SCIENZA E RICERCA

E se le fiabe raccontassero di noi molto più di quello che immaginiamo?

“Tutte le culture hanno e hanno avuto fiabe”. Così afferma lo studio Una fiaba tra le fiabe di Eugenio Bortolini e Luca Pagani. I due autori, l'uno ricercatore di metodologie della ricerca archeologica all'università di Bologna e l'altro di antropologia molecolare all'università di Padova, offrono il loro contributo alle indagini dei processi biologici e culturali che hanno caratterizzato l'essere umano nel corso della sua evoluzione anche in una ricerca del 2017 dal titolo Inferring patterns of folktale diffusion using genomic data.

L'idea di fondo condivisa dai due autori è che il processo evolutivo sia da considerarsi allo stesso tempo biologico e culturale, e che queste due componenti siano inscindibilmente legate tra loro. Tale concezione, la quale affonda le sue radici nel lavoro di Luigi Luca Cavalli Sforza e Marcus Feldman, porta il nome di Dual Inheritance Theory e negli anni è stata approfondita in diversi all'interno di vari campi di ricerca, come la biologia, l'antropologia, l'archeologia e la psicologia.

Il lavoro di Bortolini e Pagani indaga i "meccanismi di diffusione della cultura nel tempo e nello spazio", basandosi sulla considerazione che: “Il nostro presente e il nostro passato più prossimo sono ampiamente caratterizzati da fenomeni migratori”.

Gli autori spiegano che fenomeni come il cambiamento climatico, le guerre, le malattie, hanno causato, nel corso della storia, grandi migrazioni di popoli, le quali hanno determinato, inevitabilmente, la diffusione di usi, parole e tradizioni.

Chi si mette in cammino per stabilirsi altrove porta con sé tutta la propria vita, e la propria cultura segue letteralmente il percorso dettato dai suoi piedi E. Bortolini, L. Pagani, Una fiaba delle fiabe, le Scienze 607(2019), p. 60

La cultura, però, non viene trasmessa solo quando le persone si spostano fisicamente da un posto all'altro, ma anche grazie a un passaparola di idee tra gruppi spazialmente vicini. In questo secondo caso, i popoli che recepiscono le tradizioni le modificano o per scelta, o per licenza poetica, o per errore. Man mano che ci si allontana dal luogo di partenza, le differenze negli usi aumentano, e si ottiene cioè una distribuzione “a gradiente” della cultura.

Nello studio di Bortolini e Pagani ci si riferisce nello specifico alle fiabe, le quali rappresentano un patrimonio fondamentale per i diversi gruppi umani di tutto il mondo, accompagnano la crescita dei bambini e costituiscono per questo una parte decisiva nella loro formazione.

"Le fiabe sono un elemento diffuso (dato che praticamente tutte le popolazioni ne hanno) e facilmente confrontabile”, spiega Luca Pagani. “Inoltre, molte di esse possono essere considerate neutrali per quanto riguarda il loro contributo alla sopravvivenza di una popolazione; al contrario, ad esempio, di invenzioni tecnologiche o di altri usi e costumi. Forniscono quindi un marcatore migliore per studiare eventi evolutivi che non siano strettamente connessi o influenzati dall'interazione con l'ambiente circostante".

In luoghi molto lontani sono state trovate infatti fiabe popolari con strutture narrative analoghe, accomunate inoltre da alcune tematiche ricorrenti; ciò ha permesso di formulare alcune ipotesi circa le modalità e i tempi di circolazione e diffusione degli elementi narrativi e culturali tra popoli diversi, combinando i dati provenienti dalla genetica e dallo studio del folklore.

Nell'articolo viene poi offerta una singolare similitudine, dovuta al fatto che ogni essere umano sia dotato di un corredo culturale e di un corredo fiabesco. Viene spontaneo chiedersi, allora, quali siano le affinità tra i due.

Come spiega Pagani, “i geni di una persona ovviamente non determinano la conoscenza di una data fiaba né, in prima approssimazione, la conoscenza di una data fiaba ha un effetto misurabile sulla trasmissione genetica. D'altra parte, però, ed è questo il tema principale del nostro studio, se le fiabe si tramandano con la diffusione demica, cioè dai genitori ai figli (proprio come il genoma), allora potremmo aspettarci un parallelo fra le somiglianze genetiche fra individui (ovvero il numero di avi in comune) ed il numero di fiabe condivise. L'ipotesi alternativa, cioè quella di una diffusione culturale, è che il contributo dei genitori non sia così determinante nella diffusione delle fiabe e che, piuttosto, esse si diffondano anche orizzontalmente o, comunque, fra persone non imparentate tra di loro. In questo caso non dovremmo aspettarci affinità tra corredo genetico e corredo "fiabesco".

Per trarre le loro conclusioni, gli autori hanno studiato ed elaborato informazioni provenienti da diverse aree di ricerca. Hanno dovuto tenere conto, infatti, dei dati provenienti dagli studi sul genoma e della classificazione dei racconti del folklore contenuta nel grande catalogo ATU (Aarne-Thompson-Uther).

“Dai nostri risultati emerge che, da un punto di vista della fiaba, il modo più efficace di percorrere lunghe distanze sia attraverso un passaparola continentale piuttosto che attraverso una trasmissione generazionale”, chiarisce Pagani. “Un'interpretazione possibile è che, data la natura essenzialmente "a breve raggio" delle migrazioni umane negli ultimi 10.000 anni, le fiabe che troviamo condivise fra popolazioni Eurasiatiche che vivono a grande distanza fra di loro possano essere arrivate così lontano solo sfruttando meccanismi che prescindessero dal movimento delle popolazioni umane".

Un elemento di cui tenere conto, però, è la lingua. Perché una fiaba si diffonda, infatti, è necessario che venga trasmessa in una lingua compresa da chi la recepisce. Ovviamente, la lingua non costituisce un ostacolo nella diffusione demica. Ma in quella culturale, può determinare l'impossibilità di comunicare e di esportare la propria cultura. Bisogna quindi anche tenere conto delle barriere linguistiche che possono eventualmente esserci tra popoli anche spazialmente vicini.

"Il nostro studio tiene in considerazione l'effetto delle barriere linguistiche, modulando la distanza genetica e culturale (fiabistica) fra popolazione proprio in funzione della presenza di tali barriere. Coppie di popolazioni che parlano lingue appartenenti a due famiglie linguistiche differenti sono state considerate diversamente da popolazioni parlanti lingue della stessa famiglia. In futuro speriamo di poter utilizzare metodi per calcolare la distanza linguistica fra due popolazioni che possano essere accurati anche quando le due lingue appartengono a famiglie diverse".

In conclusione, l'universo delle fiabe diventa ancora più affascinante se si pensa a come queste abbiano viaggiato attraverso terre lontane, anche senza essere state portate da popoli che fisicamente si sono spinti lontano da casa. Il passaparola fiabesco, simile a un telefono senza fili di dimensioni continentali, ha contribuito in modo fondamentale alla diffusione della cultura.

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