SOCIETÀ

Più di 70 milioni di persone sono in fuga da situazioni critiche

Le persone che nel 2018 sono state in fuga da guerre, persecuzioni e conflitti sono state 78 milioni e 800mila. Il dato emerge da un report rilasciato dall’UNHCR, cioè l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Un numero, quello dello scorso anno, che segna il livello più alto mai registrato.

70,8 milioni di persone in fuga significano il doppio di quelle di 20 anni fa e 2,3 milioni di persone in più rispetto a un anno fa. Facendo un confronto reale è come se l’intera area che comprende la Turchia e la Thailandia fosse in fuga da situazioni problematiche o pericolose.

Come riporta Global Trends, la cifra è stimata per difetto, considerato che la crisi in Venezuela in particolare è attualmente riflessa da questo dato solo parzialmente. In tutto, circa 4 milioni di venezuelani, secondo i dati dei paesi che li hanno accolti, hanno lasciato il Paese, rendendo la crisi in atto uno degli esodi forzati recenti di più vasta portata a livello mondiale. Sebbene la maggior parte delle persone in fuga necessiti di protezione internazionale, ad oggi solo circa mezzo milione di queste ha presentato formalmente domanda di asilo.

La popolazione mondiale di sfollati forzati è cresciuta in modo sostanziale dal 2009, quando erano 43,3 milioni, fino agli attuali 70,8 milioni del 2018, raggiungendo un livello record. La maggior parte di questo aumento si è riscontrato tra il 2012 e il 2015, dovuto principalmente al conflitto siriano. Ci sono stati altri conflitti però, che hanno contribuito in modo consistente all’aumento degli sfollati, come la situazione dell’Iraq, dello Yemen, della Repubblica Democratica del Congo (RDC) e del Sud Sudan, nonché il massiccio flusso di rifugiati Rohingya dal Myanmar al Bangladesh alla fine del 2017.

Nel 2018 ogni minuto 25 persone sono state costrette a fuggire

La cifra di 70,8 milioni, come riporta il rapporto Global Trends, è composta da tre gruppi. Il primo è quello dei rifugiati, ovvero persone costrette a fuggire dal proprio Paese a causa di conflitti, guerre o persecuzioni. Nel 2018 il numero di rifugiati ha raggiunto 25,9 milioni su scala mondiale, 500.000 in più del 2017. Inclusi in tale dato sono i 5,5 milioni di rifugiati palestinesi che ricadono sotto il mandato dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (United Nations Relief and Works Agency/UNRWA).

Il secondo gruppo è composto dai richiedenti asilo, persone che si trovano al di fuori del proprio Paese di origine e che ricevono protezione internazionale, in attesa dell’esito della domanda di asilo. Alla fine del 2018 il numero di richiedenti asilo nel mondo era di 3,5 milioni.

Infine, il gruppo più numeroso, con 41,3 milioni di persone, è quello che include gli sfollati in aree interne al proprio Paese di origine, una categoria alla quale normalmente si fa riferimento con la dicitura sfollati interni (Internally Displaced People/IDP).

La crescita complessiva del numero di persone costrette alla fuga è continuata a una rapidità maggiore di quella con cui si trovano soluzioni in loro favore. La soluzione migliore per qualunque rifugiato è rappresentata dalla possibilità di fare ritorno nel proprio Paese volontariamente, in condizioni sicure e dignitose. Altre soluzioni prevedono l’integrazione nella comunità di accoglienza o il reinsediamento in un Paese terzo. Tuttavia, nel 2018 solo 92.400 rifugiati sono stati reinsediati, meno del 7 per cento di quanti sono in attesa. Circa 593.800 rifugiati hanno potuto fare ritorno nel proprio Paese, mentre 62.600 hanno acquisito una nuova cittadinanza per naturalizzazione.

La popolazione con più sfollati nel 2018 è stata quella etiope, con circa 1,6 milioni di persone, di cui il 98% è rimasto all’interno del Paese.

Tra coloro che invece hanno abbandonato il loro Paese d’origine troviamo i siriani. In tutto sono state 889.400 persone nel 2018, di cui 632.700 sono state sfollate fuori dal paese, gran parte delle quali in Turchia. Il fatto che i rifugiati rimangano in un paese confinante è un dato che emerge dall’intero rapporto. Circa l’80% dei rifugiati infatti, vive in Paesi confinanti con i Paesi di origine e meno del 3% ritorna nel proprio Paese d’origine.

Crisi del Venezuela

Come abbiamo già accennato una delle situazioni più critiche del 2018 è stata senza ombra di dubbio quella del Venezuela. Prima della fine del 2018, oltre 3 milioni di persone avevano lasciato le loro case, mettendosi in viaggio principalmente verso l'America Latina e i Caraibi. È una delle più grandi crisi di dislocamento nel mondo e il più grande esodo nella storia recente della regione. Di questi però, il report UNHCR riporta come solamente 21.000 venezuelani siano stati riconosciuti come rifugiati su 460.000 richiedenti asilo.

 “I paesi dell'America Latina - continua il report - avevano concesso circa 1 milione di permessi di soggiorno e altre forme di soggiorno legale ai venezuelani entro la fine del 2018, consentendo l'accesso ad alcuni servizi di base. Tuttavia, un considerevole numero di venezuelani probabilmente già si trovava in una situazione irregolare.

Con circa 5.000 persone che escono dal Venezuela ogni giorno, si stima che entro la fine del 2019 circa 5 milioni di persone potrebbero lasciare il paese dall'inizio della crisi, dirigendosi verso Colombia, Brasile, Cile, Ecuador e Perù, oppure via mare verso i Caraibi.

Global Trends 2018

Il Global Trends Report viene quindi pubblicato ogni anno ed analizza i cambiamenti nelle popolazioni approfondendo le crisi in corso. L'UNHCR con questo rapporto tiene traccia del numero di rifugiati, sfollati interni, persone che sono tornate nei loro paesi o aree di origine, richiedenti asilo e persone apolidi. Un processo fondamentale per aiutare i rifugiati e spingere gli Stati a pianificare la loro risposta umanitaria.

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