UNIVERSITÀ E SCUOLA

I costi dell'istruzione nei paesi OCSE

Scegliere di investire nell'educazione, per un paese, significa non solo promuovere la crescita economica e la produttività, ma anche favorire lo sviluppo e il benessere personale dei propri cittadini e cittadine e contribuire al superamento delle disuguaglianze. Per questo motivo, nel rapporto OCSE Education at a glance, pubblicato nel settembre del 2021, viene dedicato ampio spazio all'analisi dei fondi investiti dai paesi OCSE nell'istruzione, della provenienza di questi fondi e dei sostegni finanziari a beneficio di studenti e studentesse che desiderano completare il loro percorso formativo.

Completare l'istruzione terziaria aumenta sia le possibilità di trovare un impiego dopo aver finito di studiare, sia di guadagnare di più rispetto a chi non ha una laurea. In generale, quindi, investire tempo, energie e denaro nella propria educazione è un investimento a lungo termine. Le persone che hanno completato l'istruzione terziaria possono aspettarsi di guadagnare in media 7 dollari per ogni dollaro investito per pagare gli studi, per quanto ci siano delle differenze tra uomini e donne, per le quali le aspettative salariali sono ancora inferiori rispetto a quelle degli uomini.

I paesi dell'area OCSE investono tra il 7% e il 17% della loro spesa pubblica nell'istruzione, con una media dell'11%. Nel 2018 la quota che hanno speso in questo settore corrisponde in media al 4,9% del loro PIL: il 3,4% è stato destinato ai livelli di istruzione non terziaria e l'1,4% a quella terziaria, seppur con grandi differenze tra paesi.



Ma in che modo vengono divise le spese destinate a scuole e università tra pubblici e privati? Nei paesi OCSE, la spesa totale investita nell'istruzione proviene dai fondi pubblici per il 90% nei livelli di istruzione non terziaria e per il 66% in quella terziaria.
La quota investita da soggetti privati varia a seconda dei paesi e dei livelli di istruzione. Per la scuola primaria e secondaria inferiore, questa percentuale si aggira attorno al 9% e sale al 14% per quella secondaria superiore.

I fondi investiti dai privati svolgono invece un ruolo sempre più importante nel finanziamento dell'educazione terziaria e provengono per la maggior parte dalle famiglie, per il 72%. Questo dato, come viene sottolineato nel rapporto, alimenta il dibattito pubblico sull'equità dell'accesso all'istruzione.
In particolare, per quanto riguarda l'istruzione terziaria, se l'equilibrio tra fondi pubblici e privati, che dipende in gran parte dal costo delle tasse universitarie, si sposta troppo dalla parte di questi ultimi, il timore è che una buona fetta di potenziali studenti possano rinunciare a frequentare l'università a causa dei costi elevati.

In generale, in circa un terzo dei paesi analizzati, le tasse universitarie negli istituti pubblici sono aumentate almeno del 20% nell'ultimo decennio, per quanto ci siano molte differenze sia tra i diversi paesi, sia all'interno di questi ultimi.

È possibile individuare, all'interno dei paesi OCSE, tre diversi approcci per gestire i costi dell'istruzione terziaria. In alcuni di essi (Danimarca, Finlandia e Svezia) le tasse di iscrizione all'università sono molto basse o addirittura assenti. In altri (Australia, Cile, Inghilterra [Regno Unito], Lituania, Nuova Zelanda e Stati Uniti) invece, queste tasse sono elevate, ma lo sono altrettanto le possibilità di ottenere dei finanziamenti. Infine, esiste un terzo gruppo di paesi (Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia e Spagna) in cui le tasse universitarie sono moderate ma il sostegno finanziario è riservato a meno della metà degli studenti.

Assegni familiari, sgravi fiscali, prestiti e borse di studio sono le principali forme di supporto economico messe a disposizione nei diversi paesi per permettere a studenti e studentesse di sostenere i costi dell'istruzione e le spese vive che la vita da universitari spesso comporta.

In alcuni paesi, come Australia, Danimarca, Inghilterra, Nuova Zelanda, Svezia e Stati Uniti, il sostegno finanziario pubblico disponibile è destinato all'80% degli studenti e delle studentesse universitari. Altrove, come ad esempio in Cile, Finalandia e Lituania, questa quota oscilla tra il 55% e il 61%. In un altro gruppo di paesi, che comprende la Francia, l'Italia e la Spagna, gli studenti che ricevono delle sovvenzioni si aggirano tra il 34% e il 44%. Infine, in paesi come Austria, Belgio, Germania e Svizzera, solo il 25% di studenti e studentesse riceve un sostegno economico per l'istruzione terziaria.

Come sottolinea il report OCSE, l'erogazione di sovvenzioni economiche agli studenti e alle studentesse universitari è oggetto di un intenso dibattito che riguarda la definizione di politiche educative nazionali in diversi paesi. Il modo in cui vengono gestite le politiche di finanziamento allo studio, infatti, può avvicinarci oppure allontanarci dall'obiettivo finale di equità nell'accesso all'istruzione e, in sostanza, cambiare la vita di molti studenti e studentesse.

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