SCIENZA E RICERCA

Stregati dalla Luna

“Il 20 luglio 1969, alle 15.17 di Houston, Texas (le 22.17 in Italia), il modulo Eagle con a bordo Neil Alden Armstrong ed Edwin ‘Buzz’ Aldrin tocca il suolo lunare. ‘Houston, qui base della Tranquillità. L’Aquila è atterrata’ annuncia Armstong pochi secondi dopo l’allunaggio. In orbita intorno al satellite naturale della Terra, a bordo del modulo di comando Columbia, è rimasto il loro collega Michael Collins”. Sono momenti che tengono tutti con il fiato sospeso. L’Apollo 11 e gli astronauti che per primi toccano il suolo lunare passano alla storia. Dietro a quel momento, tuttavia, dietro al successo, ci sono centinaia di tecnici, ingegneri, scienziati. Storie talvolta dimenticate. C’è la seconda guerra mondiale, le armi segrete dei tedeschi, le vicende di due superpotenze. Ci sono i racconti di fantascienza di Jules Verne, di Arthur Charles Clarke e di molti altri.

Degli anni che precedono il 1969 e del fascino che la Luna ha sempre esercitato su scienziati e scrittori abbiamo parlato con lo storico della scienza Marco Ciardi autore di Stregati dalla Luna (Carrocci 2019) con Maria Giulia Andretta.

Prof. Ciardi l’impressione, leggendo il libro, è che lo sbarco sulla Luna sia stata un’impresa corale, una storia fatta di persone innanzitutto, ognuna con le proprie passioni e i propri ideali. È così?

Sì, è anche così. Il sogno della Luna fin dall’antichità è stato portato avanti prima di tutto con l’immaginazione e la fantasia, fino a Jules Verne. Verne è un autore di fantascienza, quindi gli argomenti di cui scrive non sono più solo fantastici. Dietro ci sono calcoli, tecnologie e tutta una serie di anticipazioni profetiche che poi si sono rivelate esatte. La sua opera, inoltre, ha stimolato molti giovani, alcuni dei quali sono diventati pionieri della missilistica.

Lo sbarco sulla Luna è, dunque, un’impresa corale innanzitutto come diffusione nell’immaginario. Se poi guardiamo ai pionieri della missilistica troviamo un tedesco, un russo e un americano (Hermann Jiulius Oberth, Konstantin Ėduardovič Ciolkovskij, Robert Hutchings Goddars, Ndr), ma in quegli anni l’interesse per lo spazio si diffonde in tutto il mondo. E anche nella competizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica gli attori in campo sono sempre molti.

Nel suo libro la storia della missione Apollo 11 si intreccia con la storia della letteratura, del cinema, dei media con continue contaminazioni in entrambe le direzioni. L’immaginazione riesce a vedere ciò che la razionalità concepisce inizialmente come una cosa impossibile?

Questo lo vediamo a posteriori, in realtà i tanti grandi autori di fantascienza sono stati molto prudenti sulle capacità profetiche della loro opera. Arthur Charles Clarke, presente continuamente in tutti i campi, da quello della missilistica a quello della letteratura e del cinema, dice chiaramente che il futuro non è prevedibile, ma se qualcuno può farlo quello è uno scrittore di fantascienza. Da Verne in poi certi fatti sono stati previsti. Inoltre, queste storie sono servite da ispirazione a chi poi ha lavorato concretamente come scienziato alla realizzazione dei vari progetti spaziali.  

Quanto ha inciso la competizione politica tra Stati Uniti e Unione Sovietica per la riuscita dell’impresa? 

Ha inciso tantissimo. Ci si può chiedere anzi se, senza quella competizione, si sarebbero mai ottenuti i risultati che invece poi sono stati raggiunti. Gli Stati Uniti, nonostante fossero il Paese in cui la fantascienza ha avuto la maggiore diffusione, erano abbastanza scettici sulla possibilità di poter mandare l’uomo sulla Luna.

La missilistica nasce sulle ceneri delle V2 (Vergeltungswaffen 2), di Werner Von Braun e delle armi segrete dei nazisti, con cui sono state bombardate Londra e altre città. Tutto ha origine dalle armi di distruzione tedesche, di cui Russi e Americani si appropriati alla fine della guerra. Entrambi inizialmente sviluppano la missilistica per scopi di tipo militare, soprattutto per costruire missili intercontinentali con delle testate nucleari.

L’idea dello spazio, però, è dentro ad alcuni uomini che nel corso degli anni lavorano e sanno di dover scendere a compromessi per portare avanti un lavoro che fino al 1957 è esclusivamente militare. Lo Sputnik (il primo satellite artificiale mandato in orbita intorno alla Terra dall’Unione Sovietica, Ndr) è avvertito come un rischio, come un satellite che dall’alto controlla gli Stati Uniti. Da qui, si innesca la corsa allo spazio con Eisenhower prima e Kennedy poi, che decidono di investire moltissimo.

Tra le tante persone coinvolte in quest’impresa emerge, in modo particolare, la figura di Werner Von Braun, che percorre il libro dall’inizio alla fine…

Werner Von Braun è il ragazzino che lavora insieme a Oberth nella società missilistica tedesca negli anni Trenta. È con lui che vengono realizzati i V2, i razzi su cui sostanzialmente si baserà tutta la tecnologia spaziale sia americana che sovietica. Arriva negli Stati Uniti, diventa uno dei massimi promotori anche a livello divulgativo dell’impresa spaziale. Von Braun, insieme ad altri, è sulle copertine di giornali come il Time. Negli anni Cinquanta è in televisione a spiegare come costruire una stazione spaziale nelle trasmissioni televisive di Walt Disney. È colui che realizza materialmente Saturno 5, il razzo che porta l’Apollo 11 sulla Luna. È una presenza costante. In Unione Sovietica Sergej Pavlovič Korolëv è paragonabile a Werner Von Braun per importanza e capacità, ma l’Occidente verrà a conoscere il nome di questa persona solo quando muore, nel 1966, e questo ci fa capire la diversità di approccio delle due grandi superpotenze.

Cosa intende?  

I Russi hanno un altro regime, lavorano in un altro modo, anche se sono abili dal punto di vista strategico e propagandistico. Adottano una strategia particolare. Dallo Sputnik in poi decidono di costruire progetti che li facciano essere sempre un passo avanti rispetto agli Stati Uniti. Fino alla fine in Russia hanno tutti i primati nella corsa allo spazio: il primo satellite, il primo uomo nello spazio, la prima donna, la prima missione extraveicolare. Si concentrano sui risultati di tappa, perché non credono che sia utile e prudente mandare l’uomo, fisicamente, sulla Luna, ritengono sia troppo rischioso e per questo puntano molto sulle sonde. Però quando ottengono dei successi, fanno anche una grande propaganda e vendono i servizi alla stampa occidentale. Si pensi all’impresa di Jurij Gagarin (il primo uomo a volare nello spazio, Ndr): tutti i giornali del mondo son tempestati di sue foto.  

Diversamente dai Russi, gli americani a un certo punto vanno incontro a una svolta, soprattutto con Kennedy che deciderà di investire moltissimo per dare vita a un progetto che porti direttamente l’uomo sulla Luna.

Valentina Tereskova è la prima donna a volare nello spazio a bordo della Vostok 6. Che ruolo hanno avuto le donne nell’impresa che ha portato allo sbarco sulla Luna?

Gli Stati Uniti hanno un’impronta vecchio stile rispetto a questi problemi. Siamo ancora in anni in cui non si pone nemmeno la questione. I contributi ci sono, ma non vengono riconosciuti e a volte vengono marginalizzati, come in altri campi della scienza.  I Russi sono diversi per altri motivi. Per loro filosofia, scelgono di mandare una donna nello spazio. Questo rientra nella filosofia comunista che intende rivendicare i meriti, anche se il peso rimane comunque inferiore.  

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