CULTURA

La prima cronista infiltrata della storia: 100 anni fa moriva Nellie Bly

Che ruolo occupano e che peso hanno oggi le donne nel giornalismo? Non è una domanda a risposta semplice. Che le donne dovrebbero avere, nel giornalismo come in qualsiasi altra professione, esattamente lo stesso spazio e gli stessi ruoli e le stesse possibilità che hanno gli uomini è ovvio. Ma è molto evidente che così non è. Basta guardare l’elenco dei direttori di giornale, le firme principali sulle prime pagine e sulle home page e via dicendo.

Gli effetti sono diversi. Non solo per la vita delle giornaliste, che fanno molta più fatica a vedere riconosciuto il proprio lavoro. Anche per la vita collettiva, che si priva del racconto, del punto di vista, delle interpretazioni e argomentazioni che sul mondo vengono dalle competenze, le sensibilità, le esperienze delle donne. Questo non è un problema nuovo. Era già molto evidente nelle prime fasi di sviluppo dei giornali e del giornalismo. E lo aveva molto chiaro Nellie Bly, senza dubbio una delle prime giornaliste che ha innovato non solo il modo di fare informazione ma di farlo espressamente guardando al mondo delle donne con uno sguardo e una attenzione che veniva loro sistematicamente negata. E la sua storia, recuperata e raccontata soprattutto negli ultimi anni, come ad esempio nel bel libro di Nicola Attadio Dove nasce il vento (ed. Bompiani), è un punto di riferimento e di ispirazione per chiunque faccia questa professione, quella di raccontare la realtà e di farlo con la speranza di cambiarla. 

The girl puzzle, il rompicapo delle ragazze

Nellie Bly, al secolo Elizabeth Jane Cochrane, era nata in Pennsylvania, in una famiglia benestante e piena di figli. Elizabeth ha in totale 13 tra fratelli e fratellastri. Alla morte improvvisa del padre, la famiglia si ritrova in una situazione di vero e proprio disastro finanziario e anche se all’inizio pare che lei possa avere abbastanza risorse per studiare, suo grande desiderio e aspirazione, nei fatti a 16 anni si ritrova in povertà, con le idee molto chiare ma pochissimi mezzi per realizzarle. Non vuole sposarsi né accettare un lavoro qualsiasi. Capisce da subito che se già è dura per una ragazza benestante poter scegliere che vita fare, per una ragazza povera è praticamente impossibile. 

È un periodo di grandi movimenti, quello. Sono in tanti a migrare verso le grandi città attratti dalla possibilità di lavorare. Sono in tanti a migrare dall'Europa verso l'America, convinti che lì ci siano molte opportunità e possibilità che nel vecchio continente sono del tutto precluse a chi non fa parte delle classi più agiate. Sono in tanti anche a soffrire gli effetti delle grandi disuguaglianze generate dallo sviluppo industriale, i ritmi di lavoro e le condizioni lavorative imposte da imprenditori senza scrupoli e interessati solo a diventare sempre più ricchi. Elizabeth, che legge compulsivamente libri e giornali, ha già ben chiaro che il mondo è un luogo difficile, che ci sono sfruttati e sfruttatori, che c’è chi si arricchisce e vive sulla pelle delle persone più deboli.

La sua vita cambia quando decide di rendere molto esplicito questo suo pensiero in risposta a un articolo apparso su un quotidiano della sua città, il Pittsburgh Dispatch. L’articolo, dal titolo “La sfera delle donne” è a firma di Erasmus Wilson, un giornalista dalla visione a dir poco conservatrice, tradizionale, che ritiene che il luogo predestinato per una donna sia la casa, il suo ruolo quello di occuparsi della famiglia. Wilson si spinge a definire una mostruosità il desiderio e la crescente tendenza delle donne di trovarsi un lavoro al di fuori delle mura domestiche. Nellie Bly decide di rispondere, con una lettera dai toni così accesi che convincono il giovane direttore del Dispatch a cercarne l’autrice e a pubblicarla. Bly, infatti, si è firmata Lonely Orphan Girl, la ragazza orfana solitaria. Un annuncio sul giornale risolve la questione, e a Elizabeth Cochrane viene offerta addirittura una collaborazione retribuita. Il 25 gennaio 1885 Nellie Bly, che ha scelto secondo l'usanza del tempo un nome di penna ispirandosi a una canzone di Stephen Foster, esce con il suo primo pezzo, Il rompicapo delle ragazze, in cui si occupa delle giovani donne senza mezzi, senza denaro, prive di una bellezza standard, le lavoratrici povere che sembrano non interessare nessuno. Quelle che nella vita fanno molta fatica a vedersi riconosciute, che non hanno occasioni. E le occasioni, se non ci sono, sostiene Cochrane, vanno create, le donne vanno messe in condizione di poter lavorare e di farlo senza essere discriminate.

Una storia grafica sulla vita di Nellie Bly - il video "Nellie Bly makes the News" di Penny Lane dal sito della rivista The Atlantic

Dalle fabbriche al Messico, il giornalismo undercover

In una continua partita a scacchi con il suo direttore, con gli inserzionisti e i vari benpensanti che sono infastiditi dai suoi articoli, Nellie Bly riesce a conquistarsi pezzi di terreno, realizzando inchieste sulle condizioni di lavoro delle operaie in una città, Pittsburgh, che è ormai un polo industriale a tutti gli effetti. Ma poi, per via delle polemiche nei confronti delle sue denunce, viene sempre riportata negli spazi dedicati a costume, società, giardinaggio. Temi ritenuti più consoni per una donna, insomma.

Lei poi si smarca, e addirittura propone una modalità di lavoro che diventerà ben più nota decenni dopo, quella del reporter undercover, e cioè di fare il suo lavoro esattamente come se fosse un’operaia, come se fosse una delle ragazze lavoratrici che sono ospitate nei dormitori gestiti dalle associazioni religiose e così via, senza dunque presentarsi come una giornalista, per poter raccontare la realtà così com'è, non abbellita ad hoc per il mondo esterno. Una forma di quello che poi diventerà il new journalism, il giornalismo anche narrativo sviluppato sul campo, vivendo assieme ai soggetti delle proprie storie.

Non si ferma qui, Nellie Bly. In occasione di una visita ufficiale di una delegazione messicana negli Stati Uniti decide di fare un viaggio in Messico, per raccontare di prima mano quel paese ai suoi concittadini. Un'idea ai limiti, per l'epoca, quella che una donna potesse viaggiare per lavoro in un paese sconosciuto e da sola. Su quest'ultimo punto Nellie cede e decide di farsi accompagnare dalla madre. Così passa in Messico, viaggiando un po' ovunque, cinque mesi e da lì manda moltissimi dispacci. Denuncia la mancanza di libertà di stampa e le grandi differenze tra il Messico e gli Stati Uniti. Al suo rientro, però, Pittsburgh non le basta più, anche perché nuovamente le propongono di tornare nei ranghi e di occuparsi di società.

Nel marzo 1887, Nellie Bly si trasferisce a New York.

La storia di Nellie Bly in un minuto - Women's History Minute - National Women's History Museum

Dieci giorni in manicomio

New York è già una metropoli. Ci vivono oltre tre milioni di persone, arrivate dal resto degli Stati Uniti ma, anche e soprattutto, dal resto del mondo. Da pochissimo tempo, Joseph Pulitzer ha rilevato il New York World e l’ha rilanciato seguendo la filosofia della penny press: un giornalismo fatto di inchieste sensazionali ma, anche grazie a una aggressiva politica di inserzioni pubblicitarie, alla portata delle persone normali, di tutti quei lavoratori e cittadini che popolano la grande città e che sono molto interessati a sapere cosa succede nei vari quartieri in continua espansione.

Nellie Bly arriva al New York World e si propone, come faremmo anche oggi, con il suo curriculum e le sue esperienze. Ma, sorpresa!, essendo una donna non riceve alcuna udienza. Allora si piazza davanti all’ufficio del direttore intenzionata a non andarsene. John Cockerill è obbligato ad ascoltare le sue proposte, per due stunt, due inchieste da farsi secondo il già testato metodo del reportage undercover. Bly propone di andare in Europa e tornare negli Stati Uniti assieme ai numerosissimi migranti, viaggiando in terza classe come loro. E, seconda proposta, di farsi passare per pazza entrando così nel manicomio femminile di Blackwell’s Island, da cui arrivano segnalazioni al giornale sulle condizioni critiche e terribili in cui sono tenute le pazienti.

Un inciso, per chi oggi studia giornalismo. Arrivare da un direttore con due proposte che corrispondono esattamente al tipo di inchieste e argomenti coperti da quel giornale e indirizzati esattamente al suo pubblico di riferimento è dimostrazione di grande capacità professionale. Significa che quel giornale, Nellie Bly, se l’è studiato bene e sa esattamente cosa può piacere al suo direttore e ai suoi lettori.

E così, il 22 settembre 1887 a Nellie Bly viene commissionata l’inchiesta che cambierà la sua vita, come reporter, e anche un pezzo di storia del giornalismo. Adottando un comportamento fuori norma e fingendosi pazza al ritorno nella boarding house dove alloggia, Bly riesce a farsi ricoverare e rimane nel manicomio, appuntando minuziosamente ogni dettaglio, per dieci giorni.

Il manicomio di Blackwell's Island è una trappola per umani. È facile entrarci, ma una volta che sei lì è impossibile uscirne.

Un successo immenso e soprattutto un risultato concreto

“Ho descritto la mia prima giornata nel manicomio. Le altre nove si sono svolte esattamente nello stesso modo." Il racconto di Nellie Bly, prima pubblicato sul giornale e poi raccolto in un libro intitolato “Ten days in a madhouse” per soddisfare le moltissime richieste, è molto minuzioso. "Nel raccontare questa storia mi aspetto di essere attaccata e contraddetta dalle molte persone che vengono qui esposte. Racconto in termini semplici e senza alcuna esagerazione, la mia vita nel manicomio per dieci giorni." 

Il cibo, dice Bly, era una delle cose più orribili. E perfino le donne affamate, soprattutto quelle internate da più tempo, facevano moltissima fatica a mangiare. Ma nulla era a misura di essere umano: bagni sporchi e acqua gelida, donne obbligate a stare nude al freddo; pazienti percosse e maltrattate, derise, strattonate per i capelli. Donne sane, o solo leggermente disorientate, o addirittura banalmente straniere e non in grado di farsi capire, potevano essere molto rapidamente internate grazie a una procedura sommaria che appiccicava loro velocemente e senza verifiche l’etichetta di matte.

Ci sono sedici dottori sull'isola, racconta Bly, e nessuno di loro ha mai espresso alcuna attenzione alle pazienti. Lei stessa, una volta arrivata, smette di recitare e si comporta in modo assolutamente normale e nonostante chieda più volte una verifica del suo stato di salute viene ignorata e le viene confermata in tre occasioni diverse la diagnosi di demenza. "Come può un dottore giudicare lo stato di salute mentale di una donna" chiede Bly, "salutandola solo velocemente al mattino e rifiutandosi di ascoltarla e di visitarla?"

A seguito della pubblicazione del reportage, Nellie Bly torna sull'isola con una commissione di inchiesta ufficiale. Nonostante questa seconda visita sia completamente diversa, perché l'istituzione ha fatto di tutto per presentarsi come decente e ben attrezzata, lei viene creduta. "Sono felice di poter dire che come risultato della mia presenza al manicomio e del racconto che ne ho fatto, la città di New York ha deciso di stanziare un milione di dollari l'anno per la cura delle persone malate di mente".

Nellie Bly raccontata da Massimo Polidoro nella sua "Stanza delle meraviglie"

In giro per il mondo in 72 giorni

Dall’esperienza su Blackwell’s Island in poi, Nellie Bly non si ferma. Va di nuovo undercover più volte: come donna in cerca di un lavoro a un'agenzia di collocamento; come operaia in un’industria; come ragazza madre che cerca di ‘collocare’ il figlio non desiderato; come prostituta. Insomma le storie di Nellie sono tutte tese a svelare le condizioni di discriminazione, sfruttamento, crudeltà, disparità.

Un vero e proprio caso internazionale, che la rende famosissima, è il giro del mondo in 72 giorni. Nellie Bly è stata una appassionata lettrice, anche dei romanzi di Jules Verne. Nell’autunno del 1888 inizia a lavorare per convincere, con tutta la sua tenacia, il direttore del giornale a lasciarla partire per un viaggio che lei sa di poter fare in qualche giorno in meno rispetto a quanto raccontato nel celebre romanzo. Parte un anno dopo, il 14 novembre del 1889: attraversa l’Atlantico, poi l’Europa, arriva in Asia, dove si ferma in Cina, in Giappone, in Sri Lanka, e infine torna negli Stati Uniti, sbarcando sulla costa ovest per rientrare a New York esattamente nei tempi previsti, il 25 gennaio 1890. In Francia, Nellie Bly incontra Jules Verne, ad Amiens, e lo intervista. 

Verso la fine del secolo, si prende infine una pausa dal giornalismo, per circa una ventina d’anni, per gestire le imprese del marito. Gli affari però vanno male, e con l’arrivo della I guerra mondiale Nellie Bly torna alla sua passione. Diventa così una delle prime reporter di guerra, sbarca sui fronti russo e serbo e racconta la guerra per il New York Evening Journal. Muore a New York, di polmonite, il 27 gennaio 1922.

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