SCIENZA E RICERCA

Clima: nel Veneto che si riscalda aumentano i rischi per il territorio

L’Intergovernmental Panel on Climate Change, l'organismo dell’Onu per la valutazione della scienza relativa ai cambiamenti climatici, è stato chiaro è necessario mantenere l’aumento delle temperature globali al di sotto della soglia di 1,5 gradi rispetto al periodo preindustriale, altrimenti l’adattamento dell’uomo alle nuove condizioni non sarebbe garantito.

Il margine che abbiamo ancora a disposizione non è elevato: vale la pena ricordare che i dati raccolti dalla World Meteorological Organization sottolineano come nel 2019 la temperatura media globale, nel periodo tra gennaio e ottobre, sia già stata superiore di 1,1° C rispetto all’era preindustriale. Un avvertimento che non è bastato a garantire alla COP 25 di Madrid una conclusione migliore nonostante nel mondo continuino a verificarsi catastrofi di enorme portata, come gli incendi in Australia o lo scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia, che manifestano in tutta la loro drammaticità le conseguenze dei cambiamenti climatici. 

Ma se per clima intendiamo l’insieme delle condizioni atmosferiche che caratterizzano un dato territorio, in un periodo di tempo sufficientemente lungo, è interessante restringere lo sguardo alla regione Veneto per capire se l’incremento delle temperature medie si sta verificando anche qui. La risposta è affermativa: i dati più recenti, quelli relativi al 2019, mostrano che in poco meno di 30 anni la temperatura media in Veneto è aumentata di 0,9 °C. Uno scarto che, se prendiamo come riferimento il 2018, raggiunge il grado centigrado visto che l'annata è stata ancora più calda.

L’ultimo rapporto statistico, realizzato a partire dai dati raccolti da Arpav in 134 stazioni termometriche, ha preso in esame il periodo tra il 1993 e il 2017, ma anche nel 2018 e nel 2019 la tendenza in atto è stata confermata. Oltre all'aumento delle temperature, in Veneto ci sono altri due fenomeni particolarmente critici: l'innalzamento del livello del mare a Venezia, che negli ultimi 100 anni è risultato significativamente più elevato rispetto a quello medio globale, e la riduzione dei ghiacciai delle Dolomiti

Per approfondire i dati più recenti e analizzare i cambiamenti climatici registrati in Veneto nell'arco di una trentina di anni siamo andati a Teolo, comune della zona settentrionale dei Colli euganei, e abbiamo intervistato Adriano Barbi del Servizio meteorologico di Arpav

"Proprio recentemente - ha spiegato Barbi - abbiamo analizzato l’andamento delle temperature del 2019 nella nostra regione e anche quest’anno si è rivelato molto caldo, con uno scarto di 0,9° C superiore rispetto alla media di riferimento. In alcune zone, soprattutto le aree prealpine delle Dolomiti meridionali, abbiamo avuto anche scarti superiori a 1°C e localmente anche 1,5° C in alcune stazioni, però sono valori poco significativi perché molto localizzati. Anche il 2018 è stato un anno particolarmente caldo e risulta attualmente ancora l’anno più caldo della serie su cui abbiamo realizzato le analisi statistiche e che ha inizio nel 1992.

Per quanto riguarda le precipitazioni, invece, abbiamo avuto quantitativi superiori alla norma, soprattutto sull’area montana e pedemontana, con scarti significativi superiori a 500 millimetri o anche mille millimetri localmente sulle Prealpi.

L’aumento di temperatura che abbiamo riscontrato sul nostro territorio è coerente con quanto sta accadendo a livello globale: nel 2019, a parte qualche area in Nord America e in Asia, si sono registrati aumenti di temperatura molto significativi soprattutto nell’emisfero settentrionale. Anche per l’Europa il 2019 è stato uno degli anni più caldi degli ultimi 50 anni con scarti positivi che hanno raggiunto anche una media di oltre 1 grado in gran parte del continente". I valori raggiunti lo scorso anno dalla colonnina di mercurio non sono stati un'eccezione. "L’aumento di temperatura registrato nel 2019 - precisa Adriano Barbi - è coerente anche con quanto si è verificato negli ultimi anni: così come sta accadendo su scala globale, per quanto riguarda il Veneto stiamo registrando un significativo aumento delle temperature, questo incremento si è manifestato in tutte le stagioni e riguarda sia le minime che le massime giornaliere". 

Il cambiamento climatico - precisa l'esperto di Arpav - non si manifesta solo attraverso l'aumento delle temperature medie, ed è considerato inequivocabile "anche per altri fenomeni che riguardano il riscaldamento degli oceani a livello globale, lo scioglimento diffuso di neve e ghiaccio e l’innalzamento del livello dei mari. Rispetto a quest'ultimo punto: "A Trieste l’andamento nel corso del secolo scorso è stato di +13,3 cm negli ultimi 100 anni. Per Venezia l’andamento è stato molto più irregolare per i noti fenomeni della subsidenza che caratterizzano l’area lagunare e nell’ultimo periodo c’è stato un incremento del fenomeno pari a 24 cm al secolo, dopo il 1970".

"Altro effetto evidente del cambiamento climatico registrato nella nostra regione - aggiunge Adriano Barbi - è lo scioglimento dei ghiacciai delle Dolomiti: il ghiacciaio della Marmolada ha manifestato un arretramento significativo a partire dalla fine del 1800 e complessivamente la superficie glacializzata delle Dolomiti si è quasi dimezzata nel corso dell’ultimo secolo, e il 30% di questa riduzione è avvenuto negli ultimi 30 anni. Quindi una riduzione significativa dovuta proprio all’aumento delle temperature. Il riscaldamento climatico che si è manifestato in Veneto negli ultimi 50 anni in particolare ha provocato anche effetti su alcuni cicli vegetativi: ad esempio, è stato analizzato il ciclo fenologico della vite che si è ridotto in media di 15 giorni circa negli ultimi 50 anni, in alcune annate addirittura di 30 giorni e quindi un anticipo importante nella maturazione e nella raccolta delle uve".

Per quanto riguarda le cause di questo riscaldamento registrato a livello globale negli ultimi cento anni è ormai molto probabile che la causa dominante sia legata alle attività dell’uomo. Adriano Barbi è entrato nel dettaglio spiegando che: "se confrontiamo l’aumento delle temperature con le cause naturali, come l’attività solare o i cambiamenti dell’orbita terrestre, quindi fattori astronomici che sono naturali e che possono influire sulle temperature globali, l’andamento registrato da questi fattori naturali nel corso dell’ultimo secolo non giustifica il reale incremento di temperatura. Se invece consideriamo l’aumento di temperatura legato all’emissione di gas serra in atmosfera, i grafici mostrano una stretta relazione tra la tendenza al riscaldamento globale e l’incremento di sostanze inquinanti e possiamo quindi affermare che i gas serra sono la principale causa dell’aumento di temperatura registrato a livello globale".

L'esperto di Arpav ha infine sottolineato come tra gli effetti dei cambiamenti climatici ci sia anche un aumento della probabilità di eventi meteo estremi, sia come intensità che come frequenza. "Per quanto riguarda la nostra regione - ha concluso Adriano Barbi - tra gli eventi estremi più importanti che si sono verificati negli ultimi tempi ricordiamo la tempesta Vaia che ha colpito in particolare l’area montana del Veneto alla fine di ottobre del 2018. E’ stato un evento straordinario sia per la quantità di precipitazione caduta in tre giorni, che ha superato anche l’alluvione storica del 1966, sia per il vento che ha raggiunto velocità mai registrate prima, con raffiche che hanno sfiorato i 200 km/h in alcune località delle Prealpi. Gli eventi estremi legati al cambiamento climatico rappresentano quindi un potenziale pericolo per il nostro territorio e per l’incolumità delle persone e devono essere ben monitorati e possibilmente previsti. L’attività di previsione meteo e quindi di allerta rappresenta anche una misura di adattamento al cambiamento climatico perché informa su potenziali impatti negativi su tutti noi".

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