SCIENZA E RICERCA

Un sorriso vi farà dimagrire

Lo sappiamo noi tutti che esibiamo un giro vita esteso: correre o andare in palestra non è sufficiente a buttar giù la pancia e per perdere peso. Hai voglia di sgambettare e sudare, il risultato (il più delle volte) è che perdi qualche etto mentre ti aspettavi di perdere molti chili. È davvero frustrante. Tu pensi di bruciare calorie su calorie con jogging, stretching, improbabili danze e faticoso sollevamento di pesi e non succede quasi niente. Il guaio è che spesso vedi il tuo vicino di casa o il tuo collega di palestra smagrire a vista d’occhio, correndo e sollevando e sudando la metà di quanto corri e sollevi e sudi tu. Come mai?

Già, come mai? Perché non sempre l’esercizio fisico produce una congrua perdita di peso? E perché, al contrario, talvolta quella congrua perdita di peso si verifica? Per rispondere a queste domande non basta l’aneddotica. Occorre una seria analisi scientifica. Ma l’analisi scientifica è piuttosto complessa. Perché nella relazione tra peso del corpo ed esercizio fisico entrano in gioco un’infinità di variabili, non tutte facilmente controllabili. Si va dalla diversità umana (genetica e non solo), per cui la medesima causa produce su individui diversi effetti diversi, al comportamento a tavola (la dieta). Al sorriso.

Sì, avete letto bene: al sorriso. Perché gli effetti ponderali delle nostre stille di sudore dipendono anche dal piacere o dalla sofferenza che percepiamo mentre le produciamo. Se sorridi mentre corri o sollevi pesi o anche solo passeggi, la probabilità di perdere un congruo numero di etti aumenta.

No, non stiamo evocando un misterioso ed etereo “potere della mente” di scuola new age. Ma una tangibile relazione tra sforzo fisico, dieta e, appunto, piacere. Così come emerge da una ricerca in tre fasi pubblicata sulla rivista  Marketing Letters dalla francese Carolina O. C. Werle (Grenoble Ecole de Management) con gli americani Brian Wansink (Cornell University di Itacha, New York) e Collin R. Payne (University of New Mexico di Las Cruces).

Come ogni buona ricerca scientifica, anche quella sugli effetti dello sforzo fisico con il sorriso tende a corroborare o a falsificare una teoria. E la teoria psicologica è che gli Homo sapiens tendono a compensare la fatica con il piacere. Fatto uno sforzo si gratificano con un consumo edonistico.

Quello che è importante non è solo (non è tanto) che la fatica sia reale. Basta che sia percepita. Se uno sforzo reale non è percepito non c’è neppure ricerca della gratificazione edonistica.

I tre ricercatori hanno tentato di verificare quanto questa teoria conservi la sua validità nello sforzo fisico (con conseguenze sulla perdita di peso). Nella prima fase della loro ricerca hanno ingaggiato 56 donne adulte, molte delle quali sovrappeso. A metà di loro hanno proposto di percorrere un miglio come esercizio fisico. Dopo avrebbero mangiato. All’altra metà hanno proposto di percorrere lo stesso miglio, ma presentandolo come una passeggiata piacevole da allietare con l’ascolto della musica. Alla fine del percorso a entrambi i gruppi è stato chiesto di valutare la lunghezza percorsa e le calorie perdute: nessuna differenza. Eppure le prime apparivano molto più affaticate e scontrose delle seconde. Uno stato d’animo che ha avuto riscontri a tavola. Le donne che hanno percepito la passeggiata come esercizio fisico si sono avventate su cibi meno salutari delle altre. Finendo per assumere molte più calorie di quelle perdute.

Simile risultato si è avuto con un esperimento analogo, quando 46 adulti, per la gran parte maschi, sono stati reclutati per una passeggiata di un miglio. A metà del gruppo è stato detto che si trattava di un esercizio fisico all’altra metà di una piacevole passeggiata. Alla fine i due gruppi avevano due possibilità: mangiare una barretta di cioccolato o una di cereali (la confezione era identica). Ebbene i primi hanno scelto in prevalenza il cioccolato, i secondi hanno scelto i cereali.

In un terzo esperimento sono stati scelti 230 partecipanti tra i 16 e i 67 anni a una gara di corsa, con traguardi a 5 e 10 chilometri. E, potete ormai prevederlo, alla fine dei due traguardi coloro che avevano interpretato la corsa come un’esperienza piacevole hanno mangiato meno e più sano di quelli che, invece, l’avevano interpretata come una fatica.

Risultato. La ricerca pubblicata su Marketing Letters corrobora la teoria della ricerca del compenso edonistico dopo uno sforzo (percepito).

Morale, per voi salutisti. Fate le vostre passeggiate, le vostre corse, il vostro stretching o il vostro sollevamento pesi con il sorriso sulle labbra, guardando il paesaggio, ascoltando musica o, anche, rincorrendo i vostri pensieri liberi e la probabilità che non cercherete una ricompensa alimentare per tanto sudore aumenterà. E, con essa, aumenterà la probabilità di perderla, finalmente, quella imbarazzante pancetta.

Morale, per voi consumatori. Non è un caso che una ricerca (seria) come questa compaia su una rivista, Marketing Letters, che si interessa del mercato e dei suoi agenti. Ogni vostro (ogni nostro) comportamento viene studiato. E magari c’è già qualche creativo al lavoro che sta elaborando suadenti proposte di consumo per coloro che corrono col sorriso sulle labbra.

È la “neuroeconomics”, bellezza.

Pietro Greco

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