UNIVERSITÀ E SCUOLA

Il Miur a sostegno dell’Open Access

“In un mondo che cambia rapidamente, oggi più che mai l’Europa deve dimostrare di essere capace di pensiero strategico”. Sono le parole del presidente della Commissione europea José Manuel Barroso a proposito del ruolo strategico che riveste l’accessibilità dei contenuti, e in particolare dei dati scientifici della ricerca, in un’Europa in movimento verso un’integrazione sempre più stretta e necessaria tra scienza e società. Parole riprese e fatte proprie a pochi giorni dalle elezioni, in un intervento apparso su La Stampa, dal ministro dell’Istruzione, università e ricerca Francesco Profumo. È importante, ha ribadito il ministro, che Horizon2020, il programma settennale di ricerca europeo che prenderà avvio nel 2014 ed erogherà 71 miliardi di euro (rispetto ai 50 del precedente), abbracci con chiarezza il principio in base al quale i risultati della ricerca prodotta con fondi pubblici debbano essere liberamente disponibili on line, con la modalità di comunicazione nota come “Open access”, spiegando così le motivazioni per cui si ritiene un “paladino dell’Open access”.

Ragioni portate dalla delegazione italiana anche in sede di Consiglio di competitività, nella riunione tenutasi a Bruxelles il 18 e 19 febbraio. Per l’Italia oltre al ministro dell’Istruzione, università e ricerca erano presenti il ministro per l'Europa e il sottosegretario di Stato del ministero per lo Sviluppo economico. Una versione provvisoria del verbale dell’incontro è disponibile sul sito del Consiglio d’Europa. Il funzionario della Commissione europea responsabile dell'Open access, Jean Francois Dechamp, del direttorato generale Ricerca e innovazione, riferisce che l'Italia ha espresso con convinzione la sua posizione a sostegno, e ha inoltre ringraziato il gruppo italiano per l’impegno e per il lavoro di lobbying che sta conducendo da anni. Dechamp ha sottolineando come la circolazione ottimale, l’accesso e il trasferimento della conoscenza scientifica siano uno degli obiettivi per la stabilizzazione di una efficace Area della ricerca europea, (Era, European Research Area).

In particolare in preparazione di questo incontro a Bruxelles la task force nazionale del progetto MedOANet - Mediterranean open access network, di cui fa parte il gruppo Open access della Crui - ha cooperato attivamente con il ministro e i suoi consulenti per fare il punto sulle iniziative Open access in corso e sull'infrastruttura italiana ove operano gli archivi istituzionali, a oggi comprendenti oltre 20.000 tesi di dottorato ad accesso aperto e nel rispetto dei diritti d’autore e delle norme sul copyright. Lo scorso 29 gennaio si è tenuta a Roma una giornata, organizzata dalla task force nazionale, in collaborazione con il Cnr e con patrocinio Crui, che ha visto la partecipazione di decisori politici e finanziatori del mondo della ricerca e delle università, nel corso della quale si sono messe a confronto alcune esperienze concrete di libero accesso ai risultati della ricerca e si è svolta una discussione tra i vari portatori di interesse sulle sfide normative ed economiche dell’accesso aperto. L’incontro è stato utile occasione di discussione sulle implicazioni strategiche, giuridiche e culturali della realizzazione di una policy per l’accesso aperto nelle istituzioni universitarie e di ricerca italiane.

Le task force nazionali hanno il compito di federare le attività nazionali, di favorire l’adozione di una policy nazionale sull’accesso aperto e di dare diffusione delle attività intraprese tramite l’organizzazione di un workshop nazionale. Sei i Paesi dell’area del mediterraneo coinvolti: Portogallo, Spagna, Francia, Italia, Grecia, Turchia. Ciascuno stato membro, in seno al progetto Medoanet, ha il compito di designare un punto di contatto nazionale, che si occupi di coordinare le attività previste dalla Raccomandazione europea sull’Oa, agire da interlocutore con la in materia di accesso aperto e conservazione a lungo termine dell'informazione scientifica, portare alla Comunità europea un resoconto degli effetti della raccomandazione, e informare la Comunità europea sulle azioni intraprese a seguito della raccomandazione, su ogni specifico punto, dopo diciotto mesi dalla pubblicazione della raccomandazione stessa e successivamente ogni due anni.

Alla task force italiana partecipano rappresentanti del gruppo Oa della Crui, degli enti di ricerca (Cnr, Enea, Infn, Iss, Ingv), dei finanziatori privati della ricerca (Telethon e Cariplo) oltre a esperti italiani dell'Open access. A far parte del gruppo – su suggerimento del ministro stesso- sono stati invitati anche i consulenti del ministro Profumo.

Nel corso del 2012 un sottogruppo della task force si è occupato della stesura di una proposta normativa sull'accesso aperto in Italia, che è stata di recente sottoposta al responsabile del Miur. È la prima volta che l'Open access viene portato all'attenzione del ministero con un documento propositivo. Secondo quanto si può leggere nell’articolo sopra ricordato, la prospettiva dell’Oa, con i vantaggi della libera circolazione di contenuti per la ricerca che comporta, è sostenuta con convinzione dal nostro Paese. In fin dei conti in campo scientifico siamo tutti  “nani sulle spalle dei giganti” e “salire sulle spalle di chi li ha preceduti “, ha scritto il ministro, serve a costruire una “cittadinanza scientifica” utile anche alle piccole e medie imprese.

Ci si può solo augurare che chi guiderà il Miur nel prossimo mandato, comprenda con altrettanta chiarezza – come del resto hanno già fatto da tempo i governi di paesi come gli Usa o la Gran Bretagna – che l’Open access è un modo di arricchire il capitale umano dell’Italia e dell’Europa e che è necessario continuare lungo la costituzione di una politica nazionale sull'Oa, con una policy Oa (vedi bozza) che si affermi in Italia nello spirito delle raccomandazioni della Commissione europea.

Antonella De Robbio

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