SCIENZA E RICERCA

Sopravvissuto ai dinosauri: lo storione oggi è in pericolo

Nel 2010 l’Iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura) ha definito gli storioni come il gruppo a maggior rischio di estinzione a livello globale. Questi “fossili viventi” sono comparsi oltre 200 milioni di anni fa, 130 prima dell’estinzione dei dinosauri, ma negli ultimi decenni quasi tutte le 28 specie, distribuite in Europa, Asia e nord America, hanno subito un drammatico declino. Le principali cause sono l’eccessiva pressione di pesca e l’alterazione dei loro habitat naturali come  le regimentazioni dei corsi dei fiumi e gli sbarramenti che impediscono le migrazioni riproduttive di queste specie che risalgono i fiumi  per riprodursi.

In Italia, fino agli anni Settanta erano presenti tre specie di storioni: lo storione Comune (Acipenser sturio), lo storione Ladano o beluga (Huso huso) e lo storione Cobice (Acipenser naccarii), endemico della regione Adriatica e dei suoi principali fiumi in Italia, ex Iugoslavia e Albania. Questa specie è l’unica a essere ancora presente nelle nostre acque, grazie alla passione di un acquacoltore di Orzinuovi, Giacinto Giovannini, che alla fine degli anni Settanta trasferì circa 50 giovani storioni Cobice nel suo impianto di troticoltura, ignaro del fatto che quel gruppo di animali sarebbe diventato una preziosa risorsa per la conservazione della specie. Alla fine degli anni Ottanta, raggiunta la maturità, questi animali sono stati riprodotti con successo in maniera controllata con tecniche incruente e gli avannotti generati nell’allevamento di Orzinuovi iniziarono a essere rilasciati nelle acque libere nell’ambito di diverse azioni di ripopolamento effettuate grazie all’impegno di amministrazioni provinciali e regionali, di parchi e riserve naturali, dell’Enel, e con il sostegno economico della Comunità europea. 

Purtroppo da oltre 30 anni non si hanno notizie di riproduzioni spontanee in ambiente naturale e la conservazione di questa specie è ancora strettamente legata alle attività di ripopolamento mediante il rilascio di individui nati in cattività. Diversi sono i gruppi di animali acquistati da amministrazioni ed enti e mantenuti come futuri riproduttori con l’obiettivo di rendersi autonomi nella produzione di giovani da rilasciare in natura. Tuttavia, in questi piani, un aspetto fondamentale della conservazione di specie a rischio di estinzione è stato fortemente trascurato: la tutela della diversità genetica.

Il gruppo di ricerca di cui faccio parte, quello di ecologia molecolare del dipartimento di Biologia dell’università di Padova, si occupa da anni di diversi aspetti della genetica degli storioni. Per quanto riguarda in particolare la conservazione dello storione Cobice il nostro obiettivo principale è stato quello di valutare il grado di diversità genetica nei diversi stock di riproduttori e di fornire le linee guida per la costituzione di un piano di incroci per preservare la variabilità residua della specie.

Sono stati analizzati i profili genetici di centinaia di animali dei diversi stock e per ognuno è stata determinata la coppia di genitori e il grado di parentela con gli altri animali. Si è così evidenziato come quasi tutti gli stock siano costituiti prevalentemente da animali imparentati il cui incrocio a scopo di ripopolamento è assolutamente da evitare. Inoltre sono stati identificati e isolati animali appartenenti a specie non autoctone o a ibridi tra specie diverse che negli storioni sono fertili e potrebbero quindi essere riprodotti con gravi conseguenze sull’integrità genetica della specie. Infine è stato riscontrato come l’unico stock di “prima generazione” sufficientemente eterogeneo e quindi utilizzabile per la programmazione di un piano di incroci a lungo termine sia ancora quello di Giacinto Giovannini che, avendo mantenuto nelle sue vasche alcune decine di animali per ogni incrocio effettuato in questi 25 anni, ancora una volta ha dato un contributo decisivo alla tutela di questa specie. È poi di questi giorni il completamento di un dettagliato piano di incroci a lungo termine nel quale si suggeriscono le combinazioni ottimali tra i riproduttori disponibili in modo da massimizzare la frazione di diversità trasmessa alle generazioni future.

Questa specie, spesso indicata come a fortissimo rischio di estinzione e poco studiata, è in realtà oggetto di numerosi studi scientifici e di attività di recupero faunistico, che hanno portato oggi a poter disporre di quegli stock di riproduttori in grado di consentire un efficace proseguimento di un piano di recupero. L’attività necessita però di approcci adeguati nelle diverse fasi: dalle analisi genetiche preliminari alla produzione di soggetti idonei al ripopolamento allevati secondo le regole della fitness for survival, al monitoraggio dell’efficacia dei rilasci in natura.

Ci auguriamo che i risultati ottenuti possano costituire uno stimolo per gli enti che si occupano di gestione delle risorse naturali a considerare l’opportunità di una stretta collaborazione con il mondo della ricerca. Troppo spesso nel nostro paese esiste uno scollamento tra questi due mondi. È emblematico il fatto che le specie di storione meno a rischio di estinzione siano quelle del nord America, dove il supporto alla gestione ambientale è sempre un adeguato studio scientifico.

Leonardo Congiu - membro dell’Iucn Sturgeon Specialist Group

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