Raffaello Sanzio, Sposalizio della Vergine (dettaglio), 1504
Il 6 aprile 1520, a Roma, a soli 37 anni, muore Raffaello Sanzio. Oggi, 6 aprile 2020, ricorre il 500esimo anniversario. Sul Bo Live lo ricordiamo continuando il nostro viaggio alla scoperta della sua vita e delle sue opere.
Nel 1504 Raffaello realizza lo Sposalizio della Vergine, opera conservata alla Pinacoteca di Brera a Milano, ispirato dalla pala eseguita da Pietro Vannucci, detto Perugino (1448-1523), oggi al Musée des Beaux-Arts di Caen. Esterno giorno, scene da un matrimonio: l'opera fissa il momento dello scambio delle fedi nuziali tra Maria e Giuseppe, alla presenza del sommo sacerdote, di cinque fanciulle e cinque pretendenti. I personaggi sono in primo piano, alle loro spalle si apre una piazza che, in fondo, si chiude con un tempio, centro ottico della composizione. Quest'ultimo atto nasconde una storia: diversi pretendenti di Maria giungono al tempio, ognuno portando un ramoscello secco. In seguito alla fioritura miracolosa del suo ramoscello, posato sull'altare, Giuseppe viene scelto tra tutti, come sposo, dal sommo sacerdote di Gerusalemme. Sia Perugino che Raffaello dipingono lo sposalizio, consegnando quell'istante all'eternità .
"Nessuno è ancora riuscito a chiarire con precisione i rapporti tra Perugino e Raffaello - racconta lo storico dell'arte Costantino D'Orazio nel suo libro Raffaello segreto (Sperling & Kupfer) - Malgrado abbia frequentato la sua bottega, non siamo ancora riusciti a chiarire i rapporti professionali tra Sanzio e il maestro umbro. Non sappiamo se il giovane pittore abbia mai lavorato per lui, ma non c’è dubbio che le opere dei suoi esordi risentano fortemente dello stile di Vannucci. Scelta dettata dal fatto che Perugino sia l’artista più attivo del Centro Italia sul finire del Quattrocento, quando gestisce contemporaneamente una bottega a Perugia, una a Firenze e coordina il gruppo di artisti invitati da Papa Sisto IV a decorare le pareti della Cappella Sistina".
In Raffaello, il giovane favoloso (Skira), D'Orazio dà la parola a Perugino stesso, in una sorta di monologo in cui l'artista riflette sul proprio lavoro e sul talento di Raffaello, partendo da quel soggetto comune: "Dimostrando una buona dose di coraggio e sfrontatezza, Raffaello aveva deciso di sfidarmi a viso aperto [...] Più lo osservavo, più non riuscivo a capire come fosse riuscito a costruire uno spazio diverso dal mio, utilizzando gli stessi elementi".
Lo Sposalizio della Vergine è un'opera che definisce la piena maturità di Raffaello, perché? "Diciamo, meglio, che in quest'opera Raffaello comincia ad affrancarsi da quello che considerava il suo primo modello - risponde D'Orazio, intervistato da Il Bo Live - Fino a quel momento aveva dipinto madonne e ritratti cercando di imitare al meglio la maniera di Perugino, copiando i lineamenti delle sue figure e i suoi paesaggi. Quando ha l'opportunità di cimentarsi con un soggetto che anche il collega aveva trattato, sceglie di sfidarlo sul campo. Dipinge una piazza molto più profonda, dimostrando di saper controllare la prospettiva con grande attenzione; dispone le figure a semicerchio, non allineate, come Perugino; amplia lo spazio giocando con uno dei pretendenti che spezza il ramo sulla gamba, assumendo una posa plastica e innescando una tensione inedita. Per la prima volta, Raffaello dimostra come un soggetto sacro possa essere rappresentato non solo come immagine da contemplare, ma come un racconto da leggere e sentire".
“ Più lo osservavo, più non riuscivo a capire come fosse riuscito a costruire uno spazio diverso dal mio, utilizzando gli stessi elementi "Raffaello, il giovane favoloso" di Costantino D'Orazio (Skira)
Raffaello Sanzio, Sposalizio della Vergine, 1504, olio su tavola, Pinacoteca di Brera, Milano