SOCIETÀ

Meno bambini “fuori famiglia”, con il sostegno ai genitori

Le situazioni di povertà della famiglia, legate a problemi economici o abitativi non poco frequenti negli ultimi anni, sono tra i fattori che possono provocare l’intervento dei servizi sociali e l’allontanamento del bambino dai propri genitori. Accanto a condotte di abbandono e trascuratezza o a problemi, ancor più gravi, di tossicodipendenza. In Italia nel 2010 i minorenni in affido familiare o in comunità sono quasi 30.000, in aumento del 24% rispetto a dieci anni fa. Poco meno di 3 ragazzi tra 0 e 17 anni ogni 1.000 coetanei. Nello stesso anno le accoglienze sono circa 13.000, mentre i ragazzi tornati a casa poco più di 10.000: è questo il saldo dei “fuori famiglia”.

In un momento storico in cui la crisi economica morde anche le relazioni familiari, e le risorse da destinare alle politiche sociali sono in diminuzione, ripensare la gestione dei servizi sul territorio diventa così strategico. Il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, l’università di Padova (ex dipartimento di scienze dell’educazione, Laboratorio di ricerca e intervento in educazione familiare) e dieci città italiane destinatarie di specifici fondi per l’infanzia (Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Torino, Venezia) rispondono con il Programma di intervento per prevenire l’istituzionalizzazione (Pippi). Lo scopo è di ridurre il numero di ragazzi a rischio di allontanamento dalla famiglia e il bilancio del primo biennio di lavoro è positivo.

Punto di forza del progetto la collaborazione tra le diverse componenti istituzionali, sociali e private del territorio in “un’ottica di comunità educante”. Il supporto alla genitorialità e l’assistenza alla famiglia costituiscono l’asse portante dell’intervento che avviene attraverso percorsi di educativa familiare, collaborazione tra scuola, famiglia e servizi socio-sanitari, famiglie di appoggio e gruppi con i genitori in difficoltà. “Al termine dei primi due anni di lavoro – spiega Paola Milani, docente del dipartimento di filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia applicata di Padova – si riconosce un miglioramento della situazione rilevata all’inizio del percorso e un abbassamento del livello di rischio nelle famiglie coinvolte”.

Lo strumento di monitoraggio è la scheda RPMonline, creata dall’università di Padova nel 2008. Strumento che presto diventerà una app grazie al dipartimento di ingegneria dell'informazione per consentire un utilizzo più facile da parte degli operatori, ma anche dei bambini e dei loro genitori. Novantuno le famiglie “target” che hanno aderito al programma, altre 41 famiglie a rischio medio alto seguite con protocolli standard sono state assunte come gruppo di “controllo”. Nessun bambino delle 91 famiglie target è stato allontanato dal proprio nucleo familiare, a fronte invece del 19% del gruppo di controllo. Nella metà dei casi si è registrato un alleggerimento degli interventi dovuto al miglioramento della situazione familiare. Nel 10% dei casi le famiglie lasciano il programma in quanto non più a rischio e solo nel 6% circa si rileva un peggioramento della condizione iniziale. Ben diversa la situazione nel gruppo di controllo in cui nessuna famiglia vede un miglioramento, ma anzi si riscontra un peggioramento nel 56% dei casi. “Alla luce di questi risultati il ministero ha deciso di finanziare il programma anche per il biennio 2013/2014 – sottolinea Paola Milani –, periodo durante il quale sarà consolidato il modello ed esteso a tutte le famiglie attualmente seguite dai servizi socio-sanitari delle città partner, per un totale di circa 300 nuclei familiari e 500 operatori”. Ma l’interesse viene anche da regioni al momento al di fuori della sperimentazione che si sono fatte avanti per poter adottare il protocollo sperimentale.

A livello internazionale sono già attive esperienze di questo genere che hanno in comune l’obiettivo di prevenire l’allontanamento dei bambini dalla famiglia d’origine e ad esse si rifà l’esperimento italiano. Tra queste Looking after children in Inghilterra, Grandir Ensemble, Programme d'aide personnelle, familiale et communautaire, Action intersectorielle pour le développement des enfants et leur sécurité (AIDES) in Québec. In Francia, in particolare, dal 2007 vige una legge di Riforma e protezione dell’infanzia che sancisce un modo di lavorare con i bambini a rischio di allontanamento che mira a sostenere la genitorialità.

In Italia, la novità introdotta dal progetto sta nel ripensamento dei servizi esistenti in un’ottica diversa e nell’elaborazione di un “kit di strumenti” di intervento omogenei e condivisi a livello nazionale, su cui si è investito molto anche in termini di formazione degli operatori. Mossa che, a quanto pare, risulta vincente.

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