SCIENZA E RICERCA

L'importanza delle lingue, anche per i volatili

Per sconfiggere un nemico comune basta un po’ furbizia e una buona padronanza delle lingue. Almeno tra gli uccelli. Lo sa bene l’ittero alirosse, un passeriforme americano che ha imparato a distinguere il verso d’allarme emesso dalle piccole dendroiche gialle quando è in arrivo il parassita di cova più temuto per entrambi: il vaccaro testabruna. Lo rivela sulle pagine di Communications Biology un team di ricercatori dell’università dell’Illinois, guidato dall’etologo Mark Hauber.

In questa storia, il vaccaro testabruna o mòlotro (Molothrus ater) fa la parte del cattivo. È un grosso passeriforme americano, parassita di cova: come il più noto cuculo, depone l’uovo nel nido altrui e lascia che qualcun altro al posto suo allevi la sua prole. In questo modo approfitta di circa 140 specie, tra cui l’ittero alirosse (Agelaius phoeniceus), chiamato così perché sul piumaggio nero spiccano le spalle rosse e gialle, e la dendroica gialla (Setophaga petechia), un piccolo passeriforme migratore che si riproduce in Nord America e trascorre l’inverno in Centro e Sud America. 

Per le dendroiche gialle i vaccari testabruna sono una vera e propria piaga: circa il 40% di tutti i loro nidi vengono parassitati con successo o subiscono almeno un tentativo di intrusione. Così, per sconfiggere questi Golia, le dendroiche si sono fatte furbe. Hanno imparato a riconoscere l’uovo del vaccaro messo nel loro nido e hanno anche sviluppato un vero e proprio grido di allarme ad hoc, diverso da quello che utilizzano per altri pericoli: un “seet”, che vale a dire proprio “attenzione! Vaccaro testabruna nei paraggi!”. Proprio studiando il comportamento delle dendroiche gialle, Mark Hauber e la dottoranda Shelby Lawson hanno scoperto che il “seet” mette sul chi va là anche un’altra specie vittima del temibile vaccaro testabruna: l’ittero alirosse. 

I maschi di ittero alirosse hanno più compagne, ognuna con il suo nido, e quindi devono difendere un vasto territorio da intrusi e minacce. Sono molto aggressivi e quando avvertono la presenza di un intruso partono subito all’attacco. Si comportano come cavalieri senza macchia e senza paura. La cosa sorprendente è che partono all’attacco anche quando ascoltano il “seet” delle dendroiche, finendo per aiutarle a scacciare il vaccaro testabruna. Ma l’ittero alirosse capisce davvero che c’è un vaccaro testabruna nei dintorni o reagisce solo a un allarme generico? 

Per rispondere alla domanda, il team di ricercatori americani ha piazzato una serie di altoparlanti nei territori di nidificazione degli itteri alirosse. E ha iniziato a riprodurre una varietà di versi e canti di altre specie di uccelli, osservando le reazioni degli itteri alirosse. 

Ebbene, come ipotizzato, gli itteri alirosse hanno risposto in modo aggressivo, lanciandosi contro gli altoparlanti e guardandosi intorno alla ricerca dell’intruso, in tutte quelle occasioni che rappresentano una minaccia, un pericolo per i loro nidi. Si sono precipitati verso gli altoparlanti quando hanno sentito per esempio i versi dei vaccari testabruna e delle ghiandaie azzurre: i primi parassiti di cova e i secondi predatori dei nidiacei. E hanno reagito allo stesso modo anche quando hanno ascoltato i “seet”delle dendroiche gialle. Stando ai risultati, quindi, sembra che gli itteri alirosse capiscano perfettamente che il “seet” delle dendroiche vuol dire “qualcosa minaccia il nido”. Reagiscono infatti in modo aggressivo solo a questo suono, mentre ignorano completamente tutti gli altri versi d’allarme di questi piccoli passeriformi gialli. Ma capiscono anche che l’allarme indica precisamente che c’è un vaccaro testabruna nei dintorni? Questo il team non è ancora riuscito a stabilirlo.

Intercettare i richiami e i versi di allarme di altre specie è una prassi comune in tutto il regno animale, ma di norma i versi di allarme indicano l’arrivo di un predatore, non di un parassita di cova. “Per esempio, nelle foreste pluviali della Costa d’Avorio, gli uccelli tropicali noti come buceri sanno decifrare alcuni dei vocalizzi prodotti dai cercopitechi diana” ha spiegato Shelby Lawson, prima autrice dello studio. “Quando queste scimmie avvisano i conspecifici dell’arrivo di un leopardo, i buceri le ignorano completamente. Sanno che per loro i leopardi non sono una minaccia. Ma quando invece i cercopitechi diana gridano perché è in arrivo un’aquila coronata, allora scappano anche i buceri. Ci sono tantissimi esempi del genere, ma nessuno che riguardi un parassita di cova”. 

Gli itteri alirosse sono sicuramente i primi a intercettare e comprendere un verso di allarme che riguarda un parassita di cova, ma non sappiamo se lo comprendono del tutto. Per loro potrebbe corrispondere a un generico “pericolo per il nido”, non per forza a “parassita di cova in arrivo”. Ma intanto questa sorta di collaborazione funziona alla grande. Gli itteri alirosse traggono vantaggio dall’avvertimento lanciato dalle piccole dendroiche gialle e allo stesso tempo, nel difendere i propri nidi, finiscono anche per aiutare le dendroiche a scacciare i vaccari. Si è visto infatti che le dendroiche gialle che nidificano vicino agli itteri alirosse subiscono meno attacchi da parte dei vaccari testabruna. E allo stesso tempo, gli itteri alirosse che nidificano vicino alle dendroiche gialle, partono all’attacco più velocemente quando sentono un “seet”.

Il prossimo passo sarà continuare a studiare questo strano triangolo comunicativo e vedere, per esempio, se gli itteri alirosse agiscono allo stesso modo anche quando le loro uova si sono ormai schiuse e i pulli non corrono più alcun pericolo.

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