SOCIETÀ

Il fumetto, antidoto al giornalismo frivolo?

Il fumetto, ha da sempre goduto di un pubblico d’elezione, fatto per lo più di giovani, giovanissimi e appassionati. Ma negli ultimi 10 anni, grazie soprattutto a quel fenomeno chiamato ‘graphic novel’, i fruitori della letteratura illustrata sono decisamente cambiati, identificandosi sempre di più negli appassionati di narrativa in prosa. Abbiamo cercato di capire di più di questo mondo fatto di tavole e parole intervistando il fumettista Claudio Calia che, dopo reportage e inchieste a fumetti di cronaca, politica e attualità, ha di recente pubblicato con Becco Giallo un’agile guida per principianti, dedicata alla storia e al mondo del racconto per immagini. Calia sarà uno degli ospiti di Be Comics il primo festival internazionale del Nordest dedicato al fumetto, manga, games e cosplayer che dal 17 al 19 marzo si terrà a Padova.

Oggi il graphic novel riesce ad attrarre un pubblico sempre più vasto. Qual è la sua forza?  Credo sia proprio questo, il suo essere finalmente disponibile al pubblico dei ‘lettori’, quelli di libri. Inutile dire che, almeno per chi li fa, i fumetti rimangono fumetti, e graphic novel è una categoria merceologica che ha permesso a questi di essere collocati dignitosamente negli scaffali delle librerie. Piuttosto è il linguaggio del fumetto che ha in sé una ‘forza’ tutta sua: come dice il fumettista statunitense Art Spiegelman, il fumetto è quel linguaggio che funziona nel modo più simile alla nostra memoria. Quando ricordiamo non abbiamo in testa immagini ben definite, o paragrafi di testo giustificato, ma il nostro pensiero è composto da un affastellarsi continuo di immagini e parole. Proprio come il fumetto.

Secondo i dati di AIE (Assoziazione italiana editori), il mercato del fumetto d’autore è in crescita. Oggi a portare negli scaffali delle librerie i romanzi per immagine, sono case editrici come Bao Publishing, Rizzoli Lizard, Becco Giallo (specializzata in giornalismo e inchieste) anche se restano forti, ma in calo rispetto agli anni d’oro di Topolino e Dylan Dog, i canali di distribuzione tradizionali: fumetterie, edicole, festival. Dal 2010 l'offerta è cresciuta del 27,4% e nel 2014 i titoli di graphic novel in Italia sono stati 1500.

Il fumetto, quello classico di Pratt, Crepax, ecc.., nasce come sperimentazione e innovazione. C’è ancora spazio oggi per questo nel fumetto oppure è il ‘gusto del pubblico’ a dettar legge? A dire la verità Pratt, Crepax, ma anche Pazienza e tanti altri ebbero la fortuna di lavorare in un periodo in cui il fumetto era veicolato principalmente tramite rivista e le riviste di fumetto oggi non escono sostanzialmente più. Per cui l'autore si trova molto più di prima ad avere un rapporto diretto col suo pubblico e a investire, letteralmente, su se stesso. Da qui nascono alcuni fenomeni (tra i più rilevanti oggi in Italia Gipi, Zerocalcare e Leo Ortolani) ma non direi che il loro successo sia stato tanto frutto di un ‘seguir legge’ del gusto del pubblico, ma piuttosto nell'essere riusciti a raggiungere un pubblico che probabilmente c'è sempre stato ma non aveva idea che si potessero raccontare certe cose, in certi modi, anche a fumetti. Per assurdo è proprio il ‘pubblico del fumetto’ a sentirsi a volte defraudato da questa improvvisa popolarità per libri che spesso non hanno nulla a che fare con quello che pensiamo quando pronunciamo la parola ‘fumetto’.

Nell’era dei nuovi media digitali in cui l’immagine prevale decisamente sulla parola e i supereroi diventano protagonisti in tv, nelle serie, nei videogiochi e al cinema, il fumetto conferma la sua sopravvivenza più che dignitosa e parla al pubblico contemporaneo con un nuovo linguaggio. Come si difende il fumetto oggi dal web e dalla tv? Li vedo come consumi culturali molto diversi, non riesco a viverli in alternativa l'uno all'altro. Non sono di quelli che credono che web, tv e videogiochi abbiano tolto qualcosa al mondo della lettura. Se i libri perdono lettori credo sia urgente un esame di coscienza per chi i libri li fa. Detto questo ci sono fumetti belli e meno belli, più o meno di successo. L'autore oggi più di ieri ha maggiore possibilità di valorizzare il proprio lavoro e il web in questo è diventato un alleato insostituibile.

Com'è cambiato, se è cambiato, in questi anni il tuo modo di fare fumetti?

Io nello specifico mi sono ‘specializzato’ in giornalismo a fumetti che, se vogliamo, è proprio l'opposto del giornalismo di oggi. Dove oggi funziona meglio sul web la notizia frivola, veloce e breve magari con una grande foto, nel giornalismo a fumetti tutto è per forza lento e riflessivo. E forse proprio in questo mondo in cui l'informazione è diventata merce da poco e di rapidissima fruizione, il fatto che il giornalismo a fumetti induca a fermarsi e riflettere potrebbe essere uno dei motivi del suo successo emergente. Insomma, in un certo senso mi sono adeguato... all'opposto.

Francesca Forzan

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