SCIENZA E RICERCA

Pesticidi e parassiti: un'interazione fatale per le api

Il loro numero è in costante diminuzione: si parla di una riduzione delle colonie pari al 40-60% tra Stati Uniti, Europa e Giappone. La moria delle api rimane al centro dell’agenda dei ricercatori, impegnati da anni a capire i motivi della morte degli insetti, tra i più fondamentali per il mantenimento dell’equilibrio in natura. Se tra le cause certe, come specificato anche in un recente rapporto dell’agenzia europea per l’Ambiente c’è il metodo di concia pneumatica con cui i semi dei campi vengono trattati attraverso l’uso di svariati pesticidi, dagli Stati Uniti arriva un altro studio che mette in evidenza l’interazione esistente  tra contaminazione da pesticidi e gli attacchi di parassiti che portano alla morte dell’apis mellifera

I ricercatori americani affermano su Plos One che l’esposizione ai pesticidi sia in grado di alterare il sistema immunitario dell’ape, rendendola maggiormente suscettibile all’attacco da parte di un parassita molto aggressivo: la nosema ceranae. I pesticidi erano stati accostati fino ad ora solo alla sindrome di spopolamento degli alveari o Cdc (Colony collapse disorder). Mai prima si era ipotizzata il loro coinvolgimento nell’aumento del rischio di un attacco da parte di parassiti. Sotto osservazione finiscono soprattutto i funghicidi che non si pensava potessero creare problemi alle colonie di api. 

La ricerca presentata dagli scienziati dell’università del Maryland e del dipartimento dell’Agricoltura è in grado di spiegare i motivi che si celavano dietro al gran numero di api morte negli alveari, impossibili da ricondurre alla sindrome di spopolamento visto che la Cdc colpisce un’intera colonia e non solo parti di essa. I ricercatori dopo aver raccolto campioni di polline da coltivazioni di angurie, mirtilli rossi e altri campi coltivati della costa Est degli Stati Uniti hanno notato che le api alimentate con questi campioni hanno mostrato significativi segni di declino nella loro resistenza alle infezioni da parte della Nosema ceranae. I campioni mostravano segni di contaminazione di almeno nove agenti chimici tra pesticidi e funghicidi. Otto di questi associabili alla diminuita resistenza al parassita. Il confronto ha permesso anche di ricavare un’ulteriore informazione: le api esposte ai funghicidi mostravano il triplo delle possibilità di essere attaccate dalla Nosema ceranae. Un rilievo di non poco conto: usati in modo massiccio essi si ritenevano innocui per le api, essendo stati creati per attaccare i funghi, soprattutto quelli delle coltivazioni di mele, e non gli insetti. “L’evidenza scientifica sul modo in cui interagiscono i pesticidi sulle api sta aumentando - spiega Dennis vanEngelsdorp, a capo del gruppo di ricerca - penso sia il caso di rivalutare il metodo di classificazione dei funghicidi adoperati in agricoltura”.

Insomma, la recente messa al bando per due anni da parte dell’Unione europea di alcuni tipi di pesticidi della famiglia dei neonicotinoidi potrebbe non bastare per garantire alle api di sfuggire alla continua moria di questi ultimi anni. “La soluzione è ben lontana dall’essere trovata - conclude vanEngelsdorp - il problema è più complesso del previsto e non basterà di sicuro mettere al bando un solo prodotto per salvare questi insetti”. 

Mattia Sopelsa

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