SOCIETÀ

È l’uomo che divora la tigre

Prima le buone notizie: in India, in sette anni, gli esemplari di tigre sono passati da poco più di 1.400 a 2.226. Una popolazione in crescita segnalata dall’ultimo censimento su vasta scala, i cui risultati sono stati diffusi nei giorni scorsi dal Wwf. Oltre 800 esemplari in più. I dati incoraggianti che emergono dal report Status of Tiger in India - realizzato dalla National Tiger Conservation Authority del governo indiano e diffuso dal ministro dell’Ambiente, Prakash Javadekar - sono il risultato del potenziamento delle Tiger reserves e delle altre aree protette. All'inizio del ventesimo secolo in India vivevano circa 100.000 tigri, nel corso dei decenni, poi, si è registrata una diminuzione significativa e costante degli esemplari, fino ad arrivare a poco più di 1.400 individui segnalati nel censimento del 2008. Il primo colpevole è il bracconaggio. “Intraprendere un censimento su questa scala riflette la dedizione, l'esperienza e la leadership della National Tiger Conservation Authority indiana - ha dichiarato nei giorni scorsi Mike Baltzer, responsabile del Wwf Tigers Alive Initiative, commentando la notizia sull’incremento degli esemplari - Tuttavia questo impegno rischia di essere annullato dalla piaga del bracconaggio, per questo è imperativo per tutti i governi dei Paesi che ospitano la tigre intensificare gli sforzi per raggiungere l’obiettivo bracconaggio zero”. Trofei, amuleti, vestiti rituali realizzati con la pelliccia: i bracconieri cacciano e uccidono le tigri e molti altri animali che ora rischiano l’estinzione. Dal 2 al 6 febbraio, in Nepal, si tiene uno dei più importanti incontri anti-bracconaggio, il simposio Bracconaggio zero in Asia (Zero poaching in Asia), evento che riunirà 13 governi asiatici, con l'obiettivo di lanciare iniziative coordinate a livello continentale. Un simposio che farà anche il punto sui risultati finora raggiunti da TX2 del Wwf, progetto internazionale che ha come obiettivo quello di raddoppiare il numero di tigri presenti in natura entro il 2022, impedendone così la scomparsa. Negli ultimi 100 anni la popolazione è diminuita del 97%, oggi ne restano circa 3.200.

In Asia, come in Africa, il bracconaggio ha una lunga storia e, negli ultimi anni, il fenomeno si è intensificato rendendosi, se possibile, ancor più pericoloso. I bracconieri si sono organizzati formando veri e propri eserciti, muniti di fuoristrada, armi e mezzi aerei. “In alcuni casi arrivano a depredare perfino le aree protette – spiega il Wwf - Drammatico è il caso del parco nazionale di Garamba dove alcuni di questi gruppi hanno portato la popolazione di elefanti in un solo anno dai 22.000 esemplari a meno di 2000. Tristemente famosi sono anche i cacciatori sudanesi che hanno quasi portato all’estinzione il rinoceronte bianco”. E a proposito di rinoceronti, nel 2014 è stato raggiunto il record di bracconaggio in Sudafrica, con 1.215 rinoceronti uccisi. I dati diffusi nei giorni scorsi dal governo sudafricano mostrano che, nel 2014, ogni mese, più di 100 rinoceronti sono stati illegalmente uccisi, con un aumento del 21% rispetto al 2013. Ennesimo crimine di natura denunciato dal Wwf, in vista della riunione sul commercio illegale di specie selvatiche che si terrà a marzo, in Botswana. Tigri, elefanti, rinoceronti ma anche gorilla. È di questi giorni la notizia della candidatura all’Oscar 2015 di Virunga, documentario dedicato al più antico parco africano, creato nel 1925 nella Repubblica Democratica del Congo, già patrimonio dell’Unesco, dove vivono 200 degli 800 gorilla di montagna ancora presenti in tutta l’Africa. Animali a rischio d’estinzione, minacciati non solo dai bracconieri, ma anche dai piani di esplorazione petrolifera all’interno del parco stesso.

Francesca Boccaletto

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