SCIENZA E RICERCA

Come sta il nostro pianeta

Il 2020 è stato sicuramente l’anno che verrà ricordato per la pandemia di Covid-19. Difficile dire il contrario per il modo in cui la comparsa di questa malattia ha modificato – profondamente – le abitudini sociali di tutti gli esseri umani. Allo stesso tempo, sarebbe errato e superficiale considerare la pandemia come il principale e unico problema che affligge la nostra specie. Meno evidente, ma sicuramente altrettanto grave, è la crisi derivante dal cambiamento climatico.

No, il 2020, con il suo stop globale alla mobilità e alle attività economiche, non ha contribuito ad allentare gli effetti del riscaldamento globale. L’emissione di gas serra di origine antropica è ancora presente, in aumento e lo stato di salute della Terra non migliora, al contrario. 

Il 2020 non ha rappresentato solo la pandemia, ma molti eventi meteorologici estremi con gravi conseguenze sulle persone Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite

“Se molti ricorderanno il 2020 per la pandemia – ha spiegato Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, durante la presentazione del rapporto annuale State of the global climate – è necessario ricordare che lo stesso anno per molti altri ha rappresentato un periodo di estremi eventi meteorologici, alimentati da attività antropiche che hanno condizionato il clima, distruggendo vite e forzando milioni di persone a lasciare le proprie abitazioni”. 

Tormente, lunghi periodi di siccità, ondate di calore, incendi: sono i fenomeni che ricordano come sia necessario uno sforzo ulteriore, globale, per invertire la tendenza del riscaldamento globale. Ma molte delle azioni, finora intraprese, non sono ancora sufficienti.

Il rapporto annuale sul clima del 2020 racconta una realtà che dimostra come la strada da fare verso la sostenibilità ambientale sia ancora lunga.

Le temperature

La temperatura media del 2020 è stata superiore di 1,2 gradi C rispetto al periodo pre-industriale (1850-1900), indicando come l’anno da poco passato sia stato uno dei tre più caldi mai registrati a livello globale. È una tendenza che non dovrebbe più stupire. Gli ultimi sei anni (2015-2020) sono stati i sei più caldi da quando si è iniziato a registrare le temperature, le medie degli ultimi cinque (2016-2020) e degli ultimi 10 (2011-2020) indicano lo stesso dato: caldo, troppo caldo.

All’interno di questo quadro, non sono mancate vere e proprie anomalie: la zona dell’Eurasia del Nord è stata colpita da temperature più alte di oltre 5 gradi rispetto alla media, lo stesso è accaduto nel Sudovest degli Stati Uniti e in alcune zone occidentali del Sudamerica. Al contrario, in Canada, Brasile e India del Nord le temperature sono state al di sotto della media prevista. 

Gas climalteranti

L’immissione in atmosfera dei gas serra è stato ed è uno dei principali colpevoli del cambiamento climatico di natura antropica. Dal 2018 al 2019 l’incremento di CO2 nell’aria è stato superiore a quello del periodo 2017-2018. Per il 2020 ci si sarebbe potuti aspettare un crollo dell’emissione di anidride carbonica ma così non è stato: la pandemia ha sì rallentato temporaneamente la produzione di gas serra ma non tanto da influenzarne gli effetti a medio e lungo termine. Alcune stazioni di rilevamento alle Hawaii e in Tasmania hanno indicato – chiaramente – che i livelli di CO2, Ch4 e N2O hanno continuato ad aumentare lungo tutto l’anno scorso, nonostante tutti i blocchi derivanti dalla pandemia.

Gli oceani

Non arrivano buone notizie nemmeno dallo stato di salute delle acque salate del pianeta Terra. Anche in questo caso, tutti gli indicatori sono al rialzo.

Il 2020 ha registrato – come per gli anni precedenti, a partire dal 1993 – un costante aumento del livello del mare. Le acque, al pari dei fenomeni sul suolo, sono state colpite da ondate di calore con conseguenti rischi per la flora e la fauna marina, molto sensibili ai cambiamenti di temperatura.

Aumenta anche l’acidificazione del mare, dovuta all’assorbimento di circa il 23% delle emissioni antropiche di CO2 che, reagendo con l’acqua, ne abbassa il suo originale pH. L’acidificazione colpisce molti organismi ed ecosistemi, minacciando la cosiddetta sicurezza del cibo, intaccando le riserve di pesce da pescare. Colpisce anche la protezione delle aree costiere, indebolendo le barriere coralline che proteggono le coste. D’altra parte, con il crescere dell’acidificazione diminuisce anche la capacità da parte degli oceani di assorbire CO2, diminuendo la capacità di moderare il cambiamento climatico.

Ghiacci e Artico

L’estensione del ghiaccio marino nell’artico, durante il 2020, è stata la seconda più bassa da quando si registrano i dati, confermando un trend negativo già osservato negli anni precedenti. 

La zona dell’Artico, nel corso dell’anno scorso, ha visto le più larghe deviazioni di temperature rispetto alla media di lungo periodo: condizione contrastanti di ghiaccio, calore e incendi sono state osservate nelle zone Est ed Ovest. Nella regione artica siberiana le temperature sono state di 3 gradi superiori alla media, di 5 gradi nella parte costiera centrale. 

I grandi eventi meteorologici del 2020

Gran parte dell’Africa è stata colpita da inondazioni molte estese: le precipitazioni piovose sono state ben al di sopra della media lungo il Corno d’Africa. La situazione peggiore si è vista in Kenya e Sudan con oltre 400 morti e circa 800mila persone colpite direttamente.

L’India ha osservato una delle stagioni di monsoni più intense dal 1994 con precipitazioni piovose del 9% al di sopra della media. 

Lunghi periodi di siccità sono stati registrati in Sudamerica, soprattutto in Argentina, Paraguay e Uruguay. Le stime parlano di una perdita economica nel settore dell’agricoltura pari a 3 miliardi di dollari nel solo Brasile.

Il 2020 è stato eccezionalmente caldo per gran parte della Russia, soprattutto in Siberia.

Grandi incendi hanno colpito gli stati americani della California e del Colorado, distruggendo la più grande area boschiva degli ultimi 20 anni con danni stimati in oltre 16 miliardi di dollari. 

Nel 2020 si sono registrati 98 tempeste tropicali, sopra la media stagionale. Il più potente e distruttivo di tutti è tato il tifone Gony che ha attraversato a novembre il nord delle Filippine con venti superiori ai 220 km/h.

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