenza e pratica eccessiva di sport è molto sottile. Se nella prima, veri e propri sintomi riconoscibili vanno a determinare una situazione complessa e capace di coinvolgere numerosi aspetti della vita di una persona, nella seconda invece, tende semplicemente a prevalere un abuso quantitativo dell’esercizio fisico. Si inizia a parlare di modo patologico di vivere lo sport quando l’attività fisica si trasforma in pensiero fisso e costante, la frequenza e la durata degli esercizi aumenta di giorno in giorno, quando non si riesce a controllare o ridurre il desiderio di attività o l’obiettivo si sposta sempre più in avanti, ma anche quando i momenti di recupero sono sempre più brevi e le necessità del proprio corpo vengono ignorate. E quando la dose quotidiana di attività fisica viene a mancare, ecco che arriva l’astinenza, con veri e propri malesseri fisici e psicologici. A ‘complicare la situazione’ si mette anche la produzione, durante l’attività fisica, di endorfine e dopamina, sostanze chimiche endogene del cervello dall’effetto simile a quello provocato dagli oppiacei, capaci di regalare piacere e gratificazione proprio come succede con le sostanze stupefacenti.

A differenza del passato, in cui la maggior parte degli studi si è concentrata sugli effetti benefici portati dall’attività fisica, quello dell’eccesso o dipendenza da sport è un fenomeno su cui negli ultimi anni si stanno concentrando nuove e numerose ricerche e che coinvolge molti sportivi. Su una categoria in particolare, i runners, sempre più di frequente sportivi di tarda età, che si improvvisano agonisti senza curarsi, spesso, degli effetti negativi che può avere la pratica di questa attività se esercitata senza regole e attenzioni precise. La corsa è una tipologia di esercizio fisico per cui non è richiesta alcuna specifica preparazione o conoscenza tecnica, che si pratica ovunque e in qualsiasi momento della giornata e senza alcun impegno di tipo economico, che non richiede ‘età’. Un passo dietro all’altro, il resto lo fanno resistenza, costanza e forza di volontà. Ed è anche un fenomeno di moda che muove interi eserciti di persone e su cui in tutto mondo stanno crescendo iniziative ad ogni livello. Il mix di tutte queste caratteristiche spesso porta a trasformare la pratica di questa attività in una vera e propria ossessione.

Lo dicevano anche gli antichi, ‘mens sana in corpore sano’, ed è indubbio che la pratica corretta dello sport porti reali effetti benefici a breve e lungo termine nel corpo e nella mente di chi lo pratica. Se per i più piccoli l’esercizio fisico è ottimale soprattutto per lo sviluppo dell’apparato muscolo-scheletrico e per contrastare la sedentarietà, nei bambini e nei più giovani è importante per sviluppare l'autodisciplina e far crescere in loro il valore della competizione sana e leale. Ma lo sport equilibrato fa bene ad ogni età, anche ad adulti e anziani per cui diventa forma di prevenzione naturale contro malattie e decadimento fisico e psicologico. Sulla rieducazione alla pratica sportiva puntano oggi gli psicoterapeuti che sempre più di frequente seguono quella che viene inserita tra le nuove forme di dipendenza e che spesso è la manifestazione di una patologia più complessa che in genere ha inizio da un disturbo dell’immagine corporea e in diversi casi convive con malattie come l’anoressia e la bulimia. Secondo i dati del Ministero della salute, infatti, in Italia sono 3 milioni i giovani che soffrono di disturbi del comportamento alimentare: il 95,9% sono donne, il 4,1% uomini e questo spiegherebbe perché sarebbero proprio le donne, in particolare, a subire di più gli effetti della droga-sport.

Francesca Forzan

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