UNIVERSITÀ E SCUOLA

Publish or perish, all'italiana

A passo di lumaca, il Miur sta rendendo noti i risultati delle procedure per l’abilitazione scientifica 2012, che avrebbero dovuto concludersi originariamente nel giugno 2013, termine poi prorogato a settembre e poi a novembre. In ogni caso, le commissioni avrebbero dovuto concludere i loro lavori entro il 2013, ma i risultati in molti settori scientifico disciplinari non sono ancora stati resi noti, il che ha provocato la protesta di numerose associazioni scientifiche. Qui di seguito esaminiamo solo una parte dell’area umanistica, e cioè i risultati di Storia, tre settori di Diritto,  Filosofia politica e Scienza politica, Sociologia.

I numeri, prima di tutto. Si tratta di circa 4.000 candidati alle abilitazioni come professore di prima o seconda fascia, e come si vede dalle tabelle in coda al testo, in ogni settore hanno partecipato centinaia di candidati. La commissione di Storia contemporanea, ad esempio, avrebbe dovuto esaminare i titoli e le pubblicazioni di 541 candidati per un totale di 7.188 monografie, curatele o articoli, mentre la commissione di Sociologia ha ricevuto 7.752 lavori. Ma poiché i curricula dei candidati comprendevano anche pubblicazioni precedenti al 2002 (data limite fissata dal Miur), oltre a produzioni locali, minori o di tipo giornalistico, i commissari si sono trovati davanti a decine di migliaia di opere. La farraginosa macchina messa in moto dalla legge 240 del 2010 e dalle delibere Anvur, ha insomma assegnato alle commissioni un compito palesemente impossibile da realizzare nei termini di legge, quello di “valutare analiticamente” questa alluvione di libri e articoli.

Ha conseguito l’abilitazione circa il 31% dei candidati (tra prima e seconda fascia). Troviamo però forti differenze tra le percentuali di abilitati nelle diverse aree, in particolare per la prima fascia: nell’area 14, il settore Storia delle dottrine e delle istituzioni politiche ha visto idonei quasi la metà dei candidati, mentre per il settore di Sociologia generale, giuridica e politica è passato meno di un candidato su cinque. Per la seconda fascia, invece, si va dal 19,4% degli idonei per Sociologia dei processi culturali al 42% di Diritto comparato e Filosofia politica.

Poiché stiamo parlando di un gran numero di candidati, gran parte dei quali già interni all’università quindi vincitori di un concorso precedente, la distribuzione dei risultati avrebbe dovuto essere non troppo differente tra le varie aree, anche perché le mediane calcolate dall’Anvur non risultavano poi così differenti fra i settori. Come si sa, le mediane rappresentavano il valore numerico che divideva ogni categoria di candidati in due parti uguali: mentre nelle aree come medicina, biologia e “scienze dure” poteva chiedere l’abilitazione solo chi aveva una produzione scientifica uguale o maggiore della cifra calcolata dall’Anvur, nelle aree umanistiche tutti potevano presentare domanda e l’uso delle mediane era demandato alle commissioni.

Il risultato è stato che le commissioni hanno interpretato differentemente il loro ruolo e i loro poteri, richiedendo ai candidati livelli di produzione assai diversi e introducendo criteri supplementari, più o meno restrittivi, per l’abilitazione. Il modo con cui sono stati valutati parametri come “internazionalizzazione” e “coerenza con la disciplina” o “partecipazione a progetti di ricerca” è stato eterogeneo, così come il giudizio sull’importanza o meno di superare le mediane. Arrivando a casi limite per cui da un lato si è negata l’abilitazione a candidati che sulla carta superavano tutte e tre le mediane, dall’altro la si è concessa a candidati che superavano una sola mediana su tre.

Più che da differenze soggettive tra valutatori “severi” e “indulgenti”, i risultati di questo universo di circa 4.000 candidati sembrano il frutto di una forte arbitrarietà, originata dalle regole ambigue, confuse e contraddittorie partorite dal Miur e dall’Anvur. Oggi l’attenzione è concentrata sui risultati ma, ragionando in un’ottica meno miope, il vero problema è come ci si è arrivati – basti ricordare il “balletto” delle mediane calcolate, ritirate, ricalcolate e ripubblicate talvolta dopo che le commissioni avevano già iniziato i loro lavori.

Alcune commissioni (come Storia medievale) hanno ad esempio attribuito notevole importanza alle esperienze didattiche, altre non hanno nemmeno menzionato la questione. Che dire, inoltre, della commissione di Storia contemporanea, che si trova di fronte un candidato con “innumerevoli esperienze didattiche e di ricerca compiute soprattutto in Usa”, insieme a “una produzione a dir poco imponente che lo qualifica tra i maggiori esperti nel nostro paese degli argomenti da lui studiati” e poi gli nega l’abilitazione per “mancanza di adeguate esperienze organizzative nel campo accademico”?

I casi di giudizi sostanzialmente positivi seguiti poi da bocciatura per carenza di “internazionalizzazione” o di “coerenza col settore disciplinare” sono parecchi e daranno origine ad altrettanti ricorsi. Al riguardo, a un recente convegno sulla ricerca organizzato da Roars, il giurista Sabino Cassese ha espresso ironicamente la sua valutazione: “I miei allievi avvocati ringraziano, perché ci saranno centinaia di ricorsi al Tar. I miei allievi magistrati amministrativi avranno molto da lavorare nei prossimi mesi e anni e saranno loro, non la comunità dei medici, a decidere se un chirurgo è abile o no”.

Nel processo si sono probabilmente inseriti anche calcoli corporativi. In un’epoca di risorse estremamente scarse, infatti, il meccanismo che si è immediatamente avviato è quello di bandire le chiamate (selettive e nel rispetto dei vincoli del turn-over) nelle aree dove i dipartimenti dispongono di candidati interni abilitati (la cui promozione costa una frazione di ciò che costa l’assunzione di un esterno) e di rinviarli a tempi migliori per le altre aree. Questo significa che il futuro dell’insegnamento e della ricerca per molti settori scientifico disciplinari dipenderà non da necessità “oggettive”, o da priorità definite all’interno di un dibattito trasparente, ma dalla “disponibilità” di abilitati. Pochi abilitati, pochi posti, molti abilitati, molti posti: i numeri fanno capire che alcune commissioni erano coscienti di questa dinamica, altre no.

La lettura dei giudizi sul sito del Miur e i primi ricorsi al Tar del Lazio hanno rinfocolato le polemiche giornalistiche: l’attenzione si è concentrata su alcuni settori (come Storia antica) dove si segnalavano casi di “vincitori noti in anticipo”. In altre parole, i quotidiani accusavano le commissioni di aver manipolato i risultati per favorire raccomandati, fedelissimi dei “baroni” e altri membri della Casta o aspiranti tali.

Ma, come ha scritto Francesco Coniglione su Roars, i professori universitari “non sono postelegrafonici” e quindi si tratta di un’ottica sbagliata: “In un sistema normale che premia il merito scientifico, il fatto che si sappia in anticipo chi vincerà un certo concorso deve essere ritenuto la condizione normale e non può essere considerato affatto una patologia”. Per quale motivo? Perché “prima di arrivare ad una valutazione (come l’Asn), lo studioso ha pubblicato articoli e volumi, ha frequentato congressi, fa parte di società scientifiche (...) Insomma uno studioso degno del nome è conosciuto molto prima del momento in cui si sottopone a valutazione, specie in settori concorsuali molto specialistici e per le fasce più alte delle qualificazioni”. La valutazione è quindi “il momento finale in cui viene formalmente riconosciuto un consenso e una stima già socialmente consolidata nella comunità scientifica. Ecco allora che è del tutto possibile prevedere i vincitori di tale valutazione: anzi, se così non fosse, si dovrebbe sospettare che la commissione abbia adoperato criteri del tutto arbitrari”.

La verità è che il debole e incostante giornalismo italiano si è rilevato una volta di più incapace di percepire la dimensione sistemica del processo di abilitazione scientifica nazionale, senza comprendere che si trattava di un’operazione illusionistica, in cui la macchina burocratica gigantesca e inefficiente messa in piedi all’italiana doveva operare essenzialmente per rinviare i concorsi e mascherare il drastico calo di organici in atto all’università con chiacchiere sul merito e la trasparenza. Con coerenza degna di miglior causa, i tre ultimi governi hanno operato per risparmiare sugli stipendi, indifferenti alla qualità della didattica e della ricerca, nonché al futuro dell’università.

L’introduzione di criteri bibliometrici come le mediane (all’estero oggetto di critiche scientifiche approfondite) avrà invece un effetto semplicissimo: quello di adeguare anche l’università italiana alla logica del Publish or Perish, che forse permette di punire i “fannulloni” ma non garantisce affatto migliori risultati per la ricerca. Peter Higgs, che ha ottenuto il Nobel nel 2013, ha detto recentemente che per anni non ha pubblicato nulla e che, nel 1964 quando ipotizzò l’esistenza del bosone, “nessuno ci credeva, nessuno voleva lavorare con me”. Da allora, in 50 anni, ha pubblicato meno di dieci articoli scientifici. Insomma, non avrebbe superato le mediane e sarebbe stato invitato dal Miur e dall’Anvur a cercarsi un altro lavoro.

Fabrizio Tonello

 

Abilitazione Scientifica Nazionale 2012 - I fascia Macrosettore Settore scientifico Candidati Abilitati Percentuale abilitati
11/A2 Storia moderna 90 30 33,3
10/D1 Storia antica 45 15 33,3
11/A1 Storia medievale 49 19 38,8
11/A3 Storia contemporanea 116 40 34,5
12/B2 Diritto del lavoro 34 13 38,2
12/D1 Diritto amministrativo 116 34 29,6
12/E2 Diritto comparato 97 25 25,8
14/A1 Filosofia politica 50 19 38,0
14/A2 Scienza politica 65 14 21,5
14/B1 Storia delle dottrine e delle istituz. politiche 57 27 47,4
14/C1 Sociologia generale 148 29 19,6
14/C2 Sociologia dei processi culturali 84 31 36,9
14/D1 Sociologia dei processi economici, del lavoro, dell'ambiente 69 21 30,4
  TOTALI 1.020 317 31,1

 

 

Abilitazione Scientifica Nazionale 2012 - II fascia Macrosettore Settore scientifico Candidati Abilitati Percentuale abilitati
11/A2 Storia moderna 236 93 39,4
10/D1 Storia antica 158 42 26,6
11/A1 Storia medievale 172 56 32,6
11/A3 Storia contemporanea 425 173 40,7
12/B2 Diritto del lavoro 78 25 32,1
12/D1 Diritto amministrativo 256 75 29,3
12/E2 Diritto comparato 186 78 41,9
14/A1 Filosofia politica 200 84 42,0
14/A2 Scienza politica 153 55 35,9
14/B1 Storia delle dottrine e delle istituz. politiche 177 63 35,6
14/C1 Sociologia generale 424 71 16,7
14/C2 Sociologia dei processi culturali 283 55 19,4
14/D1 Sociologia dei processi economici, del lavoro, dell'ambiente 221 71 32,1
  TOTALI 2.969 941 31,7

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