SOCIETÀ

Ján Kuciak, Martina Kušnírová e il loro contributo per la difesa dei diritti umani

Il 21 febbraio 2018 Miroslav Marcek e suo cugino Tomas Szabó si dirigono verso un piccolo paese a circa 65 km da Bratislava. I due conoscono bene quelle strade, ci sono stati più volte si scoprirà in seguito, e sempre per fare dei sopralluoghi. Ma cosa ci fanno un ex poliziotto e un ex soldato in un anonimo paesino slovacco? I due devono compiere un lavoro, uno di quelli ben pagati da persone facoltose.

Il 21 febbraio 2018 i due killer sono pronti a mettere per sempre a tacere chi con i suoi articoli stava dando fastidio a qualche importante personaggio di spicco slovacco. Marcek varca la soglia di casa di Ján Kuciak, lo uccide sparandogli nel petto ed uccide anche Martina Kušnírová, la ragazza del giovane giornalista. Tutto questo mentre Szabó lo stava aspettando fuori con il motore acceso per scappare nel nulla. E nel nulla per qualche giorno sembrava fosse finita l’intera vicenda. i due ragazzi morti sul colpo non sono stati trovati per quattro giorni e forse quest’attesa qualcuno sperava non finisse mai. 

Dell’omicidio però si sono scoperte molte cose, come ad esempio chi è stato il killer, l’ex soldato reo confesso Miroslav Marcek condannato dalla Corte Suprema slovacca a 25 anni di carcere, chi era l’autista, Tomas Szabó  ma non si è arrivati ancora ad una verità giudiziaria su chi siano stati i mandanti.

Ciò che è certo è che Jan aveva già ricevuto delle minacce, o quantomeno una telefonata dai toni molto duri. Dall’altra parte della cornetta c’era un potente uomo d’affari, Marian Kočner, imprenditore nel settore televisivo, degli investimenti e nel settore immobiliare. Jan aveva indagato a fondo sulle attività di Kočner riuscendo a cucire una trama apparentemente molto intricata.


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Il 3 settembre 2020, con una sentenza che è stata definita “scandalosa” e che portò un moto di sgomento nell’opinione pubblica slovacca, il tribunale speciale slovacco di Pezinok ha assolto l'oligarca Márian Kocner dall'accusa di essere stato il mandante dell'assassinio dei due giovani. Assolta anche la collaboratrice di Kocner, Alena Zsuzsova, figura che ufficialmente avrebbe dovuto essere la traduttrice del potente uomo d’affari ma che di fatto ha su di lei un’ombra molto fitta. Secondo uno degli imputati infatti, sarebbe stata proprio Zsuzsova ad ingaggiare i killer, pagandoli tra i 35mila e i 40mila euro.

I due sono stati assolti ma la sentenza è durata poco perché nel giugno scorso la Corte suprema slovacca l’ha annullata. Il tribunale penale specializzato di Pezinok dovrà quindi riconsiderare le accuse contro l'imprenditore Marian Kočner e contro la sua collaboratrice intima Alena Zsuzsova. L’annullamento della sentenza di primo grado è stata motivata con queste parole da Peter Paluda, presidente della Camera della corte suprema: "Il Tribunale di primo grado si è pronunciato prematuramente, non ha accertato adeguatamente i fatti e non ha esaminato tutte le circostanze rilevanti per la decisione".

Il lavoro del giornalista, che collaborava con la testata slovacca Aktuality.sk, era lungimirante e complesso. Jan infatti aveva pubblicato una serie di articoli sulla corruzione di alcuni membri del governo slovacco in carica e, al momento del suo omicidio, stava indagando sul collegamento tra personalità politiche e imprenditoriali slovacche e criminalità organizzata italiana, nello specifico la 'Ndrangheta.

Una vicenda che quindi ci riguarda da molto vicino. Ci riguarda anche perché Jan non era solo, il ragazzo collaborava con una rete di giornalisti investigativi di cui fa parte anche l’italiana IRPI.

Cecilia Anesi conosceva bene Jan: “Era da più di un anno che si collaborava assieme - ha dichiarato la giornalista ai nostri microfoni -. Jan era un giovanissimo giornalista d'inchiesta e data journalist slovacco. Era molto appassionato nel fare ricerche complesse, tra intrecci societari e criminalità organizzata. In quel periodo era molto interessato ai fondi europei e a come venivano spesi. Era un appassionato e facendo ricerche sul tema aveva trovato anche presenze criminali calabresi. Jan faceva parte della rete di cui anche IRPI stava lavorando e così è iniziata la collaborazione. Aveva il sospetto di avere per le mani qualcosa di grosso. Lui lavorava anche sulle inchieste sull’imprenditore slovacco Kocner, che poi è stato accusato di essere la mente dietro l'omicidio".

Il tribunale penale specializzato di Pezinok dovrà quindi riconsiderare le accuse contro l'imprenditore Marian Kočner e contro la sua collaboratrice intima Alena Zsuzsova

L’omicidio del giornalista e della sua ragazza è stato un episodio che ha scosso emotivamente l’opinione pubblica al punto da scatenare reazioni violente in tutta la Slovacchia, portando oltre 60.000 persone a marciare per le vie di Bratislava: la più grande manifestazione dalla caduta del comunismo. Le conseguenze dal punto di vista politico sono state devastanti e hanno visto le dimissioni del Primo Ministro slovacco Robert Fico, del ministro dell’Interno e del Capo della Polizia.

Per ricordare i due ragazzi e per accendere un faro sull’importanza della libertà di stampa sabato 25 settembre alle ore 17.00, nell’Aula Nievo di Palazzo Bo, il Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali (SPGI) dell’Università di Padova e il Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” organizzano una cerimonia in onore di Ján Kuciak e Martina Kušnírová.

Ad aprire la commemorazione saranno Telmo Pievani, Delegato del Rettore per la Comunicazione Istituzionale dell’Università di Padova, e Karla Wursterova, Ambasciatrice della Repubblica Slovacca in Italia. Dopo l’introduzione di Sara Pennicino, professoressa di Sviluppo costituzionale e democratizzazione e Presidente del Corso di Laurea Magistrale in Diritti Umani e Governance Multilivello, verrà proiettato un video di Sofia Lissandron in onore di Kuciak e Kušnírová.

Seguiranno gli interventi di Pavla Holcová, fondatrice del Centro ceco per il giornalismo investigativo, e Giuseppe Giulietti, Presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana.

"Erano entrambi due grandi professionisti - ha dichiarato la professoressa Sara Pennicino -. Jan era il giornalista investigativo che ha scatenato l'ira dei killer mentre Martina è stata una vittima indiretta, che però condivideva con lui i valori di giustizia. L'evento nasce proprio come un riconoscimento da parte degli studenti del Master e del dipartimento nei confronti dei due ragazzi e dei loro valori. Il premio viene proprio dagli studenti ed è un riconoscimento che hanno voluto dare a due persone che hanno votato la vita alla ricerca della giustizia e che credevano nello stato di diritto. Questa è una premessa fondamentale per per i diritti umani. All'evento ci saranno anche le famiglie presenti, papà e mamma di Jan e mamma di Martina". 

A conclusione della cerimonia, studentesse e studenti del corso di laurea magistrale in Diritti Umani e Governance Multilivello consegneranno proprio a Jozef Kuciak, Jana Kuciaková e Zlata Kušnírová, familiari di Ján Kuciak e Martina Kušnírová, una targa in cui si ricorda il contributo di Ján e Martina nella difesa dei diritti umani e dello stato di diritto.

È possibile seguire l'evento sia in presenza, che online. La partecipazione è libera, su iscrizione.

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