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REPowerEU: il piano europeo per l’indipendenza energetica dalla Russia

Il 18 maggio la Commissione Europea ha presentato il piano energetico REPowerEU, di cui erano già stati anticipati gli obiettivi in una comunicazione dell’8 marzo. Allora, si parlava di rinunciare prima del 2030 ai 155 miliardi di metri cubi di gas che ogni anno l’Europa importa dalla Russia, con una riduzione di due terzi in un solo anno. Ora l’asticella viene messa ancora più in alto, perché “le recenti interruzioni di forniture di gas a Bulgaria e Polonia dimostrano l’urgenza di affrontare la mancanza di affidabilità delle forniture di energia dalla Russia” si legge nella presentazione del piano. Anche la Finlandia ha appena visto interrompersi i flussi russi di gas, che tuttavia costituiscono solo il 5% del mix energetico finlandese.

Con REPowerEU l’Europa ora punta a fare a meno di due terzi del gas russo entro fine anno e rinunciarvi completamente entro il 2027, data entro cui gli altri combustibili fossili in arrivo da Mosca (petrolio e carbone) saranno già stati ampiamente sostituiti. Al contempo l'Europa lavorerà su tre fronti fondamentali: il risparmio energetico, da realizzarsi tramite l’efficientamento dei dispositivi attraverso cui viene utilizzata l’energia; la diversificazione delle fonti di approvvigionamento; l’accelerazione dello sviluppo e delle installazioni di fonti di energia rinnovabile. Tali azioni energetiche congiunte serviranno a rimpiazzare i combustibili fossili impiegati in ambito domestico, industriale e nella produzione di energia elettrica.

L’emancipazione dai combustibili fossili russi è anche l’occasione per rivedere al rialzo gli obiettivi della transizione energetica: se il pacchetto Fit for 55 del Green Deal europeo prevedeva che nel 2030 il 40% del paniere energetico europeo sarebbe dovuto essere retto dalle energie rinnovabili, ora REPowerEU fissa al 45% quell’obiettivo. Ciò significa che al 2030 circa l’80% dell’energia elettrica europea dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili.

Il principale strumento di realizzazione del nuovo piano energetico sarà quello dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR) che dovranno venire aggiornati, con un emendamento, e ampliati in base ai nuovi obiettivi posti da REPowerEU, che complessivamente mette a disposizione quasi 300 miliardi di euro da qui al 2027.

Solo il 4% di questi investimenti (poco più di 10 miliardi di euro) saranno destinati a nuove infrastrutture per i combustibili fossili: per lo più per la diversificazione di approvvigionamenti di gas, GNL e ptetrolio. Il 96% (più di 280 miliardi di euro) servirà a finanziare la crescita delle rinnovabili (soprattutto solare ed eolico), l’idrogeno, le pompe di calore, l’efficientamento in ambito domestico e industriale, il biometano, e l’adeguamento della rete elettrica.

Accelerare le rinnovabili in Europa

Secondo dati Eurostat, nel 2020 oltre il 70% dell’energia disponibile in Europa proveniva dai combustibili fossili: quasi da 35% da petrolio e prodotti petroliferi, quasi il 24% dal gas naturale e l’11,5% dal carbone. Le fonti di energia rinnovabile pesavano per circa il 17,5%, mentre il nucleare per circa il 12,5%.

Ora l’Europa punta convintamente sull’aumento della percentuale di rinnovabili, con un piano interamente dedicato al solare, che assieme all’eolico guiderà la maggior parte della transizione energetica. La capacità di fotovoltaico installata dovrà raddoppiare entro il 2025 e raggiungere i 600 GW entro il 2030.

Nel 2020 l’Europa ha installato 18 nuovi GW di fotovoltaico, raggiungendo i 132 GW di capacità fotovoltaica installata. Per raddoppiare entro il 2025 e raggiungere i 600 GW al 2030 occorrerà installare circa 45 GW di fotovoltaico ogni anno.

Per raggiungere questo obiettivo REPowerEU prevede un’iniziativa dedicata all’installazione, obbligatoria, di pannelli fotovoltaici su tutti i nuovi edifici pubblici, commerciali e residenziali. Dovrà anche raddoppiare il tasso di installazione di pompe di calore elettriche (per cui sono previste agevolazioni fiscali nella cornice dell’efficienza energetica) che andranno a sostituire le caldaie a gas per il riscaldamento domestico, ambito in cui verrà sostenuto anche il geotermico e il solare termico.

L’ostacolo principale al decollo delle rinnovabili, specialmente in Italia ma non solo, è finora stato di natura burocratica e amministrativa. Per questo la Commissione Europea ha proposto una serie di emendamenti alla direttiva europea sulle energie rinnovabili volti a semplificare le procedure autorizzative in quanto le rinnovabili vengono viste come un “interesse pubblico prevalente”. Inoltre la Commissione invita gli Stati Membri a individuare le aree dedicate all’installazione degli impianti, mettendo anche a disposizione dei dataset e degli strumenti di mappatura digitale delle aree geografiche adatte.

La Commissione pone anche nuovi obiettivi per la crescita del biometano, la cui produzione europea dovrà salire a 35 miliardi di metri cubi l’anno entro il 2030, con il coinvolgimento della PAC (Politica Agricola Comune europea).

Risparmio, diversificazione, industria e trasporti

Altre misure di REPowerEU prevedono obiettivi più ambiziosi per il risparmio energetico (l’obiettivo viene alzato dal 9% al 13%), anche nel breve termine, dove comportamenti individuali più attenti possono ridurre la domanda di gas e petrolio del 5%.

Le azioni di diversificazione delle forniture serviranno a garantire i rifornimenti che cesseranno di arrivare dalla Russia e che viaggeranno invece dal mare del Nord, dall’Atlantico e dal Mediterraneo. L’Italia ad esempio ha già stretto accordi con Algeria e Azerbaijan, per quanto riguarda il gas via gasodotto, e Qatar, Congo, Angola e Stati Uniti per quanto riguarda il GNL in arrivo via nave.

Gli accordi già fatti per gas e GNL andranno fatti anche per l’idrogeno, anche se sulle sue modalità di trasporto non vi è ancora consenso. Come già fatto per l’acquisto dei vaccini, la Commissione Europea propone un acquisto comune dell’energia per tutti i Paesi membri.

Un ulteriore strumento che l’Europa potrà utilizzare per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili russi è non solo l’ETS (Emission Trading System), il sistema di scambio di cosiddetti crediti di carbonio secondo cui chi emette di più paga di più, ma anche un sistema di ricompense, pensato specialmente per le industrie, secondo cui chi si impegna a ridurre le proprie emissioni ottiene una forma di beneficio economico.

La Commissione darà anche indicazioni sull’utilizzo dei PPA (Power Purchase Agreements) che offrono una forma contrattuale (tra privati o tra pubblico e privati) che gioca un ruolo importante nella diffusione di impianti rinnovabili.

Fondamentale sarà anche l’impegno nella riduzione delle emissioni dei trasporti. La comunicazione della Commissione sul risparmio energetico considera un’iniziativa legislativa per avere ad esempio veicoli a zero emissioni in certe flotte pubbliche e private, che superino dimensioni stabilite.

Una soluzione per la sicurezza geopolitica e climatica

La guerra in Ucraina ha fatto emergere in tutta la sua fragilità la dipendenza dell’Europa da un sistema basato sui combustibili fossili. Se nel breve termine l’interruzione della diplomazia e della cooperazione internazionale da una parte e l’aumento della domanda di combustibili fossili estratti da Paesi diversi dalla Russia dall’altra rischiano di allontanare il raggiungimento degli impegni climatici, la revisione al rialzo degli obiettivi energetici del piano REPowerEU sono un importante segnale da parte della Commissione Europea.

Le minacce di natura geoplitica e energetica provenienti dalla Russia e quelle al sistema socio-economico e sanitario provenienti dal riscaldamento del pianeta, oggi trovano una possibile soluzione comune nella transizione ecologica ed energetica: “la trasformazione verde rafforzerà la crescita economica, la sicurezza e l’azione climatica dell’Europa e dei suoi partner” si legge nella presentazione del documento REPowerEU.

La volontà della Commissione Europea è quella di imboccare in modo deciso la strada della decarbonizzazione. Nella presentazione del piano viene usato un termine forte nel gergo diplomatico delle azioni sul clima: si parla di “eliminazione” (phase out) della dipendenza da combustibili fossili russi. Lo stesso termine, accostato alla dipendenza mondiale dal carbone, era stato ritenuto troppo duro da alcuni Paesi alla COP26 di Glasgow, che avevano spinto per sostituirlo con uno più morbido, “riduzione graduale” (phase down). Eliminazione segna un punto da cui non si torna indietro.

L’addio al gas russo e agli altri combustibili fossili provenienti da Mosca sono quindi visti dall’Europa come un’opportunità per riconquistare la leadership globale nella sfida epocale della transizione ecologica e della lotta al cambiamento climatico, che fungerà da denominatore comune per tutto il XXI secolo.

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