SOCIETÀ

A che punto siamo coi diritti umani?

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ha da poco compiuto 70 anni, ma la storia e i temi che porta con sé non risentono dell'età che avanza, anzi: sono tra i più importanti passi in avanti nella storia dell’umanità. La storia ci insegna però che anche le più importanti conquiste civili vanno preservate, specie quando prevedono il loro mantenimento prevede la cooperazione di attori diversi. Anche sul tema dei diritti umani vale la stessa regola, ogni tanto occorre farsi un “esame di coscienza”.

Il punto di partenza per questa riflessione è il nuovo rapporto di Amnesty International, che racconta il nostro Paese con tinte scure e mettendo in evidenza molte criticità: il documento pone l’accento su alcuni temi delicati come quello dei migranti, della tortura, dei rapporti complicati con la Libia. Nello specifico si fa riferimento agli accordi fatti dal nostro Paese per limitare gli sbarchi irregolari, azione fortemente criticata dalle Nazioni Unite, ai fatti legati al caso Cucchi e al G8 di Genova, e alla gestione problematica degli hotspot, i centri di prima accoglienza, identificazione e registrazione di richiedenti asilo e migranti che arrivano nell'UE via mare.

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“I governanti di oggi stanno mettendo in discussione quella bussola dei diritti umani che i governanti di ieri avevano pensato come fondamento per il futuro della nostra società – spiega Marco Mascia, direttore del Centro Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova. La situazione in Italia, in Europa e nel Mondo sta degenerando: aumentano i conflitti, così come i trasferimenti internazionali di armi, la spesa militare, gli sfollati sono più di 65 milioni, aumentano i conflitti climatici e l’insicurezza alimentare: siamo in una situazione difficile”.

“Il nostro governo in Libia ha fatto degli accordi con degli attori non statali – continua Mascia – per bloccare il traffico di migranti. Questo non ha risolto il problema, anzi, le persone che rimangono in Libia sono detenute in strutture dove i diritti umani sono costantemente violati. Proprio per questo il nostro governo ha ricevuto una comunicazione da parte di 13 esperti indipendenti delle Nazioni Unite che si occupano di diritti umani che ci mette in guardia dal proseguire questo tipo di azioni”.

“Sul tema della tortura ci sono state situazioni estremamente gravi nel nostro Paese – Mascia – sul G8 di Genova ci sono diverse sentenze della Corte europea dei diritti umani, così come per la vicenda Cucchi. Uno stato di diritto è forte se le sue forze dell’ordine rispettano i principi democratici e dei diritti umani: in questo caso la formazione, dei cittadini e degli operatori della giustizia, è fondamentale”

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Ci sono però anche delle luci, degli aspetti positivi che riguardano il nostro paese: l’Italia è stata recentemente eletta per la terza volta nel Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite “questa elezione è importante perché ci permetterà di svolgere un ruolo attivo a livello internazionale, ma la nostra credibilità va costruita con azioni concrete anche e soprattutto nel nostro territorio”.

Queste riflessioni pongono il governo italiano, e assieme ad esso tutto il Paese, di fronte a nuove sfide da affrontare, che misureranno la sua capacità di recepire i suggerimenti che vengono dall'esterno – da Amnesty International o da altre organizzazioni, così come dagli organismi sovranazionali – per ottenere una gestione più limpida ed efficace rispetto a questi temi così importanti.

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