SCIENZA E RICERCA

Videogame, alcol, cellulare: poche regole ma chiare “salvano” gli adolescenti

Fattori socio-economici possano influenzare il rischio di gaming (gioco online) problematico negli adolescenti europei: il 20% dei giovani è ad alto rischio e i ragazzi sono tre volte più esposti rispetto alle coetanee. Danimarca e Romania presentano rispettivamente la percentuale più bassa (12%) e più alta (30%) del fenomeno, mentre l’Italia è al di sopra della media europea (20%) con circa il 24%. Lo dice una ricerca dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr, dell’Università di Padova e della Flinders University dal titolo Problematic gaming risk among European adolescents: A cross-national evaluation of individual and socio-economic factors, pubblicata sulla rivista scientifica Addiction

La ricerca ha analizzato i dati dello studio European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs (ESPAD) del 2019, relativi ai comportamenti di gaming di 89.000 adolescenti tra i 15 e i 16 anni residenti in 30 Paesi europei.

Facciamo il punto della situazione con il professor Alessio Vieno, dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’Università di Padova, che collabora da vent’anni con l’OMS e al momento è il Principal Investigator per l’Italia della Health Behaviour in School Age Children, una ricerca che viene ripetuta ogni 4 anni e che monitora lo stato di salute e benessere psicosomatico in tutta Europa ma anche in Nord America, Israele e Medio Oriente e analizza tutte le forme di dipendenza comportamentale, dall’abuso di alcol ai più “moderni” problemi che ruotano attorno al web come gambling (gioco d’azzardo), gaming (gioco online), uso problematico dei social media.

Quando parliamo di uso problematico dei videogiochi intendiamo il fenomeno degli Hikikomori – termine che letteralmente significa “restare in disparte” –, partito dal Giappone?

No, è una cosa diversa. Il gioco problematico riguarda persone che in qualche modo cambiano drammaticamente la loro modalità di agire in poco tempo, pur non manifestando i sintomi estremi riconducibili agli Hikikomori. Gli adolescenti che presentano un uso problematico dei videogiochi riducono di molto la loro socialità o le attività che precedentemente facevano molto volentieri, come quella sportiva, per concentrarsi sul gioco online. In Italia 1 ragazzo su 4 adotta questo comportamento, ma non stiamo parlando di Hikikomori, fenomeno ristretto – per il momento – a pochi soggetti che arrivano a comportamenti piuttosto disfunzionali. È importante definire bene i due fenomeni e non confonderli altrimenti si rischia di etichettare le persone in maniera poco adeguata.

Abbiamo rilevato che in Europa 1 ragazzo su 5 è ad alto rischio di gaming problematico (circa il 20%). L’esposizione al fenomeno dei ragazzi (30.8%) risulta tre volte più alto di quello delle ragazze (9.4%). È emerso anche che gli adolescenti residenti in Danimarca riportano i livelli più bassi di gaming problematico, mentre quelli in Romania riferiscono una maggiore percezione di problemi associati all’uso di videogiochi. La percentuale di studenti italiani ad alto rischio è superiore alla media europea (23.9%).

Non solo gaming, però: da altre sue ricerche emerge una generazione con comportamenti problematici. Quali?

Gioco d’azzardo, abuso di alcolici, dipendenza da cellulare, per citare qualche esempio. Una ricerca recentemente pubblicata sul JAMA PediatricsJournal of the American Medical Association – evidenzia che globalmente 1 giovane su 4 sta sperimentando sintomi di depressione e 1 su 5 sintomi di ansia. Il fenomeno è raddoppiato di dimensione rispetto alla fase pre-pandemica. A questo proposito sarà molto importante intervenire a livello di scuola per dare la possibilità ai ragazzi di esprimere il loro disagio, di vederlo, di comprenderlo: sarà una sfida cruciale per non rischiare di perdere un’intera generazione di adolescenti che, loro malgrado, hanno subìto una serie di restrizioni impensabili fino a qualche anno fa e che anche oggi si trovano in condizioni di fortissima instabilità dovuta alla guerra in Ucraina.

In alcuni tipi di problematiche, soprattutto il gioco d’azzardo, abbiamo una netta differenza tra Nord e Sud: al Nord si gioca meno rispetto al Sud. Quello che abbiamo rilevato molto precisamente nello studio del JAMA Pediatrics sono che i problemi vengono riscontrati soprattutto nelle fasce più svantaggiate. La pandemia, in particolare, ha portato a un allargamento della forbice delle ineguaglianze sociali ed economiche.

In che senso “si è allargata la forbice”?

Nel senso che le problematiche di natura depressiva e ansiosa sono maggiormente concentrate nelle classi sociali più svantaggiate. Questo, però, era un trend che riscontravamo anche in passato: da anni stiamo studiando in che modo evolvono molti comportamenti e stiamo osservando come questo divario sta aumentando sempre di più la distanza tra chi ha più possibilità dal punto di vista sociale ed economico e chi invece è “schiacciato” nella fascia più bassa.

Un altro esempio di comportamento problematico legato a questioni economiche è l’assunzione di alcolici da parte degli adolescenti. Sappiamo che c’è stata una riduzione, un po’ forse dovuto anche all’introduzione di nuove forme di dipendenza come ad esempio il cellulare. Questo trend di riduzione del consumo di alcol è molto più marcato nelle classi sociali più avvantaggiate, mentre nelle classi sociali più svantaggiate è meno evidente. Da qui l’importanza di prestare un’attenzione particolare agli adolescenti che provengono da contesti sociali ed economici meno privilegiati.

La cosa interessante nel contesto europeo, sempre per quanto riguarda l’abuso di alcol, è un’inversione del trend rispetto al nostro Paese: in passato l’Italia era considerata una cultura solamente sfiorata da questo problema, mentre il Nord Europa presentava un abuso dell’alcol importante. Questa tendenza si sta riducendo: i paesi mediterranei si stanno sempre più avvicinando a quelli del Nord Europa in termini di consumo, un esempio su tutti il fenomeno del binge drinking – letteralmente, “abbuffata di alcolici” –, che interessa sempre di più gli adolescenti italiani.

Un altro aspetto molto interessante è che la riduzione dell’uso di alcolici è molto più marcata nei paesi occidentali rispetto ai paesi dell’ex blocco sovietico o comunque nei paesi dell’est, comportamenti che danno il segno di marcate differenze culturali.

Tornando invece all’uso problematico dei videogiochi, quali metodi si possono attuare per prevenire questi fenomeni?

Innanzitutto deve prevalere il buon senso: se diamo una Ferrari a un neopatentato, è molto probabile che questo vada a sbattere perché non ha le competenze per gestire il mezzo e quindi avrà bisogno di cominciare con una macchina più piccola per passare progressivamente a macchine più impegnative. La stessa cosa vale per i videogiochi: molto spesso questi hanno delle indicazioni sulle età a cui i nostri figli possono accedervi ed è molto importante considerarle perché danno l’idea del grado di maturità necessario per affrontare il gioco.

Il secondo aspetto centrale da considerare è la prevenzione. I genitori devono spendere tempo a giocare con i figli: una volta si faceva al parco o in giardino, oggi si può fare tranquillamente online. Il consiglio è quindi di accompagnare i propri figli e non di delegare al mezzo l’occupazione del loro tempo: apparentemente può risultare molto comodo ma rischia di esporre i giovani a un utilizzo sbagliato del mezzo.

Istruzioni per l’uso?

Poche regole, ma chiare, che non siano messe in discussione quotidianamente. Questo approccio e il sostegno adeguato ai figli sono ottimi strumenti di prevenzione di questi comportamenti. Dall’altro lato, a livello di investimenti statali, abbiamo osservato come i benefit fiscali per le famiglie siano un deterrente molto importante: negli Stati che investono di più nelle famiglie, dando quindi la possibilità ai genitori di stare di più con i figli e di ridurre l’orario di lavoro, abbiamo prevalenze inferiori di questo tipo di problematicità.

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