SCIENZA E RICERCA

La Cannabis è leggera o pesante?

“Dato l’interesse generale, ai sensi dell’articolo 3.5.3 del Regolamento di funzionamento del Consiglio superiore di sanità, ritengo opportuna la pubblicazione del parere reso dal Consiglio superiore di sanità sulla c.d. “cannabis light”, in data 10 aprile 2018, ricordando che anche sui profili relativi alla liceità della vendita lo scorso 17 aprile il precedente Ministro ha chiesto un parere - ad oggi non ancora reso per i necessari approfondimenti istruttori - alla Avvocatura dello Stato e alle altre Amministrazioni competenti.” Il ministro della Salute Giulia Grillo.

Dopo avere preso visione dei documenti reperibili sul sito del ministero della Salute, propongo alcune considerazioni personali con la speranza di informare ulteriormente il cittadino italiano sul dibattuto argomento della cannabis light (CL). Si deve ricordare che: a) la pianta Cannabis sativa L., compagna di Homo sapiens da tempi immemorabili, contiene un migliaio di diverse sostanze (fito-cannabinoidi, flavonoidi, terpeni, etc.) per la maggior parte ancora sconosciute in ambito medico; b) l’effetto terapeutico dell’intera pianta è molto diverso dall’effetto dei singoli fito-cannabinoidi e viene indicato come effetto entourage, risultato della favorevole interazione tra i vari componenti della pianta. Il concetto è simile a quello espresso nell’aforisma aristotelico “Il tutto è maggiore della somma delle sue parti” dove il tutto è rappresentato dalla pianta di Cannabis e le parti dai singoli fito-cannabinoidi. Il fatto che sapiens abbia fatto uso di Cannabis (a scopo rituale, religioso, medicinale, alimentare, tessile) per migliaia di anni, in moltissime regioni del pianeta, sembra testimoniare la non pericolosità della pianta, bensì la sua utilità in vari ambiti della vita di sapiens.

Di tutte queste sostanze, contenute anche nella CL, il cannabidiolo (Cbd) è il principale fito-cannabinoide presente in concentrazioni variabili tra il 10 e 20%, capace di mitigare gli effetti psicotropi tipici dell’altro fito-cannabinoide, il D9-tetra-hidro-cannabinolo (Thc), e dotato di altri effetti, anche terapeutici, come quelli ansiolitico ed antiepilettico. Lo studio del Cbd è iniziato solo recentemente, per cui nessuno può rispondere alla domanda circa i possibili effetti a lungo termine del consumo di CL da parte di individui eterogenei per età, cultura, stato di salute con connesse terapie farmacologiche, semplicemente perché nessuno ha studiato l’argomento. Il bassissimo contenuto di Thc (0.2-0.6 %) associato all’elevato contenuto di Cbd tipici della CL potrebbe si, teoricamente, causare effetti psicotropi ma solamente in soggetti estremamente sensibili o in soggetti che consumino, intenzionalmente, dosi molto elevate di CL (maggiori di 2-3 grammi per singola assunzione, per via respiratoria) rappresentando perciò, nell’adulto, un problema più teorico che pratico. La situazione è più complessa nei soggetti adolescenti o ancora più giovani, in cui il sistema nervoso centrale (Snc) è in via di maturazione, in quanto il Sistema endo-cannabinoide, sul quale il Thc agisce, è fondamentale per lo sviluppo del Snc.

Il parere negativo del Consiglio superiore di sanità sulla CL, si richiama al cosiddetto “principio di precauzione” proprio perché gli studi scientifici disponibili non permettono di risolvere la questione da un punto di vista scientifico. D’altra parte, nei casi in cui la scienza non fornisce dati certi le istituzioni ricorrono, talvolta, al “principio di precauzione“ che a volte, però, può assumere il significato del detto veneto "stare da la parte del formenton".… Anche perché in altri casi emblematici non è stato utilizzato. 

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012