SOCIETÀ

La scienza e i suoi valori

In barba alla narrazione, ancora piuttosto diffusa, che dipinge scienza e società come due mondi separati, distinti, caratterizzati da reciproca incomunicabilità, queste due realtà sono profondamente interconnesse. L’una non può esistere senza l’altra, e questa (spesso difficile) commistione è essenziale per affinare l’esercizio di una democrazia informata e razionale – per esercitare i diritti di “cittadinanza scientifica”, come l’ha definita più volte, anche su queste pagine, Pietro Greco.

Di quanto la ricerca scientifica abbia un ruolo centrale nella società abbiamo avuto prova, quotidianamente, negli ultimi due anni. Nel corso dell’attuale pandemia, infatti, scelte politiche ed evidenze scientifiche si sono fuse in un costante incontro-scontro, i cui risultati influiscono sulla vita di miliardi di persone in tutto il mondo.

In questi anni, tuttavia, viviamo anche un’altra crisi che, per la sua natura, conferisce agli scienziati grande rilevanza nel tessuto sociale: si tratta della crisi climatica, un fenomeno di portata globale e caratterizzato da una tale complessità che, per essere compreso, ha bisogno della mediazione di “esperti” in grado di leggere, interpretare e decriptare i dati scientifici a beneficio dei “non esperti”, siano questi i decisori politici o i semplici cittadini.

Soprattutto nei casi in cui le evidenze scientifiche devono indirizzare le scelte politiche – quando, dunque, i responsi della scienza richiedono l’investimento di risorse o l’approvazione di misure complesse – è essenziale ricordare in che modo operi il metodo scientifico.

La scienza è a-valutativa?

A lungo, l’impresa scientifica è stata descritta come un lavoro principalmente quantitativo, razionale e fattuale, caratterizzato da obiettività e imparzialità. Tale narrazione, in linea con l’idea di una completa separazione tra l’ambito scientifico e il resto della società, ignora, di fatto, un elemento essenziale: gli scienziati, protagonisti dell’impresa scientifica, sono calati nella società, ne fanno parte, e da essa sono influenzati, assumendone spesso credenze e valori.

Chiaramente, ciò vale anche per gli scienziati che studiano le anomale condizioni climatiche che caratterizzano la nostra epoca. Fisici, biologi, climatologi, chimici, geologi e tutti i ricercatori che si occupano di monitorare, a livello globale e locale, il cambiamento climatico, non sono mai – né è necessario che lo siano – completamente obiettivi nelle loro valutazioni. Queste, infatti, sono sempre influenzate dalle convinzioni personali, dai valori scientifici in cui si crede, dagli interessi a cui si dà maggior peso. Il fatto che i “valori sociali” siano un elemento intrinseco alla ricerca scientifica non è tuttavia un male; questo non solo non inficia l’obiettività e l’imparzialità della ricerca, ma, al contrario, «una valutazione etica di quali sono le possibili conseguenze degli errori scientifici sulla società è indice di una “buona scienza”».

In un breve articolo pubblicato sulla rivista Nature Climate Change, un gruppo di scienziati climatici riflette sul rapporto tra la loro disciplina – così essenziale, oggi, per tutti noi – e i valori che sottendono la pratica scientifica. Come affermano gli autori del Commento, è essenziale che chi è in prima linea nella ricerca sia consapevole del fatto che questi valori esistono e che hanno un peso nel determinare i risultati. È interessante, sottolineano i ricercatori, che l’ultimo Rapporto dell’IPCC – “Climate Change 2021: The Physical Science Basis”, curato dal Working Group I e pubblicato ad agosto 2021 – abbia riconosciuto l’importanza di questo tema, affrontando esplicitamente la questione del legame che unisce hard science e società. Tuttavia, affermano gli studiosi, sembra non essere ancora del tutto chiaro in che modo i valori provenienti dalla società influiscano sulla costruzione delle informazioni relative al cambiamento climatico: è importante che questo aspetto venga invece approfondito, così da offrire a questa disciplina una migliore consapevolezza di sé stessa e un maggiore controllo degli strumenti impiegati per la produzione di informazioni.

La ricerca scientifica non può essere "libera da valori", e la scienza del clima non fa eccezione Pulkkinen K. et al. (2022) Nat. Clim. Ch. 12: 4-6

I valori sociali in gioco hanno un impatto trasversale sulle diverse fasi dello studio del clima terrestre, e sulla valutazione della portata e della rapidità dei cambiamenti in corso. Come ricordano gli studiosi, ogni ricerca e ogni decisione di lavoro porta l’impronta di determinati valori: ad esempio, la creazione di un modello riflette gli interessi a cui si è dato maggior peso (e quindi i valori ritenuti più importanti); la valutazione dei modelli rispetto ai dati osservativi raccolti è influenzata dagli scopi che si perseguono e dalle priorità individuate, decisi necessariamente a priori rispetto alla ricerca; la comparazione fra modelli diversi è, a sua volta, riflesso dei valori in campo. Tutto questo non va rinnegato: al contrario, è importante che si riconosca la presenza di queste forze in gioco, così che, ad esempio, non siano i valori a orientare la ricerca verso un esito prestabilito.

Scienza e società: un legame essenziale

La soluzione – gli autori ne sono certi – è prima di tutto la consapevolezza. È importante, ad esempio, che si favorisca la contaminazione tra le scienze pure e le discipline umanistiche che si interrogano sul rapporto tra mondo scientifico e società: «Un più ampio coinvolgimento in questo ambito di ricerca può aiutare la comunità degli scienziati del clima a comprendere ed interpretare meglio il loro ruolo di esperti in un campo di studi la cui rilevanza sociale è oggi altissima». Una simile commistione dovrebbe essere promossa già nelle aule universitarie, dando ai giovani in formazione la possibilità di riflettere criticamente sul contributo che, in quanto scienziati, possono offrire alla società.

Avere contezza del fatto che «la scienza non è mai libera da valori» è dunque il primo passo per avviare, anche nel campo degli studi sul clima, una seria riflessione sullo stretto legame che unisce scienza e società, essenziale per definire con chiarezza le responsabilità di scienziati, comunicatori, decisori politici e società civile. La scienza è un processo sociale, e a sua volta la società dipende largamente dalla scienza. Fare luce sulle “zone grigie” di questa relazione è, oggi, tanto più indispensabile in quanto siamo alle prese con problemi di portata globale: la scienza non è chiamata semplicemente a descriverli, ma ha il compito di contribuire a risolverli.

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