SCIENZA E RICERCA

Dalla Giornata mondiale del diabete una visione collaborativa della ricerca

Il 14 novembre di ogni anno, in tutto il mondo, si celebra la giornata internazionale del diabete nell’intento di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su una delle malattie più diffuse al mondo, un evento che nei Paesi dell’Europa occidentale è promosso dal Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite (UNRIC). Istituita nel 1991 d’intesa con l'International Diabetes Federation e con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la giornata anche quest'anno ha avuto lo scopo di informare sul diabete e sue complicanze. L’UNRIC è stato inaugurato a Bruxelles il 1 gennaio 2004 in sostituzione dei nove Centri di informazione europei di Atene, Bonn, Bruxelles, Copenhagen, Lisbona, Londra, Madrid, Parigi e Roma precedenti e garantisce ad oggi il collegamento con le istituzioni dell’Unione Europea e dei singoli Paesi nel settore dell’informazione.

UNRIC Italia anche per il 2012 ha prestato il suo sostegno a Diabete Italia, una sorta di piazza virtuale che riunisce su scala nazionale tutte le società scientifiche, associazioni di pazienti e operatori professionali del mondo del diabete, che qui si incontrano, creano sinergie e scambiano informazioni ed esperienze nella campagna di sensibilizzazione del pubblico. In Italia l’evento è organizzato dal 2002, e sono oltre 500 le piazze delle città italiane dove in questi giorni è possibile effettuare screening per la rilevazione della glicemia. Medici e infermieri, diabetologi, dietisti, operatori sanitari, pazienti e associazioni di tutto il mondo e di differenti istituzioni partecipano a titolo volontario alla giornata con conferenze e incontri di sensibilizzazione fornendo – ciascuno per le proprie competenze – consulenza medica qualificata o somministrando questionari diagnostici per valutare il rischio di sviluppare il diabete, strumenti questi utili alla prevenzione del diabete cosiddetto senile o di tipo 2.

Ma è sul diabete di tipo 1, insulino-dipendente, che si stanno concentrando gli sforzi di scienziati e ricercatori di tutto il mondo, dal giapponese Shinya Yamanaka, vincitore del premio Nobel per la Medicina 2012 per il suo contributo alla ricerca sulle cellule staminali pluripotenti indotte – in sigla iPS (Induced Pluripotent StemCells) – all’italiano Camillo Ricordi, che dal 1986 lavora negli Stati Uniti. Ricordi, che dirige il Diabetes Research Institute dell’Università di Miami, ha ideato qui un metodo, oggi usato in tutto il mondo, che permette di isolare le cellule che producono insulina dal pancreas trapiantandole nel fegato del ricevente, e ha promosso e fondato recentemente, assieme a un centinaio di altri scienziati, The Cure Alliance, un’organizzazione no-profit per superare gli ostacoli normativi, legali ed economici allo sviluppo di cure per le malattie a larga diffusione, il diabete in primis. Fra gli obiettivi principali che l’organizzazione si propone, particolarmente rilevante è l’eliminazione delle barriere geografiche alla collaborazione scientifica attraverso l’attivazione di banche dati open source.

Una posizione che vede ormai una convergenza molto ampia. Come Ricordi, anche Yamanaka è uno degli scienziati convinti che non solo i risultati della ricerca, ma anche i dati sperimentali debbano essere “open”. Subito dopo l’annuncio dell’assegnazione del Premio Nobel, il 12 ottobre 2012 nella lista di discussione internazionale SPARC (moderata da Peter Suber, uno dei principali promotori dell’accesso aperto alla produzione scientifica) è apparso il seguente messaggio a firma di Ikuko Tsuchide, del Digital Repository Federation di Osaka: “Noi della comunità KURENAI - Kyoto University Research Information Repository siamo orgogliosi di sottolineare che il nostro repository giapponese fornisce in accesso aperto la versione finale d’autore dei lavori originali del Professor Shinya Yamanaka, a cui quest’anno è stato assegnato il Premio Nobel per la Medicina e Fisiologia. In particolare si segnala che il suo lavoro di ricerca chiave - Induction of pluripotent stem cells from adult human fibroblasts by defined factors, pubblicato sulla rivista Cell il 30 novembre 2007 – che ha determinato l’assegnazione del Premio, è stato depositato in KURENAI il 22 febbraio 2008 nella collezione del Center for iPS Cell Research and Application dell’Università di Kyoto”.

È proprio in memoria di un premio Nobel, quello del 1923 in Medicina, assegnato per la scoperta dell’insulina al fisiologo ed endocrinologo canadese Frederick Grant Banting (assieme a John James Rickard Macleod) che si celebra la giornata del 14 novembre come giornata mondiale del diabete. Banting, figura assai interessante e curiosa, come documentato dall’ottima biografia di Michael Bliss era nato appunto il 14 novembre 1891 e divise la sua parte del premio con il suo assistente Charles Herbert Best che – a suo dire – lo meritava di più rispetto a Macleod, il quale a sua volta lo condivise con James Bertrand Collip. La polemica sorta allora sulla scoperta dell’insulina non ha cessato di incuriosire storici e scienziati di tutto il mondo e, sebbene la figura chiave da tutti riconosciuta sia quella di Banting, numerose sono le dispute scientifiche sulla scoperta di questo ormone fondamentale ancora a distanza di novant’anni.

Oggi, stabilita da tempo la data del 14 novembre in onore di Banting, numerose sono le iniziative a carattere informativo che si sono legate all’edizione 2012. Blog, portali, e comunità web 2.0 hanno costituito un'unica grande rete sociale grazie a strumenti tecnologici che hanno consentito a milioni di persone di connettersi via chat sui canali più disparati, dalle reti sociali come Facebook dove Daniela D’Onofrio, curatrice del Portale Diabete, ha creato una sorta di “comunità di pratica” costituita da pazienti e medici di grande prestigio, e dove si trova anche la pagina personale di Camillo Ricordi, frequentatissima da malati, colleghi ed interessati: non a caso lo scienziato italiano è stato definito dal magazine Wired “una rock star in laboratorio”. Quest’anno per il 14 novembre è stata anche aperta una apposita chat sul microblog di Twitter, (hashtag: #wddchat12) dove in tempo reale decine di migliaia di tweets inviati da persone di tutto il mondo scorrevano al ritmo di un centinaio all’ora. Anche grazie a iniziative come queste, si diffonde la sensibilizzazione su una delle più diffuse malattie croniche, che ancora oggi porta alla morte, o a condizioni di invalidità e sofferenza moltissime persone nel mondo, e rispetto alla quale passi avanti decisivi sono ormai a portata di mano. A patto, però, che si abbia fiducia nella ricerca e nella collaborazione scientifica orizzontale e che si investa a sufficienza, come argomenta Ricordi in un suo recente libro, La fine del diabete. Prospettive mediche e alleanze mondiali verso la cura definitiva scritto assieme a Daniela Ovadia, giornalista scientifica con una formazione in medicina e neuroscienze e collaboratrice di numerose testate tra le quali Le scienze e Mente e cervello: “La storia del diabete è lunga quanto quella dell’umanità, ma negli ultimi decenni è forse giunta a una svolta grazie alle maggiori conoscenze acquisite sul funzionamento del pancreas, delle isole pancreatiche, del sistema immunitario e di tutti gli elementi coinvolti nel controllo della glicemia. È un risultato frutto del lavoro congiunto di migliaia di ricercatori in tutto il mondo, esperti che dovrebbero essere messi nella condizione di lavorare al meglio e di interagire tra loro, perché solo con una visione strategica collaborativa della ricerca si può sperare di battere definitivamente malattie complesse e diffuse come il diabete”.

Antonella De Robbio

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