SCIENZA E RICERCA

Agli albori dell'Universo

Qual è la natura delle stelle che formano gli ammassi globulari, le stelle più ‘vecchie’ del nostro Universo? Quali sono gli elementi chimici che compongono questi corpi risalenti a 13 miliardi di anni fa? Si tratta di domande che non hanno ancora una risposta certa, a cui cercherà di dare il proprio contributo scientifico Anna Fabiola Marino, giovane ricercatrice attualmente in forza all’Australian National University di Canberra, grazie a un progetto dal titolo Building up the Milky Way Halo in the era of multiple stellar populations finanziato con circa 170.000 euro dalla Commissione europea nell’ambito delle azioni Marie Skłodowska Curie. La giovane scienziata rientrerà all’università di Padova alla fine del 2018 e condurrà le sue ricerche sotto la supervisione di Giampaolo Piotto, docente del dipartimento di Fisica e Astronomia “Galileo Galilei”. 

“Studierò gli ammassi globulari – spiega – cioè quei sistemi stellari che ospitano le stelle più antiche dell’Universo, quelle che sono apparse per prime dopo il Big Bang. In questo modo raccoglieremo informazioni cruciali sia per capire i processi di formazione stellare avvenuti agli albori dell’universo, ma anche per comprendere come si siano formati gli elementi chimici, che poi sono gli elementi che compongono tutto l’universo, inclusi i pianeti”.

Per condurre lo studio Anna Fabiola Marino lavorerà con telescopi da terra, in particolare con il Very Large Telescope dell’European Southern Observatory in Cile, e utilizzerà spettrografi ad alta risoluzione per la determinazione del contenuto chimico. “In tutti gli istituti in cui ho lavorato – racconta la giovane scienziata – ho avuto il privilegio di collaborare con i maggiori esperti nel mio settore e questo mi ha permesso di acquisire delle tecniche di analisi e interpretazione dei dati che al momento sono lo stato dell’arte nel tipo di ricerca di cui mi occupo. Il lavoro consiste nell’analisi di spettri stellari, dunque di dati spettroscopici, e nell’utilizzo di modelli di atmosfere stellari (i più realistici che abbiamo oggi a disposizione) per interpretare quei dati, quegli spettri”. Marino si occupa principalmente dello studio degli ammassi globulari, un filone di ricerca molto attivo negli ultimi anni. Parte della sua attività, tuttavia, è rivolta anche allo studio delle abbondanze chimiche nelle stelle che non appartengono a questi sistemi, ma che sono comunque considerate tra le più antiche.

Foto: ESA/Hubble & NASA, Acknowledgement: Judy Schmidt

Dopo una laurea e un dottorato in Astronomia all’università di Padova nel 2010 – ottenuto quest’ultimo in cotutela con la Pontificia Universidad Católica de Chile a Santiago – Anna Marino vince una fellowship al Max Planck Institute for Astrophysics di Garching in Germania dove rimane per tre anni. Trascorre i cinque successivi in Australia, alla Research School of Astronomy & Astrophysics dell'Australian National University di Canberra. Qui vince anche un Discovery Early Career Research Award, un finanziamento triennale di circa 200.000 euro ottenuto dall'Australian Research Council. Durante il periodo trascorso all’estero avvia una fitta rete di collaborazioni internazionali, oltre che con istituti australiani e tedeschi, anche con colleghi americani all’università del Texas, allo Space Telescope Science Institute, e all’università di Harvard.

Ora, grazie al finanziamento europeo, la giovane studiosa tornerà a Padova con un ricco bagaglio di conoscenze e competenze in ambito scientifico. Ma non solo, tiene a precisare: “L’esperienza all’estero mi ha arricchita sicuramente dal punto di vista professionale, ma anche umano. Ho imparato a gestire un gruppo, a rendere piacevole e allo stesso tempo produttivo il lavoro all’interno di un team di ricerca”. E conclude: “Per chi fa ricerca ritengo sia fondamentale un periodo di mobilità in istituti esteri, per instaurare una rete di rapporti internazionali e per rendere più solida la propria preparazione. Una volta acquisite queste competenze, però, dovrebbe esserci la possibilità di tornare in Italia su base meritocratica”.

All’università di Padova Anna Fabiola Marino collaborerà non solo con il gruppo di Giampaolo Piotto, ma anche con il team di Paola Marigo e di Antonino Milone, vincitore nel 2017 di un finanziamento da parte dell’European Research Council. L’intenzione, inoltre, è di avvalersi anche della fitta rete di rapporti internazionali instaurata durante gli anni trascorsi all’estero. Un aspetto, questo, che la studiosa ritiene cruciale per il progetto.

Monica Panetto 

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