SCIENZA E RICERCA

Dallo studio delle impronte arrivano nuove informazioni sulla vita dei Neanderthal

257 impronte fossili ritrovate tra il 2012 e il 2017 dagli archeologi nel villaggio paleolitico francese di Le Rozel, in Normandia, rivelano nuove informazioni sulla vita dell’uomo di Neanderthal e in particolare sulla struttura dei gruppi sociali nei quali questi vivevano. Lo riferisce uno studio comparso nella rivista scientifica Journal of American Academy of Sciences (Pnas) che spiega come questo ritrovamento sia in grado di fornire oggi informazioni di tipo diretto capaci di definire con maggiore precisione le caratteristiche di questi gruppi: dalla dimensione, alla struttura, fino alla composizione. Per i cosiddetti ‘antichi cugini dell’uomo’ si è sempre immaginata la vita in gruppo, ma questa scoperta fornisce conferme e dettagli fino ad ora sconosciuti.

Prima di Le Rozel, infatti, erano state trovate solo nove serie confermate di impronte di Neanderthal: in Grecia, Romania, Gibilterra e Francia.

Il sito paleolitico di Le Rozel è l'unico, insieme a quello di El Sidrón (Spagna), a fornire informazioni attendibili sulla composizione di questi gruppi sociali seppur producendo due modelli diversi: il primo, quello di un gruppo composto per lo più di bambini e adolescenti, il secondo, invece, per lo più di adulti.

Mentre i dati archeologici forniscono informazioni relative soprattutto alla cultura materiale e alle attività del gruppo, un assemblaggio di impronte così eccezionale, è capace invece di rivelare un singolo momento della vita di un gruppo preistorico e le caratteristiche specifiche legate a questo.

Lasciate nel fango 80.000 anni fa in un’area considerata occupata in modo stabile e non una zona ‘di passaggio’, le impronte si sono conservate nel tempo grazie soprattutto alla sabbia spostata dal vento. L’approfondita analisi morfometrica su queste, ha consentito di dimostrare che si trattava di un insieme di persone composto di circa 10-13 persone, per lo più di bambini, adolescenti (circa il 90%) e di alcuni adulti. 88 delle 257 impronte ritrovate risultano complete e tutte hanno una lunghezza variabile tra gli 11,4 e i 28,7 cm. La più piccola (11,4 cm) corrisponde a quella un bambino di circa due anni. I piedi di Neanderthal, inoltre, erano più larghi di quelli degli umani moderni e dalle dimensioni e rilevate, i ricercatori sono riusciti a stimare anche quella delle persone che le hanno prodotte (individui alti tra i 65 e i 190 centimetri) e quindi a dedurne anche l’età. Da queste misure lo studio ha anche evidenziato che in questo gruppo vivevano Neanderthal molto più alti di quanto fino ad ora conosciuto.

Quello ritrovato a Le Rozel, sito che appartiene a un sistema di paleodune formatesi durante il Pleistocene superiore, è considerato il più grande complesso icnologico dei Neanderthal fino ad oggi conosciuto. Scoperto negli anni ’60, il sito archeologico è stato sistematicamente sottoposto a scavi a partire dal 2012; negli anni ha restituito, oltre che centinaia di impronte di ominidi distribuite all’interno di cinque diversi livelli stratigrafici associate ad abbondante materiale archeologico tra cui tracce di animali che fanno pensare ad attività legate in qualche modo della lavorazione della carne e della pietra, anche otto impronte di mano e resti di animali.

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