SCIENZA E RICERCA

Donne e carriera scientifica: la maternità può essere un valore aggiunto

Proclamata dalle Nazioni Unite nel 2015 e patrocinata dall'Unesco, la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza si celebra l’11 febbraio di ogni anno per ricordare che la partecipazione delle donne nella scienza deve essere rafforzata e incoraggiata e che devono essere garantite pari opportunità nella carriera scientifica. 

“L’idea dell’Onu di promuovere la scienza, le donne e le ragazze - sottolinea Annalisa Oboe, prorettrice alle relazioni culturali, sociali e di genere dell’università di Padova – non solo è una bella iniziativa, ma necessaria. Abbiamo bisogno di una scienza che pensi a se stessa in un futuro in cui uomini e donne abbiano pari necessità e pari diritti. Lo scorso anno il segretario generale delle Nazioni Unite, proprio in occasione dell’11 febbraio, ha ricordato tutte le scienziate che hanno costruito il nostro mondo nel corso della storia, da Ildegarda di Bingen a Wangari Muta Maathai. Due donne lontanissime l’una dall’altra, queste. La prima visse nel Medioevo e passò alla storia come mistica e visionaria, perché eccentrica rispetto al sapere maschile del tempo. In realtà fu una scrittrice, una filosofa, compositrice, botanica, farmacista, proclamata santa dalla chiesa cattolica. Dall’altra parte Maathai è una donna africana, biologa, ecologista e prima donna africana a ricevere il premio Nobel, nella fattispecie quello per la pace. Ebbene, i due esempi mostrano chiaramente che quando si parla di scienza, si parla in realtà di conoscenza, ci si riferisce a ogni sapere che pertiene all’umano. Dall’ambito tecnologico a quello medico, umanistico, artistico”.  

La sottorappresentazione delle donne a livello mondiale, in particolare in Italia, è evidente a tutti i livelli e, a titolo di esempio, Oboe cita la recente nomina dei membri non di diritto del Consiglio superiore di sanità che vede la presenza di sole tre donne su 30. Uno smacco per tutte le scienziate che si sono impegnate nella ricerca e nella cura. “Nel nostro Paese c’è molto da fare.  È necessario fare in modo che le donne comincino a decidere anche del futuro del mondo. Dobbiamo promuovere l’accesso delle ragazze ai corsi di laurea scientifici, sostenere le donne nelle posizioni di vertice. Dobbiamo promuovere la parità di genere nelle carriere, nelle istituzioni accademiche, negli istituti di ricerca. Credo che questo sia un impegno grande. Noi all’università ci stiamo provando e spero che l’Italia si accorga che questo è assolutamente necessario”.

Annalisa Oboe inizia la sua carriera da giovane ricercatrice in una struttura di soli uomini. Sottolinea di essere stata fortunata e di non aver mai avuto alcun tipo di problema, in quanto donna, se non quando ha avuto figli. “Secondo una concezione maschile dello stare sul posto di lavoro e nella scienza, la maternità interrompe certi processi e quindi penalizza apparentemente le strutture. Questo in realtà non è assolutamente vero. In quanto donna devo ai miei figli molto più di quanto io debba alla scienza, semplicemente perché avere una vita piena ha reso piena anche la vita accademica. Non si tratta di aspetti in contrasto tra loro”. Anche per affrontare queste tematiche, in occasione dell’8 marzo è stata invitata all’università di Padova Riccarda Zezza che ha creato il Maam – Maternity as a master, un master che insegna come sfruttare le competenze genitoriali in ambito scientifico e nell’organizzazione aziendale. “Spesso le donne si trovano a dover scegliere se fare carriera o dedicarsi alla famiglia, ma questo ormai dev’essere superato”. Per sostenere le giovani ricercatrici, ma in realtà tutti i giovani che stanno facendo carriera ma hanno anche bisogno di  vivere una vita piena dedicata alla cura della famiglia, in ateneo si sta lavorando anche per aprire un asilo.  

In ogni caso serve impegnarsi ancora molto, secondo Marcella Bonchio, prorettrice alla ricerca scientifica e al coordinamento della Commissione scientifica di Ateneo. “Abbiamo realizzato tutti, in tutte le parti del mondo, il gap di genere che esiste in ambito scientifico, soprattutto Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics), e la fatica che le donne incontrano nell’emergere in posizioni di rilievo. Tutti registrano questo dato di fatto, ma tutti sono consapevoli che le strategie adottate finora non sono così efficaci. Serve un pensiero nuovo che dia inizio a un vero e proprio  movimento culturale”. Secondo la prorettrice si tratta di un cambiamento profondo che richiederà tempo, ma le strategie messe in atto in questo momento sono troppo lente.

Un messaggio positivo arriva da Elisabetta Collini, giovane scienziata del dipartimento di Scienze chimiche dell’università di Padova, vincitrice di un finanziamento di un milione e mezzo di Euro qualche tempo fa, a soli 33 anni. “Personalmente non ho mai incontrato grandi difficoltà in quanto donna nel campo in cui lavoro, a cavallo tra la chimica e la fisica. Non ho mai avvertito resistenze o incontrato ostacoli maggiori rispetto a un uomo. C’è da dire che non sono sposata e non ho figli e dunque non ho grossi vincoli rispetto ad altre donne che invece devono faticosamente trovare un equilibrio tra casa, famiglia e lavoro”. Secondo Elisabetta Collini giornate di sensibilizzazione come quella odierna sono fondamentali per fare una corretta informazione. “È molto importante dare l’esempio alle ragazze giovani che si può lavorare molto bene, in un ambiente in cui non importa se sei donna o uomo ma importa che tu abbia buone idee, che tu abbia voglia di lavorare e buona volontà. Non si devono porre dei limiti per il fatto di essere donne. Nessuno le obbliga necessariamente a diventare mamme, a rinunciare al lavoro o alla carriera per la famiglia. E’ giusto mostrare esempi di persone che sono arrivate a degli ottimi traguardi facendo anche scelte controcorrente. Perché non esiste alcuna differenza tra uomo e donna. Le donne possono raggiungere qualsiasi traguardo”.

In occasione della Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza a Padova, come nel resto del mondo, sono in programma alcune iniziative. Oggi alle 17.00 avrà luogo la tavola rotonda Donne nella Scienza, organizzato dal Venetian Institute of Molecular Medicine e dall’università di Padova per discutere di scienza e medicina come percorsi di carriera. Martedì 12 febbraio, invece, a partire dalle ore 9.00 in Archivio antico di palazzo Bo si terrà la conferenza dal titolo Global Breakfast. Empowering Women In Chemistry. L’evento è organizzato dal dipartimento di Scienze del farmaco e Scienze chimiche in collaborazione con l’Associazione Alumni Unipd e fa parte di un evento mondiale capitanato dall’Unione internazionale di chimica pura e applicata (Iupac), in occasione del suo centesimo anniversario. L’incontro vedrà riunite donne che lavorano o studiano nel campo della chimica per condividere esperienze, progetti e conoscenze.

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