SOCIETÀ

Chic: vivere con eleganza ai tempi della crisi

L’estratto conto della banca ci viene in mente ad ogni passaggio davanti alle opulente vetrine dei negozi. Proviamo una sensazione di smarrimento davanti alle pubblicità che si fingono rasserenanti, alla mole di volantini pubblicitari che propongono sconti mai visti. Persino la programmazione cinematografica è fatta quasi solo di pellicole italiane, in cui si alternano disgrazie personali a tragedie sociali, con l’accento siciliano, romano o torinese. Non si provi poi ad accendere la televisione, tantomeno a guardare un telegiornale.

La sensazione è di schizofrenia assoluta: da un lato tutto appare morfologicamente come prima (il colore del cielo, l’odore dell’autunno, la programmazione televisiva, gli orari lavorativi, la ricetta con cui prepariamo il pollo al forno) dall’altro è come se ci fosse la sensazione di una tragedia imminente. E quel che è peggio è che la libertà di cui ci sembra di disporre, ci allontana da una soluzione pragmatica del problema: ogni alternativa appare percorribile e le più esotiche (trasferimenti, cambi radicali di vita e di lavoro) appaiono oggi le uniche sensate.

Conviene quindi fermarsi e leggere Orchids on your budget di Marjorie Hillis, infelicemente tradotto dalla Dalai Editore come Chic. Vivere con eleganza ai tempi delle crisi. È un manuale scritto nel 1937 da una redattrice di Vogue, che insegna ad affrontare i momenti di difficoltà economica (l’autrice scriveva durante la Grande Depressione). Pare impossibile, ma la prima impressione sarà quella di non sentirsi più soli, una volta conosciuta la Hillis. Non si tratta certo di un manuale di autoaiuto, anzi. È un piccolo libro estremamente divertente che dà dei consigli utili e di estremo buonsenso, come quelli che potrebbe dare una vecchia zia (Marjorie Hillis è morta nel 1971, ma quel che dovrebbe far riflettere, vista l’attualità del suo pensiero, è piuttosto l’anno di nascita: 1889). Marjorie Hillis non aveva certo studiato marketing, ma sapeva bene, per esempio, quale sia l’indole di qualunque donna che esce intenzionata a comperare un capo di vestiario di cui ha bisogno: tornerà a casa con qualcosa di assolutamente diverso da quello che aveva in mente e che potrà indossare sì e no due volte all’anno.

Poiché però, come dice nel titolo del capitolo dedicato all’abbigliamento, bisogna vestirsi (“Vestitevi, per favore!”) offre alcune semplici regole per non sfigurare mai e lo fa con ironia tagliente. Dice per esempio: “La verità (nonostante un gran numero di signore trascuri il dettaglio) è che la maggior parte di noi deve mettersi d’impegno per apparire come desidera. […] Le regole base di un qualsiasi guardaroba dal budget ragionato potranno apparirvi antiquate, ma hanno ancora tanto da dire. Innanzitutto c’è il vecchio principio (e non dite che non l’avete mai sentito prima) di costruire un guardaroba attorno ad un unico colore”. E poi spiegherà come, facendo persino la lista dei capi da acquistare (abito nero in crèpe di seta, abito nero in pura lana con bottoni marroni, cappotto di lana color terra bruciata, giacca corta di lana color terra bruciata e altro) e sconsigliando tassativamente l’acquisto di abiti stretti. A una lettura superficiale può sembrare, erroneamente, un canonico pezzo per Vogue, o l’equivalente di un odierno articolo di Cosmopolitan, scritto con stile frizzante per intrattenere il pubblico femminile dal parrucchiere. 

Invece, a pensarci anche solo un momento, si rivela una dispensa ricca di consigli come di vasetti di marmellata. Infatti, non parla solo di abbigliamento, ma di casa, di cibo, di viaggi, di lavoro, di interessi, di aspirazioni. Esordisce con il capitolo: “Beh, chi non è povero?” rivelandoci, con somma meraviglia, che anche i ricchi piangono. Segue “Addio al maniero di famiglia” (oggi si val all’IKEA, ma la Hillis lo sapeva già nel 1937 che per la casa è meglio lo stile minimal: niente fronzoli, barocchismi o polverose zuccheriere). E infine chiede: “Potete permettervi un marito?” Se la risposta fosse negativa suggerisce di evitare di innamorarsi di uno scrittore squattrinato, o di tipi simili: bisogna pur essere pratici. Insieme al capitolo sull’abbigliamento, c’è un ulteriore sezione dai risvolti immediatamente applicabili e dal titolo pragmatico: “Non potete fare a meno di mangiare”, che insegna ricette (angloamericane, quindi meglio lasciarle stare) ma soprattutto spiega come invitare ospiti a cena senza sfigurare e contemporaneamente spendendo poco: “Provare imbarazzo per la sobrietà dei vostri ricevimenti è una sciocca forma di snobismo, soprattutto di questi tempi in cui un menu semplice è più chic di uno fastoso”. Scriveva nel 1937 ma oggi che sono tutti in dieta è ancora più indicato di allora. “Una sincera ospitalità e un’attenta selezione degli invitati sono gli ingredienti più importanti di qualsiasi ricevimento. […] Semmai sarà una cattiva scelta degli ospiti che pagherete cara”.

Leggendo i consigli della Hillis sembra possibile sopravvivere alla crisi e, se non addirittura divertente, quanto meno stimolante. Ci sono poi gli esempi pratici, le storie della signorina C., che tra il necessario e il superfluo sceglie il superfluo, del signor M. appassionato pianificatore di spese, della signora Y, che per tutta la vita ha sempre avuto una spiccata inclinazione a essere la primadonna della scena, e di tanti altri.  Quando l’avvento della televisione era ancora lontano (e la parola reality significava realtà e non esattamente il suo contrario, come oggi) Marjorie Hillis già contemplava l’efficacia dello sbirciare dal buco della serratura le vite degli altri per trarne insegnamenti e insieme divertirsi (oggi non accade nessuna delle due cose). Anche se si è squattrinati e senza lavoro non bisogna mai perdere eleganza e stile, perché nella vita “essere a modo” non serve solo per far bella figura ma soprattutto per condurre un’esistenza serena, in cui le regole sono in realtà, se trattate con cura, dei buoni consigli.

Il suggerimento è quello di correre a comprare questo manualetto, e di leggerlo anche due volte, ricordando di essere indulgenti con l’autrice quando, per i casi di povertà veramente grave, consiglia di andare in chiesa e pregare. Ottima idea, miss Hillis. Non stupisce che i suoi insegnamenti abbiano venduto più di Via col Vento.

 

Valentina Berengo

 

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