SOCIETÀ

Economia veneta: segnali di ripresa

"Nel corso del 2013 si è progressivamente arrestato il calo dell’attività industriale della regione, che nell’ultimo trimestre ha esibito alcuni segnali di ripresa. Alla ancora debole domanda interna, frenata dalla dinamica dei consumi delle famiglie e degli investimenti delle imprese, si è contrapposto un andamento più favorevole delle esportazioni". È questa la foto scattata dalla Banca d’Italia sull’economia del Veneto e sulle trasformazioni avvenute nel recente periodo di crisi, presentata nell’Archivio Antico del Bo.

La produzione industriale delle imprese, con almeno 10 addetti, è stata sospinta dagli ordinativi dall’estero (3%), mentre la domanda interna è rimasta debole (-1%). Nel primo trimestre 2014 è proseguito l’aumento della produzione industriale (3,9% rispetto al trimestre corrispondente) a cui ha contribuito anche il miglioramento degli ordinativi interni. Con la domanda estera che beneficia della ripresa dell’area dell’euro, mentre fino alla scorso autunno la produzione veneta prendeva soprattutto la strada verso i nuovi  Paesi emergenti.

Nel rapporto sull’economia del Veneto, curato dalla Banca d’Italia, sede di Venezia, viene analizzato, in particolare, il comparto manifatturiero regionale, che nel complesso ha ristagnato: "Ai cali nel settore dei beni per la casa - si legge - si sono affiancate la stagnazione nei settori della moda e la crescita nel settore dei macchinari. Le imprese esportatrici hanno registrato andamenti più favorevoli. La debolezza del quadro congiunturale e condizioni di offerta di credito ancora selettive hanno scoraggiato gli investimenti, ancora in calo. Le prospettive di investimento per il 2014 rimangono caute ma potrebbero risentire positivamente dell’avvio di una fase di ripresa e dall’allentamento delle condizioni di offerta del credito".

Nella relazione, presentata al Bo da Paolo Chiades e da Mariano Graziano (Divisione analisi e ricerca e ricerca economica territoriale della Banca d’Italia, sede di Venezia) si prende poi in esame il reddito disponibile della famiglie. La diminuzione registrata nel 2013 ha depresso i consumi e gli acquisti delle abitazioni. Di conseguenze le condizioni del mercato immobiliare residenziale sono rimaste negative, con prezzi e transazioni in calo. Il comparto delle costruzioni ha registrato un’ulteriore diminuzione  dei livelli di attività, sia nel segmento delle opere pubbliche, che continua a risentire delle debolezza della spesa degli enti locali, sia in quello privato, dove il calo degli investimenti è stato in parte attenuato dagli incentivi governativi alla riqualificazione abitativa. La riduzione dei consumi delle famiglie ha fatto sentire soprattutto i propri effetti nel settore del commercio. Ha ristagnato anche il turismo: la debole crescita delle presenze dall’estero non ha compensato la marcata riduzione di quelle dei turisti italiani.

Poche le note liete dal mondo del lavoro. L’occupazione ha registrato una diminuzione, in particolare tra i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, e il tasso di disoccupazione è aumentato, giungendo sui valori massimi degli ultimi vent’anni. Il numero delle procedure di crisi aziendale avviate è giunto sui livelli più elevati dal 2008 ed è aumentato il ricorso alla cassa integrazione straordinaria e alla mobilità. Dallo scorso autunno, tuttavia, con il miglioramento dei livelli di attività nel comparto industriale, il ricorso alla cassa integrazione ordinaria è diminuito. "Le condizioni occupazionali dei giorni sono rimaste critiche: nel 2013 - recita l’analisi della Banca d’Italia, sezione del Veneto - un quarto dei giovani con età compresa fra 15 e 24 anni risultava disoccupato; tra quelli occupati era inoltra aumentata la quota di quelli assunti a tempo determinato o a tempo parziale".

L’esame del settore del credito evidenzia poi negatività persistenti:  le condizioni di accesso ai finanziamenti sono rimaste selettive, diminuiti i finanziamenti bancari alle imprese, in calo anche i prestiti alle famiglie per consumi o acquisto di alloggi; le banche locali che fino al 2010 avevano concesso prestiti superiori rispetto agli istituti di credito ora si sono allineate al ribasso. Nel corso del 2013  il valore delle attività finanziarie complessivamente detenute dalle famiglie venete presso le banche è aumentato debolmente mentre la ripresa dei corsi azionari ha favorito una ricollocazione delle  attività verso i fondi comuni di investimento.

L’ultimo capitolo del rapporto della Banca d’Italia sul Veneto riguarda gli enti locali: un’attività modesta la loro, con contenimento della spesa corrente e un ulteriore calo degli investimenti; in un contesto di minori risorse ricevute dallo Stato sono cresciute le entrate tributarie. Si sottolinea, però, che l’utilizzo della leva fiscale è stato più contenuto rispetto alla media delle regioni a statuto ordinario. Infine, la Regione ha fatto ampio ricorso alle anticipazioni di liquidità per il saldo dei debiti commerciali del comparto sanitario " dove i tempi medi di pagamento sono leggermente diminuiti rispetto al passato, pur rimanendo ancora lontani da quelli prescritti dalle regole europee".

Valentino Pesci

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