UNIVERSITÀ E SCUOLA

Una task force per studiare (e aiutare) la Cappella degli Scrovegni

Un’attenta salvaguardia del patrimonio storico-artistico non può prescindere da uno studio approfondito, fatto di sinergie e di diverse competenze, ovvero di “conoscenza” e quest’ultima può scaturire appunto solo dagli scambi di sapere e dai confronti.

Sempre più spesso, grazie a questa nuova consapevolezza, in ambito accademico si registrano collaborazioni tra il mondo scientifico-tecnico e quello umanistico, ma è bello poter notare che finalmente questo modo di pensare e la voglia di guardare al patrimonio in modo responsabile sta portando ai primi significativi esempi di collaborazioni e sinergie tra chi “studia” e chi materialmente si occupa di tutela e di fruizione del patrimonio.

Un esempio degno di nota viene dal progetto del dipartimento dei Beni culturali (dBC), “metodologie integrate per lo studio di edifici storici affrescati: il caso della Cappella degli Scrovegni a Padova”, di durata biennale, finanziato interamente dall’ateneo di Padova nel 2014, che ha portato ad una convenzione di ricerca tra il dBC, il Comune di Padova, le sino a poco tempo fa due Soprintendenze, rappresentate oggi dalla Soprintendenza belle arti e  paesaggio per le Province di Venezia, Belluno, Padova, Treviso e non ultimo l’Istituto superiore per la conservazione e il restauro di Roma (ISCR), incaricato annualmente della manutenzione programmata della Cappella.  

Il progetto prima e la convenzione poi, nascono con lo scopo di ricostruire la vera storia e le vicende dell’edificio famoso per gli affreschi di Giotto, la sua relazione con l’anfiteatro romano cui è annesso, ma anche per cercare di leggere i segni delle trasformazioni e dei restauri di cui l’edificio, nella sua complessa storia è stato partecipe e di cui conserva memoria e non ultimo, per raccogliere in un database unico ed aggiornabile tutti i documenti, riguardanti la Cappella, che attualmente risultano distribuiti in diversi archivi di diverse sedi.

L’università di Padova in questo contesto mette in campo la competenza di esperti in diagnostica non invasiva, di riconoscimento e datazione di materiali, di storia dell’arte e di storia dell’architettura che, in piena sinergia con chi sinora ha studiato e curato la Cappella degli Scrovegni, stanno raccogliendo nuove informazioni su materiali, restauri, stato di conservazione della struttura e delle decorazioni, che andranno a beneficio della conoscenza, ma anche e soprattutto della corretta salvaguardia di quello che è forse il più importante monumento di Padova.

Tutto questo non sarebbe potuto ovviamente nascere senza la sensibilità e la lungimiranza di chi si occupa della gestione e della tutela dell’edificio e che ha consentito questa preziosa collaborazione con l’Università che andrà a beneficio degli studiosi, ma anche e soprattutto della Commissione che si occupa della tutela dell’edificio.

Nella primavera del 2017 un convegno a conclusione del progetto consentirà di conoscere i primi risultati di questa esperienza, delle indagini e degli studi congiunti, che si auspica possano essere portati avanti e che possano costituire il buon esempio per nuove e fruttuose collaborazioni di questo tipo per la salvaguardia del nostro patrimonio storico-artistico.

R.D.

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