UNIVERSITÀ E SCUOLA

Europa: un miliardo in ricerche che investono sul futuro

Gli studi sul grafene e il progetto di un cervello artificiale sono i vincitori del bando FET Future and emerging technologies, con cui la Commissione europea premia i migliori progetti che fondono scienza e tecnologia. I due progetti selezionati il 28 gennaio riceveranno un finanziamento di un miliardo di euro ognuno per i prossimi dieci anni, e coinvolgono ricercatori da almeno quindici paesi membri dell’Unione e quasi duecento istituti di ricerca. I fondi per il finanziamento provengono principalmente dal progetto Horizon 2020, attualmente in fase di discussione presso Parlamento e Consiglio europeo.

Il progetto Grafene – si legge nel comunicato – investigherà le straordinarie proprietà chimiche e fisiche di questo materiale a base di carbonio, che si è rivelato un conduttore migliore del rame (di cui attualmente c’è scarsità), è 100 volte più resistente dell’acciaio e ha proprietà ottiche uniche, e che si prevede essere il materiale innovativo del XXI  secolo al punto da sostituire il silicio nei prodotti elettronici. Il progetto è coordinato da Jari Kinaret della Chalmers University of Technology (Svezia) e riunisce 126 gruppi di ricerca accademici e industriali, a cui lavorano anche quattro premi Nobel (Andre Geim, Albert Fert, Klaus von Klitzing e Kostya Novoselov). Le applicazioni previste del nuovo materiale sono infinite e molto concrete: il sito del progetto parla di elettronica e strumenti ottici, ma anche di applicazioni mediche come la creazione di retine artificiali.

Come spiega Vittorio Pellegrini dell'Istituto di nanoscienze del Cnr, “ci saranno però novità  anche per le celle fotovoltaiche, nonché per i rivelatori di radiazioni del lontano infrarosso, che servono per la diagnostica dei cibi così come per la sicurezza negli aeroporti”. Ne beneficerà anche l’aeronautica: Airbus prevede già di sostituire le guaine in rame dei suoi aerei con materiali basati sul grafene, migliorandone quindi la resistenza alla corrosione e la protezione contro i fulmini. Il Cnr è uno degli enti italiani che partecipano a questo progetto, con due attività strategiche: una dedicata ai materiali compositi, l’altra concentrata invece sullo sviluppo di sistemi per applicazioni energetiche. Si prevede di realizzare una serie di prodotti che verranno poi commercializzati in tempi più o meno  brevi. In particolare, per il settore dell’energia, il Cnr si propone di realizzare serbatoi per l’idrogeno (finora ne esistono solo prototipi), necessari per le macchine del futuro, e di lavorare sui supercapacitori, cioè delle batterie che permettono di immagazzinare grandi quantità di energia e rilasciarle in pochi secondi, ideali per le automobili elettriche. Un ulteriore progetto si occuperà di sistemi fotovoltaici di terza generazione.

Riguarda invece un campo molto diverso l’altro progetto premiato, Human Brain Project, guidato da Henry Markram dell’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna, che si propone di comprendere e simulare il funzionamento del cervello umano, dando nuovo impulso allo sviluppo delle neuroscienze e della neuro-informatica. I risultati del progetto porteranno a classificazioni e diagnosi più accurate delle malattie psichiatriche e neurologiche, e avranno un notevole impatto sulla realtà industriale del supercalcolo e sulle tecnologie informatiche in genere. Il progetto HBP non intende entrare in competizione con gli altri grandi studi sul cervello (come il Connectome Project, Brain Molecular Anatomy Project, Cold Spring Harbor Laboratory’s Projectome Project, che mappano la connettività neurale o i diversi tipi molecolari di neurone), o con il ruolo sempre più importante dell’International Neuroinformatics Coordinating Facility (INCF), ma si pone anzi come una infrastruttura che possa facilitare l’integrazione tra i progetti e creare nuove sinergie.

HBP si propone come un progetto ambizioso che richiederà uno sforzo di progettazione anche informatica senza precedenti, sfruttando tutte le possibilità offerte dal cloud computing e dalla capacità di elaborazione degli attuali supercomputer, per integrare sistematicamente tutti i dati disponibili in un  modello del cervello che possa tracciare le catene causali dal singolo gene alla capacità cognitiva. 

Il progetto – proprio per le sue implicazioni filosofiche , oltre che mediche –  ha registrato già in partenza critiche e scetticismo da altri studiosi, poco convinti della possibilità di modellizzazione del cervello umano, così infinitamente complesso, ma anche contrari alla presunta “industrializzazione delle neuroscienze” e alla visione materialista e riduzionista che tende a meccanizzare l’uomo, che il filosofo Patrick Juignet definisce un “uomo cosificato, privato della sua specificità umana”. Per chi ha fede nella scienza una grande opportunità per nuove scoperte, per i cinici un altro passo verso l’uomo artificiale.

Cristina Gottardi

POTREBBE INTERESSARTI

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012