SOCIETÀ

Nuova leader al WTO: possibile un cambio di rotta?

E il turno dell’economista nigeriana Ngozi Okonjo-Iweala, ex ministra delle finanze nel suo paese, a dirigere l’Organizzazione mondiale del commercio, la WTO. E dalle dichiarazioni pubbliche appena rilasciate questo potrebbe essere, forse, anche l’inizio di una fase di cambiamento a lungo atteso per l’organizzazione internazionale i cui meccanismi sembrano essersi bloccati da anni. 

Sessantasei anni, di cui 25 passati come economista alla Banca Mondiale e con due mandati da ministro delle finanze e ministro degli esteri nel suo paese, Okonjo-Iweala ha un dottorato preso all’MIT e fa parte dei consigli di amministrazione di diverse aziende. 

Fino a poco tempo fa era anche membro del board di GAVI, l’alleanza internazionale per i vaccini a composizione pubblico-privata che è tra i sostenitori dello sviluppo del Covax, una iniziativa che spinge per l’accesso ai vaccini contro il Covid-19 nei paesi a basso reddito, di cui il nostro Pietro Greco aveva già parlato qui su Il Bo Live con Covax, per un vaccino ad accesso universale.


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In Nigeria, dove proprio per lei era stato creata una sorta di posizione di super ministro che coordinava altri ministeri, Okonjo-Iweala ha messo la priorità nella lotta alla corruzione. Nel suo libro Fighting corruption is dangerous, pubblicato nel 2018 per la MIT Press, l’economista fa un quadro delle molteplici facce della corruzione e racconta, offrendo molti casi concreti, quali siano i modi per combatterla. Sono in molti a scrivere sui media internazionali che la sua esperienza nigeriana sarà molto utile per il lavoro che la neo direttrice si trova a dover affrontare nel corso del suo mandato e nella sua capacità di scegliere le cause da affrontare con decisione.

Salute ed economia sono intimamente legati

Forse il primo elemento di novità rappresentato da questa nuova direttrice sta proprio qui, nell’aver subito individuato quale sarà la sua prima linea di azione, in un modo per nulla scontato e smarcandosi da molti altri attori del contesto economico: il fatto di tenere insieme, e non contrapporre, i temi della salute con quelli dell’economia. 

Preoccupata dell’impatto immenso della pandemia sull’economia globale, Okonjo-Iweala appena nominata ha dichiarato che in questo momento la sua priorità è lavorare per modificare i trattati e superare le restrizioni alle esportazioni di vaccini e materiali sanitari necessari a combattere la pandemia. 

“Finché non risolviamo le questioni di salute pubblica relative alla pandemia, non potremo davvero mettere a posto l’economia” ha detto ai microfoni di Michel Martin, giornalista della National Public Radio americana, la NPR (l'intervista, in inglese, è ascoltabile qui di seguito). Quando parliamo di vaccini, ha aggiunto la Okonjo-Iweala, le persone si concentrano sulle questioni terapeutiche e diagnostiche, ma in realtà si tratta comunque di prodotti commerciali che devono essere prodotti, venduti e scambiati tra paesi. E gli attuali accordi commerciali rischiano di rallentare molto questo scambio necessario.

Una WTO ferma da troppo tempo

Okonjo-Iweala ha fatto della riforma del WTO uno dei pilastri della sua campagna al ruolo di direttrice. L’Organizzazione, infatti, è in stallo da parecchi anni. 

La WTO dovrebbe occuparsi delle persone, ha esplicitato Okonjo-Iweala, e ha come obiettivo fin dalla sua fondazione quello di migliorare gli standard di vita, di creare occupazione e sostenere lo sviluppo economico. 

Oltre alla questione della stretta connessione tra salute ed economia, la nuova direttrice ha posto l’attenzione, nel suo discorso di inizio mandato a Ginevra, il 1 marzo, sul fatto che non si potrà continuare a fare business as usual, perché il mondo non aspetta. “Dobbiamo cambiare fondamentalmente approccio, dai dibattiti e dai giri di consultazione dobbiamo arrivare a produrre risultati veri e propri” ha sottolineato, perché il mondo oggi non ha più chiaro il ruolo della WTO né è a conoscenza del lavoro che viene fatto al suo interno. 

Okonjo-Iweala sprona i membri della WTO a parlare tra di loro, a confrontarsi concretamente, per rendere l’organizzazione “più responsabile e di riferimento per le persone che deve servire - i normali uomini e donne e bambini” che da una azione più incisiva di questa organizzazione potrebbero trarre beneficio. 

Un particolare focus naturalmente Okonjo-Iweala lo pone sul meccanismo di gestione dei conflitti commerciali, che è ormai paralizzato da anni. La WTO avrebbe infatti come obiettivo primario proprio quello di agire come luogo di risoluzione di questi conflitti. Ma il meccanismo, che prevede un voto unanime da parte di tutti i paesi membri, è bloccato. Il sistema dei veti incrociati rende impossibile qualsiasi risoluzione. E come abbiamo visto negli ultimi anni, i paesi decidono spesso di andare per la strada di accordi bi o multi-laterali, esonerando di fatto la WTO dal suo ruolo fondativo.

Okonjo-Iweala ha anche puntato il dito contro l’inadeguatezza dei sistemi di regole della WTO rispetto al panorama contemporaneo dell’economia mondiale. Le regole esistenti sono del tutto inadeguati per i mercati online e per l’economia digitale. 

I have said it. It cannot be business as usual.

La riforma dei TRIPS? Almeno ora se ne discute

Uno dei punti chiave del discorso di Okonjo-Iweala nel suo primo giorno da direttrice è stato quello sulla richiesta, da parte di molti paesi, di ottenere una deroga ai TRIPS nel contesto della corsa alla produzione e distribuzione dei vaccini anti-Covid. 

I TRIPS, i trattati sulla proprietà intellettuale, sono uno dei pochi trattati in vigore siglati dalla WTO nel corso degli anni ‘90, dopo il cosiddetto ciclo di negoziazioni Uruguay round. Avversati da una parte consistente della società civile da fine anni ‘90 a inizio del nuovo secolo per il rischio concreto che il rispetto della proprietà intellettuale finisse con il confliggere con le esigenze e i diritti di accesso ai farmaci e ad altri beni essenziali da parte soprattutto dei paesi più poveri, i TRIPS sono tornati ora al centro della discussione in merito ai brevetti sui vaccini anti Covid19. 

E adesso un numero crescente di paesi a basso reddito ne chiede appunto se non l’abolizione perlomeno la messa in pausa. Consapevole della situazione di enorme disuguaglianza nell’accesso ai trattamenti e ai vaccini da parte di molti paesi poveri, Okonjo-Iweala ha ricordato che oggi la capacità produttiva mondiale è di circa 3,5 miliardi di dosi di vaccino, ma che ne servono circa tre volte tanto. “È molto difficile, dobbiamo concentrarci sul lavorare con le aziende per aprire le licenze e avviare molti più siti di produzione nei paesi emergenti e nei paesi a basso reddito - ha affermato Okonjo-Iweala - Dobbiamo farle lavorare con noi sulla condivisione delle conoscenze e sul trasferimento tecnologico.” L'idea è di aprire questa discussione alla prossima convention mondiale delle aziende in attesa di ragionare su una vera e propria deroga dei trattati. E ha fretta, la neo direttrice, che infatti sottolinea più volte “Dobbiamo fare presto, perché possiamo salvare delle vite”.

Naturalmente non è affatto scontato che tanta energia dia frutti concreti, perché la complessità di queste organizzazioni internazionali è tale che qualsiasi riforma richiede che molti pezzi diversi si incastrino in modo coerente per funzionare. Ma non c'è dubbio che la WTO abbia la necessità di un profondo cambio di passo se vuole rispondere alle sfide reali, necessarie e molto sentite che stiamo affrontando in questo periodo e garantire la sua stessa sopravvivenza. 

 

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